Covid-19 piano vaccinale per il personale della polizia di stato. seguito
A seguito della circolare n. 850/A.P.1-141 del 5 gennaio scorso, con la quale è stata data indicazione di procedere al censimento delle adesioni al piano vaccinale, si è registrato un consenso di circa il 75% degli operatori della Polizia di Stato.
Nei giorni scorsi, il Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19 ha comunicato la disponibilità dei vaccini per gli appartenenti alle Forze dell’ordine, identificati tra i gruppi prioritari del percorso di vaccinazione dedicato ai cittadini non anziani (under 55) e non affetti da particolari forme di fragilità individuale, dando avvio ad una nuova fase del piano vaccinale nazionale che, come è noto, prevede un accesso per fasce di priorità.
Ovviamente, tale piano è condizionato da più variabili, quali il numero ed il tipo dei vaccini, le diverse modalità organizzative che verranno stabilite dalle Regioni e dalle ASL/ASP, la consistenza delle risorse e delle strutture, l’adesione della popolazione. Per quel che attiene al personale della Polizia di Stato, in base a tali fattori, sono ipotizzabili i seguenti modelli organizzativi, che possono anche coesistere nella stessa
realtà territoriale, e che possono prevedere che la vaccinazione venga somministrata:
1) presso le ASL/ASP o altre strutture del Servizio Sanitario Nazionale, o presso i medici di base, previa prenotazione ed afflusso concordato con l’ Amministrazione;
2) presso le suddette strutture con la partecipazione attiva di personale medico e di supporto dell’Amministrazione;
3) presso strutture dell’ Amministrazione, tramite proprio personale sanitario, con la collaborazione o meno di personale delle ASL/ASP;
4) presso le ASL/ASP o altre strutture del Servizio Sanitario Nazionale, o presso i medici di base, previa prenotazione ed afflusso diretto del personale dell’ Amministrazione.
Nell’ipotesi 4) è tassativo che il personale che afferisce ai centri vaccinali di sua iniziativa debba comunicare all’Ufficio Sanitario della Polizia di Stato competente l’avvenuta vaccinazione, al fine di garantire il flusso informativo necessario alla programmazione ed alla individuazione delle più idonee misure di contenimento dell’infezione da SARS-CoV2 all’interno degli uffici e di monitorizzare l’andamento
della campagna vaccinale. Questo modello, per evidenti motivi organizzativi e di pianificazione, è preferibile che venga adottato solo in casi residuali.
Tutte le vaccinazioni effettuate dovranno essere tempestivamente ed inderogabilmente inserite dall’ufficio sanitario nel programma GUS-N, all’apposito spazio.
In caso si creino liste di attesa, si ritiene preferibile dare priorità alle figure di responsabilità, difficilmente sostituibili negli uffici, ed al personale più esposto a possibilità di contagio (personale in servizio su strada, in uffici aperti al pubblico, ecc.).
Per quanto attiene ai dipendenti civili che prestano servizio presso gli uffici dell’ Amministrazione, si è in attesa di direttive da parte dei competenti uffici. In base alle esigenze emergenti nei diversi territori, potranno poi essere sviluppate collaborazioni con altri enti (altre Forze di polizia e strutture militari, Vigili del fuoco, ecc.), atte a mettere in comune strutture e risorse ed anche a vicariarsi vicendevolmente,
così come potranno essere adottati modelli di intervento rapido, attraverso trasferte temporanee di personale sanitario della Polizia di Stato, laddove le strutture territoriali del Servizio Sanitario Nazionale fossero carenti.
Per quanto riguarda i diversi tipi di vaccino disponibili, nel precisare che non esiste possibilità di scelta, poiché il piano vaccinale segue i criteri di approvvigionamento e di somministrazione basati sulla più rapida ed ampia copertura di tutta la popolazione, va chiarito che il vaccino AstraZeneca, almeno nella prima fase, sarà quello utilizzato per il personale delle Forze di polizia con età inferiore ai 55 anni.
