L’espresso 5 febbraio 2009
dall’articolo
POLIZIA ALL’ATTACCO
DI GIANLUCA DI FEO E GIORGIO D’IMPORZANO
…il Siulp non ci sta: «Premesso che anche la polizia è figlia della società in cui vive», spiega il segretario generale Felice Romano, «non è assolutamente vero che nei reparti mobili ci sia una maggioranza di agenti di destra, tanto è vero che anche in quelle caserme il Siulp sta guadagnando iscritti. C’è semmai una forte condivisione delle difficoltà oggettive in cui operano i poliziotti, che svolgono un lavoro duro, malpagato, senza gli aiuti promessi da questo Governo che della sicurezza ha fatto il tema dominante della propria campagna elettorale».
Per Romano, Genova è uno spartiacque: «Da allora tutto è cambiato, non la filosofia, ma il modo di intendere l’ordine pubblico, che allora si scontrò con una nuova piazza e un nuovo modo di protestare. La nuova scuola, ad esempio, voluta dal Dipartimento della pubblica sicurezza e fortemente caldeggiata dal Siulp dove tutti i poliziotti imparano, in un corso di qualche settimana con lezioni tenute anche da sociologi e psicologi, che ogni servizio di ordine pubblico è una cosa a sé stante ma che ci deve essere una linea comune di comportamento».
La parola chiave è mediazione: «Se si arriva allo scontro significa che qualcosa si è inceppato ». Nel momento in cui il capo della polizia ordina di filmare tutti i cortei, non si potrebbe almeno rendere identificabili gli agenti con un numero sul casco? «Sono contrario», replica il leader del Siulp: «I poliziotti sono cittadini come gli altri e i manifestanti non sono riconoscibili. Significherebbe partire dal concetto che gli agenti sono pericolosi e devono essere identificabili».