Risposta, a firma congiunta, alla nota 557.RS.01.58.4.3698 del 18.11.2014 dell’Ufficio Relazioni Sindacali
Il dipartimento della P.S. ci propone nuovamente un piano di chiusure di uffici e di specialità. A trentatré anni dalla L. 121, le esigenze del Paese impongono una nuova campagna di riforme dell’apparato della sicurezza interna che vada oltre la mera ottica di tagli o di accorpamenti nel breve periodo. La direzione da perseguire è quella di recuperare, da subito, risorse diversamente diluite in molteplici rivoli e sacche di inefficienza e reinvestire in un migliore impiego del personale, votato ad una nuova cultura della prevenzione. Occorre, pertanto, incamminarsi lungo un sentiero di riforme che tenga conto del fatto che il Comparto Sicurezza è uno dei campi più delicati della Pubblica Amministrazione, avendo sempre ben presente che in questo settore, i danni derivanti da decisioni affrettate e scoordinate tra loro, si riversano direttamente sugli equilibri delicatissimi dell’organizzazione dello Stato.
Occorre, semmai, procedere alla valorizzazione delle specificità delle funzioni da assegnare ai diversi attori del Comparto, raggiungere un vero coordinamento iniziando con l’unificazione delle sale operative (misura già prevista dalla L. 121), eliminare le sovrapposizioni e modificare gli assetti soprattutto dei livelli gerarchici di coordinamento.
Per migliorare il servizio ai cittadini e per migliorare le condizioni di lavoro dei Poliziotti è imprescindibile modificare il sistema di arruolamento e di reclutamento, sia superando il blocco del turn over che garantendo accesso ai ruoli di base delle carriere iniziali direttamente dalla società civile, valorizzando nell’immediato i titoli di studio in relazione alle qualifiche o ruoli per i quali è previsto il reclutamento.
Il rafforzamento delle dotazioni organiche, oggi sottodimensionate (il confronto europeo che viene strumentalmente agitato per supportare ipotesi di tagli o accorpamenti non tiene conto delle differenze organizzative esistenti e della storia criminale delle associazioni mafiose radicate in Italia oltre che degli elevati livelli di corruzione come le indagini dimostrano), impone l’indizione immediata di concorsi; mentre non sono rinviabili il reperimento di risorse per i mezzi, per la formazione e la valorizzazione del lavoro e di un nuovo modello di sviluppo della carriera.
Occorre una disamina, che parta dall’Ufficio Pianificazione del Viminale, che consideri le forze in campo, la distribuzione territoriale e i livelli gerarchici e coinvolgendo tutte le Forze di Polizia, affinché vi sia piena conoscenza e valorizzazione delle specificità e delle professionalità e il complessivo ridimensionamento degli sprechi e delle sovrapposizioni.
Senza un piano generale – e non sporadici tentativi come quello di cui si discute che prevede la chiusura di presidi con la perdita di importanti professionalità – non si otterranno vantaggi ma solo squilibri che vanno contro l’interesse del Paese.
Per questo le scriventi OOSS esprimono, ancora una volta, il loro parere contrario alla chiusura degli Uffici della Polizia Postale, della Frontiera, delle Squadre Nautiche e dei reparti Speciali sul territorio. Solo dopo un attento esame delle “forze in campo”, si potranno eventualmente valutare, in sinergia con le altre Forze di Polizia, se sia il caso o meno di ridimensionare i “soli presidi della Polizia di Stato”.
Non ci siamo mai sottratti al confronto ma il modo di procedere ci sembra un “autentico suicidio” al quale non intendiamo partecipare dando il nostro assenso. Auspichiamo pertanto che il dibattito possa spostarsi sul tavolo del Coordinamento con un approccio diverso e più puntuale anche perché è in gioco la sicurezza dei cittadini e la serenità e qualità del lavoro dei poliziotti.
Nelle more, quindi, chiediamo che il confronto continui superando le scadenze temporali indicate, considerata la delicatezza del tema e le gravi ripercussioni che ciò può comportare sul sistema della sicurezza.
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