Empoli: Siulp, rispettati protocolli, testimonianze da tifo non aiutano nessuno

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    Felice Romano: “Meno ombre se i colleghi avessero avuto il taser”

    “Esprimo solidarietà, vicinanza e fiducia ai colleghi che hanno operato nel rispetto dei protocolli, tant’è che è stato fatto avvicinare anche un medico poiché l’uomo, di origine tunisina ma cittadino italiano, si trovava in uno stato estremamente confusionale, ed era aggressivo. Abbiamo piena fiducia nella magistratura. Aspettiamo che l’autorità giudiziaria faccia il suo iter a dimostrazione della legittimità e della correttezza dell’operato dei nostri colleghi”. Così Felice Romano, segretario generale del Siulp, commenta all’Adnkronos il caso del tunisino morto durante un fermo della Polizia ad Empoli (Firenze). Allo stesso modo il sindacalista esprime “vicinanza alla famiglia della vittima e dispiacere per questo tragico fatto”. Quando muore una persona, spiega, “ritengo che abbiamo perso tutti, perché vuol dire che lo Stato, in tutte le sue sfaccettature, non è riuscito a garantire il bene supremo: vita, sicurezza e libertà dei cittadini”.

    Poi l’appello a seguito di testimonianze che hanno suscitato polemiche: “Queste testimonianze più da tifo che di supporto alla verità e legalità – dice Romano – non aiutano nessuno, tantomeno le persone che operano ogni giorno in condizioni estreme. E comunque non aiutano il clima di fiducia e di serenità che dovrebbe esserci tra cittadini e operatori delle forze dell’ordine”.

    “Se i colleghi avessero avuto il taser, come noi chiediamo da tempo, è vero che non si possono avere certezze di un epilogo diverso, ma sicuramente ci sarebbero state meno ombre, dal momento che non ci sarebbe stato contatto tra gli operatori e il cittadino”, conclude Romano.

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