Esito incontro con Presidente Consiglio dei Ministri

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    Nella serata di ieri il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha incontrato le OO. SS. della Polizia di Stato per il previsto confronto circa le previsioni della Legge Finanziaria di prossimo varo. La delegazione governativa era composta anche dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e dal Sottosegretario Carlo Sibilia, e per l’Amministrazione erano presenti il Capo della Polizia Franco Gabrielli ed il Vice Capo della Polizia con delega al Coordinamento Alessandra Guidi.
    Dopo una breve introduzione con i convenevoli di rito i lavori sono proseguiti con l’esposizione delle ragioni che hanno indotto le scriventi Segreterie a dichiarare lo stato di mobilitazione. Una ferma presa di posizione con la quale è stata denunciata, tra l’altro, la mancata audizione in fase di predisposizione della legge di bilancio dei rappresentanti sindacali della Polizia di Stato, il cui coinvolgimento è espressamente previsto dall’ art. 8 bis del D. Lgs. 195/1995.
    È stato proprio muovendo da questa constatazione che si è dato conto di come nelle donne e negli uomini della Polizia di Stato si sta consolidando la sensazione per la quale, oltre alle dichiarazioni di circostanza non sempre fa seguito alcun tangibile riscontro.
    Uno stato d’animo, è stato detto, esacerbato dall’inerzia del legislatore rispetto alla continua sequela di aggressioni subite dai poliziotti, i quali non solo sono costretti a subire le conseguenze delle ferite inferte, dovendosi anche fare carico delle spese mediche, ma pure, in assenza di un quadro normativo che lascia eccessivo spazio alle interpretazioni e che non consente di avere certezze in ordine alla cornice entro la quale poter azionare le regole di ingaggio, vivono con l’incubo di essere sottoposti a procedimenti penali per i quali, anche laddove assolti, dovranno comunque sopportare conseguenze morali ed economiche, derivanti da discutibili valutazioni di congruità rimesse ad organi della pubblica amministrazione.
    Una condizione in funzione della quale chi aggredisce le donne e gli uomini in uniforme ha maturato la convinzione di totale impunità.
    In definitiva si è offerta una rappresentazione dello sconfortante senso di smarrimento alimentato dagli sterili proclami di vicinanza che non possono certo bastare ad arginare la sensazione di abbandono che vivono le donne e gli uomini in uniforme.
    Si è quindi chiesto un deciso cambio di passo del Governo che consenta, oltre ad una compensazione morale, anche un concreto segnale della volontà di considerare la sicurezza, e chi opera per garantirla, non già come un mero costo strutturale, quanto come un investimento senza il quale non è possibile immaginare di ridare slancio allo sviluppo sociale, politico e al volano dell’economia reale. E quindi non solo un piano straordinario di assunzioni con nuove regole, che possa scongiurare il rischio derivante dalla prossima cessazione dal servizio di decine di migliaia di operatori delle forze di polizia, ma anche un doveroso riconoscimento al personale che, nonostante il crollo della forza amministrata, ed un corrispondente aumento delle incombenze demandate alla Polizia di Stato, ha continuato, a costo di sacrificare gli affetti e la vita famigliare, ad assicurare standard di sicurezza eccezionali in una congiuntura socio economica di straordinaria delicatezza.
    Un quadro di insieme che, è stato spiegato, lumeggia la ragione dell’imprescindibile sistematico ricorso a prestazioni che si protraggono ben oltre l’orario giornaliero di lavoro. E questo quando, per converso, gli appostamenti per lo straordinario sono rimasti ancorati alle provviste determinate alla stregua dei rigidi parametri imposti dal tetto salariale. Un meccanismo perverso che ha portato all’accumulo di una massa di arretrato di dimensioni ragguardevoli, e che ha parimenti accresciuto la comprensibile percezione di malessere del personale. Ecco perché il ripianamento dello straordinario in arretrato è stata la prima delle rivendicazioni che sono state esternate.
    In un secondo momento è stato affrontato il non meno sentito tema del rinnovo contrattuale, che interessa l’intera categoria non solo per i profili di natura economica, che pure sono prioritari, se non altro per aggiornare gli importi delle indennità che rappresentano il cardine stesso della specificità riconosciuta dalla legge. Ma anche e soprattutto perché la parte normativa è ferma al lontano 2009. E questo impedisce, tra l’altro, di dar corso al completamento del percorso di contrattualizzazione della Dirigenza. Un traguardo per raggiungere il quale serve solo uno sforzo di volontà politica, posto che tanto il sostrato normativo, quanto le risorse economiche, seppur esigue, sono già disponibili. È stato pertanto chiesto quale fosse l’eventuale stanziamento preventivato dal Governo, evidenziando come, a tacer d’altro, la mancanza di risorse rischiava di andare ad incidere sull’operatività stessa della Polizia di Stato. Nonché quale fosse l’eventuale ricaduta sul personale della Polizia di Stato del c.d. cuneo fiscale, che consiste sostanzialmente in una riduzione dell’imposizione fiscale.
