Il Garante Privacy ha sanzionato il Ministero dell’Interno per la diffusione da parte di due Questure, nel corso di conferenze stampa, di video e immagini di persone arrestate o detenute, lesive della loro dignità, senza che la divulgazione fosse giustificata da esigenza di giustizia o di polizia.
Il primo caso ha riguardato la pubblicazione su alcuni siti internet e testate giornalistiche dei volti in primo piano e dei nominativi di otto persone arrestate e le sequenze video dei momenti in cui venivano fatte salire sulle auto di servizio.
Nell’irrogare la sanzione di 60mila euro il Garante ha ritenuto che – alla luce della normativa nazionale ed europea, e della giurisprudenza della Corte di Cassazione e della CEDU – le immagini, per le caratteristiche dell’inquadratura e la presenza del logo della Polizia di Stato, fossero nella sostanza assimilabili alle foto segnaletiche, pur non avendo i numeri in sovrimpressione.
Il Garante, nel provvedimento sanzionatorio ha chiarito che la diffusione delle foto segnaletiche è consentita solo se ricorrono fini di giustizia e di polizia o motivi di interesse pubblico. Nel corso dell’istruttoria invece non è emersa alcuna necessità di divulgare le immagini in questione, in aggiunta alle altre informazioni fornite alla stampa. Il trattamento, pertanto, è stato ritenuto non necessario, eccedente e lesivo della dignità della persona nel momento in cui versava in una situazione di momentanea inferiorità essendo stata ritratta in stato di soggezione senza il suo consenso.
Nel secondo caso, un’altra Questura ha divulgato alla stampa, sempre senza che ve ne fosse alcuna necessità, le generalità e l’immagine in primo piano di una persona già in carcere per dare la notizia di un ulteriore provvedimento restrittivo emesso nei suoi confronti. Il Garante ha ritenuto illecita anche questa divulgazione di dati personali e ha applicato al Ministero una sanzione pecuniaria di 50mila euro.