Migranti: tragedia di Crotone, impone riflessione non strumentalizzazione

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Migranti: Romano (Siulp), tragedia di Crotone, impone riflessione non strumentalizzazione. Giù le mani dai soccorritori e dal Ministero dell’interno

La tremenda tragedia di Crotone con le decine e decine di vittime, tra cui donne e bambini, oltre ad essere un momento di riflessione, e non di strumentalizzazione, dovrebbe indurre tutti a rispettare le vittime, il dolore dei loro familiari e anche la dignità di chi ogni giorno, con i mezzi che vi sono e le avversità che incontrano, tentano di trarre in salvo chiunque si trovi in difficoltà.

Sicuramente non deve indurre in confusione scambiando la richiesta di disciplinare le modalità di ingresso e soggiorno nel nostro territorio nazionale, in ossequio al mandato che la propria responsabilità istituzionale impone, con la volontà di non prestare soccorso a chi, in mare, rischia la vita.

Ecco perché riteniamo assolutamente ingeneroso e altamente pericoloso ogni tentativo, anche in buona fede, di strumentalizzare la tragedia consumata sulle coste di Crotone facendo ricadere la responsabilità sulla macchina dei soccorsi, sui volontari, che operano senza interessi di sorta e senza sosta al nostro fianco, sulle Forze di polizia o sul Ministro Piantedosi. 

Come si può, dopo un dramma che ha visto la morte di bambini, donne e uomini ostaggi di trafficanti di esseri umani senza scrupoli e dell’inerzia incomprensibile delle istituzioni europee e internazionali, anziché riflettere su queste inerzie e sui motivi che ingessano queste istituzioni utilizzare, strumentalizzandola, la morte di queste persone per addossare la responsabilità dell’accaduto alla macchina dei soccorsi e al Ministero dell’Interno. Un tentativo offensivo ai sacrifici diuturni che migliaia di donne e uomini ogni giorno, sotto il coordinamento attento del Ministro Piantedosi, quale Autorità Nazionale di P.S., dispiegano per accogliere e assistere le migliaia di persone che cercano nei trafficanti, loro carnefici, la possibilità di una vita migliore. Così in una nota Felice Romano, Segretario Generale del SIULP. 

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Queste tragedie dovrebbero indurre tutti a riflette sulle cause che generano questi viaggi della speranza ben sapendo che i responsabili sono altrove, sottolinea Romano, nella rete degli scafisti, nelle istituzioni europee e internazionali che non decidono di intervenire in modo unitario ma preferiscono lasciare il nostro Paese a fronteggiare da solo questo fenomeno epocale e inarrestabile. 

Ecco perché diciamo giù le mani dal Ministro Piantedosi. Perché addossando a lui la responsabilità di questa tragedia, di fatto la si addossa alle migliaia e migliaia di persone delle Forze di polizia, della macchina dei soccorsi di cui fanno parte anche i volontari, che ogni giorno sono impegnati nell’operazione di salvataggio, accoglienza e messa in sicurezza dei migranti che giungono sulle nostre coste. Ecco perché respingiamo con fermezza ogni tentativo di strumentalizzare questa tragedia anche se può indurre a facili accuse che possono anche essere interpretate come offese allo spirito di abnegazione e alla dignità di qua ti si adoperano per evitare che succedano. 

Giacché anche in questa tragica vicenda non c’è persona, dal singolo poliziotto fino allo stesso ministro, che non abbia tentato, come in tutti gli altri casi che sino verificati sinora, di fare tutto ciò che era umanamente possibile per salvare quelle vite, anche sfidando nonostante le avverse condizioni
del mare.

Per questo, a chiunque continua a sostenere il contrario, anche solo perché affranto dal dolore, vogliamo rammentare che ai poliziotti e ai loro vertici non è consentito nemmeno il diritto allo sfogo e che, soprattutto, chi lo fa senza conoscere bene le questioni, offende lo spirito di sacrificio di tutte le forze di Polizia e dell’intera macchina dei soccorsi impegnate nelle molteplici operazioni di salvataggio e che ad oggi hanno salvato migliaia e migliaia di vite umane. 

Roma, 27 febbraio 2023 

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