    Da ultimo, ma non meno importante per l’incombenza imposta dal termine previsto dalla legge delega, è stata trattata la questione del correttivo. Nel denunciare, per l’ennesima volta, la inaccettabile forzatura costituita dall’aver destinato nello schema di decreto legislativo la metà delle risorse disponibili all’incremento dell’assegno di funzione, realizzando così un duplice momento di illegittimità, consistente nel mancato rispetto dei principi della legge delega da un lato, e dall’invasione dell’ambito riservato alla contrattazione dall’altra, è stata lamentato l’insufficiente stanziamento appostato con la precedente legge di bilancio, e l’indifferibile esigenza di reperire risorse aggiuntive.
    Ultimati gli interventi della delegazione sindacale, il Presidente del Consiglio ha innanzitutto confermato la massima attenzione del Governo per i temi della sicurezza e che, anche grazie all’impegno profuso dal Ministro dell’Interno, pur con tutte le cautele dovute alla delicata fase di discussione politico parlamentare, ha consentito di individuare significativi stanziamenti da destinare tanto ai costi di sistema, quanto alle poste che più direttamente interessano il personale. Secondo quanto ci è stato rappresentato in primo luogo sarà assicurato il pagamento di tutti gli arretrati degli straordinari riferiti al 2018, ed al contempo, per il futuro, dovrebbe essere anche rivisitato il vincolo alla costituzione della provvista accantonata per lo specifico capitolo di spesa dedicato, un obbligo obsoleto che si trascina quale residuale conseguenza del risalente tetto salariale.
    Secondariamente, quanto ai correttivi, si potrebbe contare su ulteriori 60 milioni di euro, che per la quota parte della Polizia di Stato corrisponderebbero a circa 12 – 15 milioni di euro.
    Da ultimo, per quel che riguarda il rinnovo del contratto e le retribuzioni, ha intanto assicurato che gli effetti del cuneo fiscale, che ammontano a 3 miliardi di euro per il 2020, destinati a salire a 5 miliardi nel 2021, e che secondo le proiezioni di massima dovrebbero determinare un aumento di stipendio qualche decina di euro, troveranno applicazione anche per il personale del Comparto Sicurezza. In secondo luogo, ribadendo la cautela per la difficoltà di trovare l’equilibrio nel non agevole scenario politico parlamentare, ha fornito elementi che, ove confermati, meriterebbero sicuramente un approfondimento. Fondamentale sarà verificare nella legge di bilancio che non si tratti di partite di giro ma di risorse specificatamente dedicate.
    A seguito di quanto rappresentato dal Primo Ministro, pur esprimendo insoddisfazione per le ancora inadeguate risorse per i correttivi, e seppure non si possa escludere che nel corso dell’iter che porterà all’approvazione della legge finanziaria potrebbero essere rinvenute ulteriori disponibilità, è stato dato atto che, qualora venissero confermati gli annunciati nuovi appostamenti, ci sarebbero le condizioni per poter aprire immediatamente le trattative per il rinnovo contrattuale, che darebbero finalmente sfogo alle legittime istanze di riconoscimento del sacrificio di quanti, impiegati in compiti operativi, si trovano maggiormente esposti ai rischi professionali.
    Pur prendendo poi atto della apprezzabile apertura fatta in tema di spese legali e sanitarie, e dell’ipotesi formulata dallo stesso Presidente del Consiglio di individuare un momento di confronto nel cui ambito cercare anche di definire regole meno aleatorie sulle c.d. regole di ingaggio, magari coinvolgendo anche altri interlocutori chiamati a svolgere un ruolo nella filiera del processo gestionale, è stata ribadita la necessità di mettere a regime norme primarie con le quali offrire un maggior livello di certezza, e di conseguente garanzia, a chi viene chiamato ad operare in scenari critici.
    Una petizione in ordine alla quale il Premier ha dato la sua piena disponibilità per favorire il processo di evoluzione normativa. Una apertura nel corso della quale ha dato segno di aver recepito l’esigenza di intraprendere un percorso di analisi delle difficoltà incontrate dal personale, anche perché un incentivo in termini di tutela degli operatori non può che tradursi in un maggior livello di sicurezza del Paese.
    In definitiva, pur con tutte le premure derivanti dalle instabilità che potrebbero modificare l’attuale assetto della legge di bilancio, ferma restando la dichiarata mobilitazione, è stata manifestata dalle scriventi sigle disponibilità a prendere posto sia al tavolo per il rinnovo del contratto di lavoro, che a quello per la revisione delle tutele giuridiche e sanitarie del personale. Una riserva che manterremo sino a quando non ci saranno maggiori elementi di certezza. Ed è ovvio che, laddove venissero meno i presupposti degli impegni assunti dal Governo nel corso dell’incontro, la frustrazione delle aspettative della categoria non potrebbe che condurre all’estremo esercizio del dissenso democratico, quindi ad una protesta di piazza che vedrebbe SAP, SIAP e SIULP schierati in prima linea a rivendicare il diritto alla dignità morale e retributiva degli operatori della Polizia di Stato.

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