Sicurezza: criticità su assorbimento forestale e rischio abbassamento del contrasto alle ecomafie

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    Le preziose e delicatissime funzioni svolte in materia di tutela e vigilanza di parchi e riserve, accertamento e repressione di illeciti amministrativi e reati in materia ambientale, così come la salvaguardia dei territori naturali, montagne rurali , dalla crescente aggressione delle ecomafie impongono una riflessione più approfondita e la necessità da parte del parlamento di comprendere quali sono le criticità che si celano tra le righe del provvedimento in esame relativo all’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri.

    Ci sono ancora innumerevoli criticità nel progetto così come troppi sono ancora i nodi da sciogliere affinché non si corra il rischio di compromettere il patrimonio di saperi e competenze che sono in capo al Corpo Forestale dello Stato e che nel nostro Paese ha svolto e continua svolgere un ruolo di importanza strategica nel contrasto alle ecomafie e nella salvaguardia del territorio.

    Lo afferma il Segretario Generale del Siulp Felice Romano nell’audizione alle Commissioni riunite 1^ e 4^ alla Camera dei Deputati.

    Insieme a tutto questo, sottolinea il leader del Siulp, vi è un altro aspetto di fondamentale importanza che deve essere tenuto in considerazione per la garanzia della democrazia, della sicurezza del Paese ma anche per rispetto della nostra carta costituzionale.

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    Giacché militarizzare personale a status civile con un provvedimento che in nome della razionalizzazione delle funzioni nega il diritto di cittadinanza attiva alle donne e agli uomini del Corpo Forestale dello Stato, introducendo anche un pericoloso processo involutivo di militarizzazione della funzione di polizia e quindi della libertà dei cittadini, è una miopia politica di chi lo propone e una grave responsabilità per chi lo avalla.

    Per questi motivi, continua Romano, rappresenteremo alle Commissioni quanto deliberato dalla Suprema Corte Europea (CEDU) in materia del diritto, non solo delle forze di polizia ad ordinamento militare, ma anche delle stesse forze armate, di associarsi e costituirsi in sindacato per la tutela dei diritti dei lavoratori in uniforme. Emblematica, in tal senso, la sentenza del 2014, che ha condannato la Francia perché vietava i militari di costituirsi in sindacato. In questa circostanza, la Suprema Corte ha sentenziato che pur comprendendo la necessità di diverse modalità rispetto al resto del mondo del lavoro e pur prendendo atto degli sforzi che il Governo francese ha operato, di per sé questo non poteva costituire valore sufficiente per negare il diritto garantito dalla costituzione. Ecco perché, conclude Romano, oggi pur confermando la volontà di non arrestare il processo riformatore, chiederemo alle Commissioni se le donne e gli uomini in uniforme che hanno scelto di servire il Paese giurando fedeltà sulla Costituzione, e per la quale, come purtroppo spesso accade, sono pronti fino al sacrificio estremo, oggi hanno ancora pieno diritto di cittadinanza attiva e il diritto a godere dei principi e delle salvaguardie che la nostra Costituzione prevede per ogni cittadino di questo Paese.

     Siamo fiduciosi che il giuramento di fedeltà fatto alla Costituzione non sarà tradito proprio da chi per compito istituzionale ha il dovere di garantirlo in ogni atto normativo che si rende necessario per la gestione del Paese.

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