IV Consiglio generale SIULP

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    Fiuggi, Hotel Silva Splendid – 8-9 maggio 2008

     IV CONSIGLIO GENERALE SIULP  

    La relazione del nuovo Segretario generale Felice Romano 

    Il documento Finale 

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    La pagina del quotidiano Conquiste del lavoro, organo Cisl

    Siulp: Felice Romano nuovo Segretario generale

    Comunicato stampa:

    Calda Stretta di mano e voto unanime hanno caratterizzato l’elezione, da parte del Consiglio Generale nazionale riunito a Fiuggi l’8 e il 9 maggio 2008, del nuovo Segretario Generale del Siulp Felice Romano.

    Oronzo Cosi, Segretario generale uscente, eletto Presidente onorario, ha lasciato il testimone al neosegretario che, come primo atto in continuità con la linea del predecessore, conferma la Segreteria nazionale eletta all’ultimo congresso del Siulp.

    “Partiamo dall’ottimo lavoro sinora svolto da Cosi: il Siulp esce da questo Consiglio di oggi unito e forte. Anche per il rafforzato rapporto politico con la Cisl che, contraddistinguendo la sua azione confederale, gli ha consentito di essere radicato sul territorio e pronto in vista dell’agenda che lo attende, che è ricca di impegni per dare alla categoria i giusti ed attesi riconoscimenti.

    Cinque i temi al centro dell’attenzione: il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni e pieno riconoscimento della specificità; la separazione dei comparti sicurezza e difesa, per meglio esaltare le diverse professionalità, e la riapertura del tavolo per la contrattualizzazione della dirigenza; la valorizzazione delle risorse umane attraverso un riordino delle carriere (“sventato nella scorsa legislatura non perché non lo volevamo ma perché non rispondente alle esigenze del Paese e degli operatori); la definizione urgente dell’accordo nazionale quadro e del secondo livello di contrattazione; la revisione dei patti per la sicurezza che rischiano, così come sinora previsti, di vincolare la destinazione delle risorse umane e di innescare un processo di “privatizzazione” della sicurezza a scapito del quadro nazionale complessivo.

    Mancano uomini, mezzi e risorse per dare reale attuazione alla politica della sicurezza; il controllo del territorio è stato condizionato da queste carenze e rischia di svilupparsi a macchia di leopardo.

    Il messaggio al nuovo Governo e al neo Ministro dell’interno Roberto Maroni, al quale il Siulp, oltre che formulare i migliori e più proficui auguri di buon lavoro, offre la consueta e costruttiva disponibilità al dialogo, è chiaro: la sicurezza è un investimento e non un costo.

    Pensare di risolvere i problemi della sicurezza solo attraverso l’individuazione di meccanismi che consentano di espellere più stranieri, o attraverso il rafforzamento dell’esperienza del poliziotto di quartiere, fa correre il rischio di partire con il piede sbagliato.

    Insomma dialogo, proposte e rafforzamento del territorio; perché è lì che stanno i lavoratori ed è lì che si può definire come tutelare meglio la loro professionalità, il loro diritti e la sicurezza dei cittadini.

    Temi questi cari anche a Raffaele Bonanni, Segretario generale della Cisl il quale, intervenuto ai lavori, dopo aver ringraziato Cosi per il lavoro svolto ed aver formulato i migliori auguri di buon lavoro al neo Segretario, ha affermato che la Cisl su questi temi sentirà sempre prima il parere del Siulp.

    Alla fine dei lavori i Consiglieri Generali si sono alzati in piedi per ricordare con un lungo applauso la figura di Aldo Moro e dei cinque Agenti di scorta, assassinati per mano terroristica proprio trent’anni fa in via Fani, quale fulgido esempio di paladini della democrazia del nostro Paese.

     Roma, 12 maggio 2008 

     

     

    La relazione del neo eletto Segretario generale Felice Romano

     

    Care Colleghe e cari Colleghi,

    voglio innanzi tutto ringraziarvi per la vostra fiducia nell’attribuirmi la più alta responsabilità prevista dalla nostra Organizzazione; mi accingo ad assumerla forte dell’insegnamento di oltre 25 anni che il Siulp mi ha trasmesso, e cioè che il Sindacato, quello vero – il nostro per intenderci –, è servizio e non altro. Ed è proprio con questa consapevolezza, ovvero quella di lavorare con spirito di servizio, che accetto questa nuova responsabilità; lo farò con molta umiltà, ma con altrettanta attenzione e fermezza; mettendocela tutta, per essere all’altezza del compito che mi avete assegnato, per non tradire le aspettative dell’Organizzazione e dei colleghi.

