Il crollo del ponte Morandi a Genova, oltre al grave lutto per la perdita delle troppe vite umane, ai familiari delle quali va la nostra vicinanza ma anche l’impegno affinché la perdita dei loro cari sia da monito per evitare che in futuro fatti del genere non si ripetano mai più, ha innescato l’ennesimo dibattito partitico sulle responsabilità, le omissioni e i mancati controlli che potevano evitare questa tremenda tragedia.
Mentre il dibattito, putroppo come sempre, degenera in scontro ideologico anziché in momento costruttivo e faccia da volano per la ricostruzione e la messa in sicurezza di tutte le altre infrastrutture, c’è chi in silenzio e con totale spirito di abnegazione sta lavorando incessantemente per prestare soccorso, assistenza e mettere in sicurezza sia la viabilità che i cittadini coinvolti in questa tragedia.
Sono le migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato, di tutte le Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco, del sistema sanitario e della città di Genova che in silenzio continuano la loro opera.
A loro il SIULP esprime plauso e vicinanza per il coraggio, l’abnegazione, la dignità e la compostezza con cui stanno cercando di rimarginare questa gravissima ferita della città di Genova ma anche dell’intero Paese.
Lo afferma Felice Romano, Segretario generale del Siulp, in una nota a commento della straordinaria opera messa in campo dal sistema sicurezza e soccorso pubblico ma anche per condannare la straordinaria imbecillaggine di alcuni mezzi di informazione.
Quanto riportato sul giornale Le Monde, anche attraverso una vignetta, a testimonianza del loro solito livello di umanità e solidarietà, non merita nessun commento se non l’appello al nostro Ministro degli esteri affinché richieda formali scuse da quel paese per l’inciviltà dimostrata da quel quotidiano sulla circostanza.
Alla nostra politica, chiosa Romano, a nome di tutte le donne e gli uomini che sono ancora oggi in silenzio impegnati nei soccorsi facciamo appello affinché tutto ciò che può dividere ideologicamente tutti gli schieramenti partitici del nostro Paese sia buttato oltre gli orpelli per fare spazio al senso di appartenenza univoco e immutabile al nostro grande e meraviglioso Paese. Giacché la situazione lo richiede e noi tutti, per rispetto delle vittime, del dolore dei loro familiari e delle donne e degli uomini che sono impegnati nei soccorsi, lo dobbiamo fare e dobbiamo farlo in fretta. Per la sicurezza della mobilità, per la sicurezza dei cittadini, per l’integrità e il prestigio dell’immagine del nostro Paese.
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