MASSA, ROSSI CONTRO NERI VINCE LA VIOLENZA
Lo scorso fine settimana ronde legate a gruppi di estrema sinistra vengono alle mani con quelli di estrema destra. Romano (Siulp): ”
Non occorreva essere profeti per dire, come abbiamo fatto noi subito, che il rischio era questo”. Figaia (Cisl provinciale): ”Chiamarle SSS è una provocazione”
Firenze, servizio di Alberto Campaioli
Dovevano favorire l’ordine, ma finora hanno causato soprattutto disordini.
Sono le ”ronde”, istituite nel nome della sicurezza mai cui primi passi sono stati accompagnati da polemiche, tensioni e, nel fine settimana, a Massa, anche da veri e propri scontri tra militanti di destra e antagonisti di sinistra.
Il bilancio della Questura parla di cinque poliziotti feriti o contusi, un esponente di sinistra medicato in ospedale, due arresti e due denunce, interruzioni alla circolazione dei treni.
“Non c’era bisogno di essere profeti per dire, come abbiamo fatto noi da subito, che il rischio era questo”, commenta il segretario generale del Siulp, Felice Romano, mentre il segretario della Cisl di Massa Carrara, Andrea Figaia, ribadisce ”la contrarietà ad ogni violenza, con qualunque forma o colore si esprima”.
Sabato sera un gruppo di giovani dell’Asp (Associazione solidarietà proletaria) e dei Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo) ha organizzato una ”ronda popolare antifascista e antirazzista”, per contrastare quella fondata dal capogruppo de La Destra in Comune a Massa, Stefano Benedetti, con la sigla SSS, già operativa da settimane nonostante il parere negativo del sindaco. Benedetti dice che l’idea gli è venuta leggendo Topolino e che si tratta solo dell’acronimo di ”Soccorso Sociale e Sicurezza”, ma a Massa Carrara, provincia Medaglia d’oro per la Resistenza, la sigla evoca quelle divise naziste che qui hanno ucciso, deportato, torturato centinaia di persone. Sant’Anna di Stazzema dista da Massa meno di 30 chilometri: lì le SS, quelle vere, il 12 agosto 1944 uccisero 560 innocenti, tra bambini, donne e anziani.
Quando il corteo degli antagonisti, una settantina di persone, ha raggiunto il chiosco gestito da uno dei fondatori delle SSS, prima sono volati insulti poi, quando dal bar hanno risposto con saluti romani e canti del ventennio, anche tavolini e ombrelloni.
Nel mirino di Carc e Asp sono finiti quindi gli uomini della polizia che cercavano di impedire gli scontri. ”Con le ronde si è dato uno strumento a chi vuole creare confusione – dice il segretario del Siulp della Toscana, Francesco Reale – Siamo sempre stati contrari e continueremo a chiedere a sindaci e prefetti di non cadere in questa trappola di una sicurezza pubblicitaria anziché concreta”.
Le ronde non piacciono neppure al segretario Cisl di Massa: ”Riteniamo – dice Andrea Figaia – che a garantire la sicurezza ci debbano pensare le forze dell’ordine.
Lo strumento delle ronde è sbagliato in sé. Nel caso specifico poi denominarle SSS è una provocazione.
Dalle nostre parti le SS hanno ucciso donne, vecchi e bambini e deportato gli uomini. I miei due nonni sono finiti nei campi di concentramento.
Questa è una provincia che ha pagato tanto e questa provocazione va rigettata. Ma senza ricorrere alla violenza”.
”Le ronde rappresentano la rinuncia dello Stato ad esercitare una delle sue funzioni essenziali, per questo non ci piacciono – dice il segretario generale del sindacato unitario dei lavoratori della polizia, Felice Romano. La sicurezza è basata sulla terzietà e imparzialità e qualsiasi associazione, a maggior ragione se è politicamente etichettata, non ha queste caratteristiche”.
Senza contare cosa potrebbe avvenire in alcune aree del Paese ad alta concentrazione di criminalità. Insomma un pasticciaccio, quello delle ronde, che può far danni.
”Se si volevano mandare da una a tre persone, con pettorina gialla e telefonino, a segnalare situazioni di degrado urbano – aggiunge il segretario Siulp – non si capisce perché questo strumento sia stato inserito nel decreto sicurezza e non nei provvedimenti per le città. E potrà succedere di peggio se il Ministero non interviene per vietare le scuole per le ronde.
Quando c’è chi pensa di creare scuole per preparare fisicamente chi deve fare le ronde, ci si chiede se si tratti dei volontari in pettorina gialla di cui si parlava o di truppe d’assalto.
La realtà è che le ronde portano solo ulteriore confusione in un terreno in cui ce n’è già abbastanza e servirebbe invece chiarezza di ruoli e di potestà”.