Di seguito riportiamo la lettera inviata al Ministro del’Interno Roberto Maroni ed al Capo della Polizia Prefetto Antonio Mnganelli
“Signor Ministro dell’Interno, Signor Capo della Polizia,
il SIULP intende con la presente rappresentare la propria perplessità per la decisione, riferitamente assunta in conformità a parere del Consiglio di Stato, di introdurre per gli operatori della Polizia di Stato, dispositivi per la rilevazione elettronica delle presenze sul posto di lavoro.
Si vuole prescindere dall’osservazione preliminare che i pareri del Consiglio di Stato sembrano diventare rilevanti per il Dipartimento della P.S. soltanto quando riguardano obblighi e doveri degli operatori di Polizia, mentre vengono giudicati non vincolanti quando sono inerenti a diritti degli stessi.
Si ritiene più opportuno accentrare l’attenzione sul fatto indiscutibile che i lavoratori della Polizia di Stato siano da comprendere, unitamente a quelli delle altre forze di polizia, nel comparto sicurezza anziché nel settore del pubblico impiego.
Diviene imprescindibile che, qualora siffatto sistema dovesse essere avallato, annullando di fatto la specificità del comparto sicurezza e difesa, che all’eventuale entrata in vigore della rilevazione elettronica, tale modalità venga introdotta in maniera uguale sia per gli appartenenti all’Arma dei Carabinieri, sia per gli operatori della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, per i Forestali nonché per gli appartenenti alle Forze Armate.
Sarebbe altrimenti evidente una chiarissima ed insopportabile disparità di trattamento tra operatori dello stesso comparto.
Superfluo aggiungere che l’obbligo di rilevazione elettronica disposta solo per il personale del Dipartimento e dei corrispettivi Comandi Generali e Stati Maggiori, introdurrebbe un ingiustificabile elemento di sperequazione tra appartenenti alle stesse amministrazioni sul solo presupposto che questi operino presso gli Uffici centrali anziché quelli territoriali.
Elemento questo di ulteriore destabilizzazione che suffraga una volontà pervicace nell’azione normativa dell’Esecutivo finalizzata, almeno così appare, ad una mortificazione ingiustificata dei 452.000 servitori dello Stato che in questo Paese garantiscono la democrazia, la civile convivenza e la sicurezza interna ed esterna della nostra nazione.
Si aggiunge infine che, ove si volesse parificare, in violazione di qualsiasi riconoscimento giuridico, normativo e retributivo, della specificità professionale dell’operatore di Polizia lo stato dei diritti e dei doveri del medesimo a quello del pubblico impiegato, è obbligo morale e di coerenza attivarsi per innovare la normativa al fine di estendere agli appartenenti al comparto Sicurezza e difesa gli stessi diritti e le stesse prerogative riconosciuti ai pubblici dipendenti. Quali, ad esempio, l’estensione del lavoro part-time, la possibilità di svolgere doppia attività, l’abbattimento dei vincoli disciplinari e d’incompatibilità anacronistici per un pubblico impiegato, ma imposti agli operatori della sicurezza e della difesa, il diritto allo sciopero e, non per ultimo come avviene nelle altre polizie d’Europa, emendare il quadro normativo che attribuisce la qualifica di agente ed ufficiale di PG, di agente ed ufficiale di Pubblica Sicurezza a tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato, riducendola dall’attuale situazione di permanenza “H24” al solo orario di presenza sul posto di lavoro.
Il SIULP si aspetta dalle SS.LL. un autorevole intervento affinché si possa trovare soluzione alla problematica in narrativa, trovandosi nel frattempo costretta, codesta organizzazione, ad attivarsi per respingere questa ulteriore deriva che da qualche tempo pare interessare l’assetto istituzionale dei diritti dei lavoratori di Polizia.
Con viva cordialità.”