Mentre cresce l’allarme terrorismo, mentre sale inesorabile la tensione sociale e il rischio di scontri di piazza a seguito di una crisi economico occupazionale sempre più pesante, il Ministero dell’Interno e il Dipartimento della P.S. non trovano nulla di meglio per rispondere alla maggiore richiesta di sicurezza che proporre un regolamento il quale, in contrasto con quanto stabilito dalla stessa norma di riorganizzazione delle province e per la riduzione dei costi burocratici, determina la chiusura di circa 40 questure e altrettanti Comandi Provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e dei Vigili del Fuoco senza alcuna garanzia per il personale impiegato in quegli uffici. .
Un vero e proprio colpo d’ascia alle già scarse risorse che sono a loro disposizione per combattere la mafia, il terrorismo e l’illegalità.
Lo affermano SIULP, SAP, UGL Polizia e CONSAP, organizzazioni che rappresentano la stragrande maggioranza dei poliziotti dopo il confronto avuto oggi al Ministero dell’Interno su una bozza di regolamento che prevede appunto la chiusura delle questure.
È veramente disarmante l’assenza di progettualità con cui il Ministero dell’Interno e il Dipartimento della P.S. si sono presentati all’incontro, continuano i sindacalisti, soprattutto perché la bozza di regolamento appare come un pannicello caldo ad una vera e propria destrutturazione all’operatività del sistema sicurezza mentre non si prevede alcuna eliminazione di funzioni amministrative e burocratiche quali il rilascio dei passaporti, delle licenze e dei permessi di soggiorno. Non solo. la cosa più drammatica e che oltre alle imminenti chiusure di questi uffici, si mette già in conto altre chiusure qualora il prossimo governo dovesse decidere la eliminare le rimanenti province sempre per ridurre i costi della politica e della burocrazia. Il tutto adducendo come giustificazione il fatto che è la maggioranza politica a volere queste chiusure visto che ha fatto proprio il decreto del governo nel momento in cui ha votato la conversione in legge del provvedimento.
Noi non crediamo né a questo progetto di disfatta del sistema sicurezza e soccorso pubblico, né al fatto che lo si debba fare perché lo vuole la maggioranza che appoggia il governo. E per questo, concludono i sindacati, oltre a dichiarare lo stato di agitazione su questo smantellamento della sicurezza, chiederemo un confronto con i partiti di maggioranza del governo per capire se è loro volontà annullare il diritto alla sicurezza degli italiani o se, invece è l’ennesimo tentativo di qualche burocrate che, per accentrare sempre più il potere in mano a pochi, non esitano a farlo anche a scapito della sicurezza del Paese e dei cittadini.
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