L’acquirente di una casa risponde anche per gli illeciti commessi dal vecchio proprietario.
Il principio è enunciato dal Consiglio di Stato che con la sentenza n. 5318/2025 si è pronunciato sul caso di un acquirente, in buona fede ignaro della presenza di un abuso edilizio realizzato all’interno di edificio gravato da un vincolo culturale urbano.
La decisione del Consiglio di Stato chiarisce che l’attuale proprietario risponde dell’abuso edilizio, anche se lo ha solo “ereditato” con l’acquisto dell’immobile.
Nella fattispecie il Comune, dopo opportuni accertamenti, aveva emesso un’ordinanza di demolizione ai sensi dell’art. 33, comma 3, del d.P.R. 380/2001 (il Testo Unico dell’Edilizia) chiedendo il ripristino dello stato dei luoghi antecedente all’intervento abusivo. Il TAR, su ricorso dell’acquirente, aveva confermato la legittimità dell’azione amministrativa e il Consiglio di Stato, vocato in appello, confermava punto per punto le conclusioni del giudice di primo grado.
I giudici amministrativi rammentano che l’ordinanza di demolizione, laddove sia accertata la presenza di un abuso edilizio, non è un atto discrezionale della Pubblica Amministrazione, bensì un obbligo. Non è necessaria una motivazione articolata, né l’instaurazione del contraddittorio, posto l’interesse pubblico tutelato con un simile provvedimento. Questo orientamento del Consiglio di Stato si accoda alla consolidata linea giurisprudenziale: le norme urbanistiche e i vincoli paesaggistici impongono l’ordine di ripristino senza necessità di contraddittorio.
L’acquirente, l’acquirente, anche quando incolpevole, risponde degli abusi precedenti. Infatti, il principio consolidato in giurisprudenza è che il proprietario attuale è considerato responsabile dell’abuso anche se non l’ha materialmente realizzato. Trattasi di responsabilità di natura oggettiva relativamente a un illecito a carattere permanente, che sussiste fino alla sua regolarizzazione e non è soggetto a prescrizione.
