Intervista al Segretario generale Felice Romano pubblicata sul sito stranieriinitalia.it
a cura di Elvio Pasca
Roma – 22 marzo 2010 – Espulsioni che si accaniscono contro i lavoratori oppure ferme per mancanza di fondi. Troppa burocrazia e poco controllo del territorio. Risposte inadeguate alla sfida del villaggio globale.
Non è tenero il giudizio sulla gestione dell’immigrazione in Italia che arriva dai poliziotti, tanto che Felice Romano, segretario generale del Sindacato Italiano unitario dei lavoratori di Polizia, lo ha inserito tra i temi della mobilitazione degli uomini in divisa proclamata qualche giorno fa.
“Sono mesi che i poliziotti anticipano i soldi per gli accompagnamenti alla frontiera, dalle spese per l’albergo a quelle per i pasti. Gli stipendi non sono certo floridi, rischiamo di rimanere senza soldi per le nostre famiglie” dice Romano a Stranieriinitalia.it, raccontando ad esempio che in Trentino, “non appena i poliziotti hanno detto basta perché non ce la facevano più a campare la famiglia e la Polizia, sono stati annullati servizi già predisposti per effettuare degli accompagnamenti”.
Ma il governo non ha stanziato nuovi fondi per le Forze dell’ordine?
“Noi ormai scontiamo i tagli che ci sono stati soprattutto l’anno scorso con il decreto Brunetta. I pochi fondi stanziati coprono i debiti dell’anno scorso, ma adesso a marzo ci ritroviamo di nuovo senza fondi. Intanto però gli accompagnamenti alla frontiera si stanno moltiplicando, anche per la psicosi dello straniero come pericolo numero uno”.
Ora che la clandestinità è reato, di fatto un clandestino è un criminale.
“Magari espellessimo i veri criminali, sempre più spesso riaccompagniamo alla frontiera dei lavoratori irregolari, a volte denunciati da italiani che vorrebbero il loro posto di lavoro. Questo tipo denunce, con la crisi economica, sono cresciute”.
Con il reato di clandestinità lavorate di più?
“Sicuramente è cresciuta la burocrazia, perché bisogna fare le segnalazioni alla procura, per il resto il lavoro è uguale. Il problema vero è l’identificazione certa,perchè l’espulsione va a compimento solo se l’identificazione è certa”.
E questa identificazione è difficile?
“Paradossalmente riusciamo ad identificare ed espellere molto più facilmente i cittadini stranieri che sono arrivati regolante in Italia, avevano un permesso di soggiorno, ma poi con la crisi e per la complessità della legge sull’immigrazione hanno perso il lavoro e il permesso. Con chi è arrivato irregolarmente è molto più difficile”.
La nuova legge sulla sicurezza ha puntato molto sull’azione repressiva. Crede sia giusto?
“Mi pare che si stia affrontando l’immigrazione solo come problema di sicurezza, e questa è un’impostazione che non condivido. Noi andiamo verso villaggio globale, nessuno può immaginare di risolvere il problema solo con l’ostentazione della divisa”.
Il sindaco Moratti vorrebbe irruzioni di polizia senza ordine dei giudici per stanare i clandestini. Che ne pensa?
“Il nostro è uno Stato di diritto e bene ha fatto il legislatore a fissare paletti precisi per la violazione della libertà personale e del domicilio. Non ci sono le condizioni per derogare a queste regole, la richiesta di Moratti è esagerata. I Comuni possono già fare accertamenti sui residenti, cosa diversa è immaginare che la polizia possa entrare nelle case solo in base al sospetto che ci siano dei clandestini”.
I permessi di soggiorno continuano ad arrivare con enorme ritardo. Soluzioni?
“I nostri Comuni oggi possono rilasciare carte di identità che permettono ai cittadini di spostarsi in tutto il mondo. Perché allora i permessi di soggiorno debbano rilasciarli e rinnovarli per forza le Questure? Demandiamo ai Comuni tutta l’attività burocratica, così avremo risorse per il controllo del territorio e contro sfruttamento dell’ immigrazione clandestina”.