IMMIGRAZIONE: SIULP, nuovi CIE in caserme possibili bombe a tempo per sicurezza pubblica. L’unica soluzione concreta è fare campi accoglienza in Africa sotto l’O.N.U.

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    Pensare che il flusso di immigrazione che sta investendo l’Italia, che ha una portata epocale con crescita progressiva e costantemente, possa essere gestito solo dalla Polizia italiana, anche se affiancata dal volontariato, è impensabile, insostenibile e pericoloso.

    Così come è estremamente pericoloso, seppur apparentemente un rimedio possibile, sebbene sia solo un pannicello caldo all’emergenza sbarchi, pensare di istituire nuovi CIE all’interno di caserme dismesse se in tal modo si dovessero creare grandi concentrazioni di immigrati.

    L’esperienza ci insegna che i grandi CIE sono bombe ad orologeria per l’ordine e la sicurezza pubblica, ma sono anche un collaudato espediente per evitare i rimpatri coatti per chi non ha titolo a rimanere nel nostro Paese, in quanto consento, sia per la difficoltà di gestione attesi i grandi e angusti spazi, sia per i disordini provocati ad arte per sottrarsi ai controlli, la possibilità di sottrarsi all’identificazione certa e la conseguente espulsione.

    Ecco perché affermiamo che grandi CIE equivalgono a grandi disordini e pochi rimpatri. Piccoli CIE uguali a molti rimpatri e nessun disordine.

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    Ecco perché l’unica ricetta giusta, che rispetti i diritti umani, l’accoglienza, l’integrazione ma anche la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica è quella indicata dal Dipartimento della P.S. e dal Ministro Alfano e relativa alla costituzione di campi di accoglienza in nord Africa sotto la gestione dell’O.N.U..-

    Lo afferma in una nota Felice ROMANO Segretario Generale del SIULP.

    Sono oltre 15 mesi che il Dipartimento della P.S. lavora in questo senso, in collaborazione con la Comunità europea, tant’è che ci sono state più riunioni in sede comunitaria per individuare aree alternative a quella della Libia attesa l’instabilità politica che investe quest’ultimo paese, e aveva individuato già due aree idonee a tale scopo, a Rabat in Marocco e a Khartum in Sudan, che sono state oggetto anche di sopralluogo da parte di delegati della Comunità.

    Solo continuando su questa strada, ovvero l’individuazione di aree in nord Africa dove allestire i campi di accoglienza sotto la gestione dell’O.N.U., l’epocale fenomeno dell’immigrazione che stiamo vivendo potrà essere governata nel rispetto dei diritti umani, dell’accoglienza, dell’integrazione ma anche della sicurezza di tutti i popoli e di tutti i cittadini.

    Soluzioni diverse sarebbero solo espedienti pericolosi per la sicurezza e l’incolumità dell’Europa e delle stesse popolazioni che sfuggono dalle guerre, dalla persecuzione e dalla fama.

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