Nella calza della Befana solo carbone per i Poliziotti Ma per il Sap il rancio per la truppa è ottimo e abbondante
Il 9 dicembre scorso tutte le rappresentanze sindacali del Comparto Sicurezza e Difesa hanno esposto alla delegazione dell’esecutivo le numerose istanze che la legge di bilancio, nonostante le promesse e le rassicurazioni dei vari Ministri, lasciava insoddisfatte. Nei tre minuti che al Siulp, come a tutti gli altri sindacati, sono stati concessi per replicare a quanto esposto dalla qualificata compagine governativa, è stata elencata la nutrita serie di aspettative che l’emanando testo, per quanto ancora in fase di elaborazione, ha lasciato irrisolte.
Nei giorni a seguire tutte le sigle rappresentative della Polizia di Stato, il Siulp ovviamente in primis, hanno manifestato la profonda insoddisfazione per la mancanza di qualsivoglia riconoscimento per la specificità professionale del personale delle forze di polizia. Pochi giorni fa, e segnatamente il 17 dicembre, il composito cartello composto da Sap, Coisp, Fsp e Silp Cgil ha pubblicato la lettera a firma congiunta con la quale venivano ribadite le severe critiche all’impostazione della manovra. Poi, ieri, fa la sua comparsa sui social il comunicato con il quale il Sap esprime soddisfazione per aver visto accolti i propri appelli al Governo. Notevole la disinvoltura con cui è stato dato il benservito agli altri tre co firmatari. Stupisce ci sia ancora qualcuno che considera credibile chi da sempre socializza le perdite e capitalizza i benefici, ricordando quel celebre sketch comico con il compianto Gigi Proietti che con magistrale ironia e gergo affilato spiegava la massima di vita per la quale la vittoria ha molti padri e la sconfitta è orfana.
Ma in disparte l’inaffidabilità di certe compagnie, a lasciare davvero sgomenti sono i toni trionfalistici che accompagnano questi bavosi compiacimenti. Se tutto va bene dal cilindro del Ministro Giorgetti usciranno infatti pochi spiccioli che basteranno appena a pagare gli straordinari arretrati del primo trimestre 2024, giusto in tempo per evitare l’avvio di procedure esecutive con la scadenza dei due anni utili per non incorrere in insolvenza, nonché venti milioni di euro per alimentare il fondo accantonato per la previdenza dedicata. In pratica meno del 10% di quanto manca, ossia 280 milioni, per poter finalmente dare avvio a questo fondamentale sostegno previdenziale.
Siamo anche consapevoli che per uscire dalle procedure di infrazione comunitaria servono sacrifici. Però riteniamo si potesse sicuramente fare qualcosa di più, perché a leggere bene le pieghe dei vari emendamenti non mancano le categorie a cui è stata dedicata ben più premura di quella riservata a noi. Ecco perché facciamo sinceramente fatica a condividere l’entusiasmo con il quale il Sap ha accolto il contentino del differimento dell’aumento dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, che comunque viene nei fatti sdoganata. Per di più lasciandosi andare ad uno squallido tentativo di attribuire al Siulp il peccato originale di aver sostenuto anni addietro l’opportunità di prevedere la permanenza volontaria in servizio fino a due anni oltre l’età limite ordinamentale. Perché quella nostra proposta nasceva proprio dalla disamina degli allarmi lanciati dall’lnps, che prima o poi sarebbero stati inevitabilmente tradotti nell’ennesima stretta di cinghia sulle pensioni, che il nostro progetto mirava ad evitare grazie al bilanciamento della spesa previdenziale che avrebbe prodotto l’adozione di questa misura.
A coprire però il baccano provocato dagli strepiti gioiosi del Sap ci sono gli assordanti silenzi su una serie di questioni che non ci pare possano passare in secondo piano.
Prima delle quali quella sullo scorrimento delle graduatorie degli idonei dei 411, cavallo di battaglia montato per mesi da prezzolati troll che hanno avvelenato tutti i pozzi dell’informazione social, fomentando le disdette alle altre sigle e autoproclamando il Sap come unica forza in grado di difendere i loro interessi. E adesso scopriamo che questi colleghi, infatuati dai pifferai magici disseminati sulla rete che li hanno fatti iscrivere al Sap, possono essere cinicamente sacrificati sull’altare della difesa del Governo. E a difenderli rimane chi, come il Siulp, come avvenuto nei precedenti concorsi, e come sempre ha fatto, non intende rinunciare a battersi per ottenere l’integrale scorrimento della graduatoria.
Altrettanto irrilevante viene evidentemente considerata dal Sap la mancanza dei finanziamenti promessi per il rinnovo del contratto della dirigenza, per la semplificazione dei concorsi interni da Ispettore Superiore, per l’abbattimento della soglia del 50% della riserva delle carenze del ruolo degli ispettori ai concorsi pubblici che consentirebbe di indire concorsi interni per oltre 5 mila operatori in servizio, per l’esclusione dalle prove fisiche dei partecipanti ai concorsi interni e, ultimo ma non da ultimo, per la revisione dell’impianto ordinamentale in materia di rimborso delle spese legali. Per chi, come il Sap, si fosse distratto, il problema non sono i fondi con cui incrementare le dotazioni disponibili. Ma l’affannosa procedura che richiede il previo parere dell’Avvocatura dello Stato anche per l’erogazione degli anticipi. Parere per il rilascio del quale è stabilito un termine massimo di 45 giorni, decorsi i quali può essere al più erogato non oltre il 30% della somma richiesta, e per giunta solo previa presentazione del parere di conformità dell’ordine degli Avvocati.
Una clamorosamente falsa tutela, come dimostra il caso di tre colleghi di Lecce che in questi giorni sono stati indagati per omicidio preterintenzionale, e che hanno dovuto nominare entro poche ore un perito di parte per l’esame autoptico, onerandosi di un anticipo che, fortunatamente, visto l’esito della perizia, potrà verosimilmente essere recuperato. Ma solo tra qualche mese, e con tutta la calma che la burocrazia richiede, specie stante la concomitanza con un periodo festivo.
In definitiva ci pare ci sia ben poco da festeggiare. Questa manovra di bilancio è probabilmente la peggiore dopo quella del famigerato duo Tremonti Brunetta che sul finire della prima decade del secolo dispose il blocco del turn over – e ne continueremo a pagar a lungo i nefasti effetti – e del tetto salariale.
Scelgano ora i colleghi se farsi bastare il carbone che troveranno nella calza della Befana. Noi, e crediamo non saremo gli unici, non possiamo fare sconti o aperture di credito a chi non ha mantenuto gli impegni assunti.
Roma, 21 dicembre 2025.






