No a revisionismi che minino i valori e gli ideali che sono alla base della “guerra dei giusti”.
46° ANNIVERSARIO SCOMPARSA COMMISSARIO LUIGI CALABRESI
DICHIARAZIONI DEL SEGRETARIO GENERALE
Felice ROMANO
In tutte le guerre, e quella contro l’eversione e le mafie è una guerra, per i Poliziotti ci deve essere sempre un momento in cui è bene ricordare il sacrificio dei caduti, il sacrificio di quei nostri compagni che, come noi hanno semplicemente scelto di vivere una vita da uomini liberi perché nessun altra vita, per loro come per noi, può essere degna di essere vissuta. E’ il momento sacro della memoria, del ricordo, della celebrazione. E’ il momento della condivisione dei nostri valori di libertà e di democrazia posti alla base della nostra stessa civiltà nel ricordo dei nostri caduti che, per difenderli, neanche nell’imminenza del proprio sacrificio hanno mai perso la loro fede in questi valori. Gli stessi valori che hanno sostenuto Luigi Calabrese sino al momento in cui la mano feroce e assassina gli tolse la vita.
Ma la commemorazione per noi poliziotti è anche il momento in cui rinnoviamo il nostro impegno nel continuare a combattere questa guerra che, per noi è la guerra dei giusti.
È quanto afferma Felice Romano, Segretario generale del SIULP, nel ricordare la memoria del Commissario Luigi Calabresi in occasione del 46° anniversario della sua morte.
Conoscere è necessario, continua Romano, perché conoscendo le motivazioni che spinsero la follia di una parte a dichiarare quella guerra allo Stato democratico che è stata combattuta in quegli anni e che portò ad armare la mano assassina che tolse la vita a Calabresi aiuta ad evitare che quegli errori si possono ripetere.
Da qui ad arrivare ad un processo di totale revisionismo, puntualizza Romano, credo che sia ingiusto e sbagliato. Giacché in quella guerra chi erano i giusti e chi, invece, voleva attentare alla libertà e alla democrazia dei giusti era ed è chiaro.
Ecco perché, conclude il leader del SIULP, pur comprendendo la necessità di comprendere i disagi e i fattori che scatenarono quell’inferno, non potremo mai accettare un revisionismo che voglia invertire le parti dei protagonisti di quegli anni. C’era chi con la violenza e la sopraffazione voleva sovvertire lo stato democratico e chi invece lo ha difeso sino all’estremo sacrificio.
Ecco perché non possiamo accettare, nel segno di un non meglio indicato buonismo accettare altre letture di quel corso della storia. Giacché sarebbe un inaccettabile nuovo delitto contro la verità e ai danni di quanti si sono sacrificati in nome della libertà e della democrazia.