Lettera congiunta del Segretario Generale Felice Romano
Egregio Signor Ministro, siamo obbligati ad esternarLe le gravissime criticità relative alle condizioni in cui operano i colleghi della Polizia di Stato impegnati nei Centri per l’immigrazione, aggravate ulteriormente dalla crisi pandemica, che rendono l’espletamento dei compiti di istituto eccessivamente arduo, quando non impossibile, oltre ad esporre la collettività ad ingiustificati ulteriori rischi.
Nei fatti gli innumerevoli sbarchi stanno ormai portando al collasso il sistema di gestione dell’immigrazione, quindi anche della sicurezza, non certo per incapacità dei colleghi bensì a causa della carenza delle strutture e, cosa ancor più grave, per l’assenza di un’adeguata normativa di dettaglio.
La questione appare di elevata complessità, atteso che gli innumerevoli migranti che giungono presso i centri di accoglienza sovente non vengono nemmeno sottoposti a tampone per l’eccessiva urgenza di trasportarli dal luogo dello sbarco alle varie strutture, e ciò, anche in assenza di precisi vincoli normativi sul punto, si verifica al di fuori della procedura di quarantena. In ragione di ciò appare certo che sul suolo italiano accedono continuamente soggetti che sfuggono al controllo e alla prevenzione sanitaria per arginare la pandemia, proprio perché irregolari, creando così un vulnus a tutta la salute pubblica e al sistema sanitario nazionale, già fortemente colpito.
Tra l’altro, le rivolte nei suddetti centri sono ormai di notevole frequenza, costituendo occasioni per la fuga dei migranti, con tutti i corollari in punto di sicurezza pubblica e sanitaria che ciò comporta. Pertanto è palese che l’assenza di regole procedurali, atte a creare strumenti normativi per i colleghi, rendono talvolta impossibile controllare i fenomeni di fuga, atteso che tali soggetti, seppure irregolari, se non compiono attività criminose non possono essere facilmente trattenuti. Ebbene, riteniamo imprescindibile normativizzare in maniera adeguata tale grave situazione, anche in punto di regolamenti di attuazione e protocolli operativi, nel rispetto degli obblighi di diritto eurounitario e del diritto convenzionale, che l’Italia deve necessariamente ossequiare tramite l’adesione alla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo.
Difatti da un lato sussiste l’obbligo di diritto naturale del rispetto dell’essere umano nella sua dignità e libertà; tuttavia, ciò va contemperato con le regole di tutela dell’incolumità e della salute pubblica, anche nell’interesse degli stessi migranti. Sig. Ministro, ci consenta di constatare che non può costituire una soluzione seria e concreta quella di abbandonare i migranti sul suolo italiano, proprio durante una pandemia, per l’incapacità del sistema normativo di trovare un punto di congiunzione idoneo tra libertà ed obblighi, anche considerando che frequentemente i soggetti irregolari sfuggono persino ai controlli del tampone anti covid, così diffondendo ulteriormente l’epidemia.
Occorre quindi una forte coesione e determinazione sui profili segnalati, considerando anche le gravi situazioni recentemente verificatesi in Sicilia, Sardegna, Calabria e Puglia, dove il controllo dei flussi migratori è ormai talmente aggravato da rischiare di far collassare il sistema sicurezza.
Anche la questione tunisina, a Lei ben nota, comportando un incremento esponenziale di sbarchi a Lampedusa e in altri punti di approdo nel Sud Italia, come risulta dai dati Frontex, ha generato la richiesta di nuovi accordi internazionali per fronteggiare il fenomeno. Ebbene, la questione migratoria sottesa oltre ad interessare i rimpatri involve lo smantellamento delle reti di trafficanti, in vista di un grande accordo di partenariato strategico fra l’Unione Europea e la Tunisia; ciò però è conferma che ad oggi vi è carenza di un’adeguata normativa di riferimento, che rende quindi le forze dell’ordine prive di efficaci strumenti di controllo e di fermo, di garanzie funzionali e di modalità operative legittimate. Tutto ciò, Sig. Ministro, va a danno della salute pubblica, della sicurezza dei cittadini e della credibilità delle Istituzioni e, ancor più grave, depone a vantaggio delle organizzazioni criminali che lucrano e speculano sulle falle del sistema sicurezza.
Ci consenta anche di stigmatizzare che talvolta la soluzione non viene nemmeno cercata dalle Istituzioni, come nel caso di Taranto laddove il Prefetto, informato delle prefate gravi criticità, ha preferito una polemica sui quotidiani piuttosto che convocare un Tavolo di confronto. Non riteniamo questa la strada giusta di chi ha la responsabilità massima a livello politico dell’ordine e la sicurezza pubblica in provincia. Per queste ragioni, siamo a chiederLe necessariamente un incontro volto ad individuare, in maniera sinergica, gli idonei interventi, che consentano sia ai colleghi che agli ospiti di operare in sicurezza, a vantaggio della collettività. Siamo sicuri che valuterà attentamente il nostro appello e le legittime richieste rappresentate, nell’interesse di tutto l’apparato sicurezza.
In attesa di una Sua autorevole e fattiva determinazione, Le porgiamo i più cordiali saluti.