La recente riforma del Codice della strada, regola l’uso di veicoli con targhe estere, spesso impiegati per non incorrere nelle elevate spese fiscali e assicurative vigenti a livello nazionale.
Con la riforma i veicoli con targa straniera dovranno essere reimmatricolati in Italia dopo un determinato periodo di circolazione nel nostro Paese e dovranno avere un’assicurazione conforme alla normativa italiana. Entro un anno, il governo dovrà chiarire i dettagli, inclusi i tempi massimi per la circolazione dei veicoli con targa e assicurazione estere.
In base all’art. 13 della Direttiva Solvency II e all’art. 1 del codice ass. private, comma 1, lett. fff), la registrazione di un veicolo in uno Stato Ue comporta che il rischio assicurativo sia riferito a quel Paese. Pertanto, la copertura assicurativa può essere erogata esclusivamente da compagnie assicuratrici di quello Stato o che operano in regime di libera prestazione di servizi (Lps).
In aggiunta, l’art. 93 bis del Codice della strada, comma 1, specifica che un veicolo con targa estera, di proprietà di una persona residente in Italia, può circolare per soli tre mesi; al termine di questo periodo, la reimmatricolazione in Italia diventa obbligatoria. Inoltre, terminato tale intervallo di tempo, il proprietario deve stipulare una polizza con una compagnia assicurativa italiana o con una società straniera operante in regime di stabilimento o Lps nel territorio italiano.
La situazione cambia quando il veicolo appartiene a un soggetto estero, ma viene utilizzato in Italia da un cittadino italiano tramite un contratto, ad esempio di comodato o di noleggio: in tal caso, l’art. 93 bis del Codice della strada, comma 2, impone solo la registrazione della targa estera nel Registro veicoli esteri (Reve) entro 30 giorni, anche non consecutivi. Non vi è alcun obbligo di stipulare un’assicurazione e non si fa riferimento all’art. 125 del codice ass. private, che autorizza l’uso della “carta verde” per la circolazione in Italia, ma soltanto per un periodo limitato.
Questo sistema rende più complessa la gestione dei sinistri, poiché le persone danneggiate devono rivolgersi a compagnie estere, con un conseguente rallentamento dei tempi e delle procedure di risarcimento.