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), accogliendo le indicazioni fornite dalla massima autorità europea nel campo, l’European Medicines Agency (EMA), a fine gennaio, ha, infatti, autorizzato, anche nel nostro Paese, l’immissione condizionata in commercio del vaccino ChAdOx1 nCoV-19, prodotto da AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford.
Rispetto ai vaccini contro SARS-CoV2 già in uso in Italia, messi a punto da Pfizer/BioNTech e Moderna, entrambi a base di mRNA, il vaccino allestito da AstraZeneca sfrutta un approccio differente per indurre la risposta immunitaria neutralizzante dell’organismo umano verso la proteina spike del virus.
In particolare, per trasportare le istruzioni che consentono di sintetizzare la suddetta proteina, il preparato utilizza un adenovirus, responsabile del raffreddore negli scimpanzé, appositamente inattivato in laboratorio, e quindi non più in grado di provocare l’infezione.
Questa tecnologia presenta vantaggi significativi in termini di maneggevolezza, consentendo una maggiore stabilità nell’ambiente del prodotto in questione, che non richiede, a differenza dei vaccini già in uso, temperature estreme per la conservazione ed il trasporto.
Il vaccino AstraZeneca viene somministrato per via intramuscolare in due dosi, ad una distanza variabile tre le 4 e le 12 settimane, comportando effetti collaterali di frequenza ed entità sostanzialmente sovrapponibili a quelli già osservati per gli altri vaccini.
La sua efficacia, dagli studi finora condotti e comunque in continuo aggiornamento, si attesta, per l’EMA, intorno al 60%, offrendo un buon livello di protezione contro l’infezione da SARS-CoV2 e consentendo di ampliare la platea dei soggetti vaccinati, esigenza fondamentale nell’attuale quadro pandemico, anche in
relazione all’evidenza che il contenimento della diffusione del virus limita l’insorgenza di nuove varianti.
In riferimento alla prescrizione di utilizzo limitatamente ai soggetti di età inferiore ai 55 anni, occorre chiarire che l’autorizzazione alla somministrazione rilasciata dall’EMA è stata condizionata dallo scarso coinvolgimento, negli studi finora effettuati, di soggetti più anziani, per cui non è ancora provata l’efficacia del vaccino in fasce di età più avanzata.
Di conseguenza, la Commissione Tecnico-Scientifica dell’ AIFA ha suggerito di riservare il vaccino AstraZeneca ai soggetti di età compresa tra i 18 e i 55 anni, peri quali sono, ad oggi, disponibili evidenze consolidate, sottolineando che una valutazione conclusiva potrà avvenire solo al termine degli studi clinici in corso.
In riferimento, pertanto, alle perplessità avanzate sull’efficacia del vaccino in questione, occorre evidenziare l’estrema importanza della più ampia adesione possibile alla vaccinazione da parte del personale della Polizia di Stato, indipendentemente dal tipo di vaccino utilizzato, costituendo questa l’arma più efficace nella lotta alla COVID-19, che nella nostra Amministrazione ha determinato finora oltre 7.500 contagi e 8 decessi, numeri che sarebbero stati ridotti verosimilmente del 60%, qualora questo vaccino fosse stato disponibile dall’inizio della pandemia.
Per quanto concerne, poi, la vaccinazione degli operatori di età superiore ai 55 anni, si rappresenta che questa Direzione si sta interfacciando con gli organi preposti, al fine di determinare la tipologia di vaccino da utilizzare.
I signori questori, congiuntamente ai direttori degli Uffici di Coordinamento sanitario, sono pregati di prendere accordi con gli Assessorati regionali alla Salute e con le ASL/ASP territorialmente competenti, al fine di ottimizzare e velocizzare i tempi per la vaccinazione del personale dell’ Amministrazione, segnalando ogni criticità a questa Direzione e comunicando nel più breve tempo possibile il modello adottato e lo stato dei lavori.
I signori direttori degli Uffici di Coordinamento sanitario vorranno, altresì, prestare attenzione agli adempimenti amministrativi per la registrazione sull’apposita piattaforma digitale dei soggetti vaccinati.
covid-19 piano vaccinale per il personale della polizia di stato.