    Non sarà facile sostituire una persona, esperta e carismatica, come Oronzo, cercherò, come sempre, di essere me stesso; dando il meglio che ho e ispirandomi ad uno degli aforismi di un filosofo cinese, Confucio, il quale sostiene che l’uomo ha tre vie per agire:

    la prima mediante la riflessione, e questa è la via più nobile;

    la seconda mediante l’imitazione, e questa è la via più facile, ma anche meno utile;

    la terza mediante l’esperienza, e questa pur essendo la via più aspra, è quella più fruttifera.

    La mia azione, con questa nuova responsabilità, sarà, vi assicuro, sempre riflessiva e basata sull’esperienza maturata in tutti questi anni, in cui ho avuto l’onore di lavorare, con Oronzo e con Voi tutti, per il Siulp. Ma anche con un’ altra certezza, che mai verrà meno l’appoggio e il conforto dei colleghi della Segreteria Nazionale e di tutti Voi.

    Ma prima ancora di entrare nel merito delle questioni, che sono tante e aspettano di essere affrontate con urgenza, consentitemi di esprimere un ringraziamento particolare nei confronti di un uomo, che prima ancora di essere doveroso è profondamente sentito. Un uomo che negli ultimi vent’anni del suo impegno ed ancora oggi ha saputo rendere grande questo Siulp. E lo ha fatto, come sempre, con il suo rispetto per i valori e l’interesse dell’Organizzazione, ancor prima che nelle sue aspettative, nella convinzione più intima, non solo professata ma anche attuata, che gli ideali e i valori del Siulp vengono prima di ogni altra cosa.

    Grazie Oronzo.

    Grazie, per quanto hai fatto in tutti questi anni che ti hanno visto alla guida del nostro sindacato, del Sindacato più grande della Polizia di Stato e dell’intero mondo della sicurezza; per questi anni che hanno reso il Siulp la bandiera della libertà, della democrazia, della crescita culturale e professionale dei poliziotti, degli uomini e delle donne in divisa. Per avere alimentato giorno dopo giorno, insieme a noi tutti, la crescita del valore più alto che ogni essere umano insegue e difende, ma che a noi poliziotti era negato: la DIGNITA’.

    La dignità di essere uomini e donne, ancor prima che numeri, da impiegare nel mosaico della sicurezza ad uso e consumo di una dirigenza che, non sempre, è all’altezza del proprio compito.

    La dignità di essere professionisti, fieri del proprio lavoro, ai quali i cittadini, e la stessa Istituzione polizia, dovevano guardare con rispetto ed ammirazione.

    La dignità di chi è sempre pronto, proprio perché consapevole della propria professionalità e del delicatissimo compito dalla collettività affidata, anche al sacrificio estremo, quando purtroppo si rende necessario, per la difesa dei valori della democrazia, dei cittadini e dell’intero Paese.

    La dignità di essere orgogliosi di appartenere alla Polizia di Stato e al Siulp, che è e rimane il primo soggetto sindacale confederale, perché ha saputo coniugare, sempre e comunque, ogni nostra rivendicazione con l’interesse più alto del Paese, consapevole che solo essendo dentro, e non a fianco, del mondo del lavoro in generale, avrebbe potuto assolvere al meglio al suo compito.

    Grazie per questo; soprattutto per questo.

    Tanti sono stati i traguardi eccezionali che abbiamo insieme raggiunto, tantissime sono state le cose che abbiamo costruito insieme e, almeno per una volta, lasciamelo dire, le abbiamo costruite bene; nell’interesse dei colleghi, del Paese e della stessa Istituzione.

    Un’altra cosa lasciami dire.

    Sei stato un grande Segretario Generale del Siulp. Perché gli innumerevoli risultati sono sotto gli occhi di tutti; e tutti i colleghi ne hanno coscienza e consapevolezza, ricambiando con riconoscenza il Siulp e i suoi quadri dirigenti. E non solo per quello che è stato fatto, quanto per la consapevolezza che il Siulp è sempre stato vigile affinché, quello che era stato costruito non fosse annientato dal solito terremoto il cui epicentro, purtroppo, è l’Amministrazione. Un’Amministrazione che non essendo ancora maturata abbastanza per evitare vecchie disfunzioni, che il sindacato con tanto lavoro e con tanto sacrificio aveva rimosso, ne poteva creare delle nuove che avrebbero potuto minare anche i diritti consolidati.

    Ma il ringraziamento più sentito va alla tua coerenza nei confronti dei valori del Siulp e di quanto hai professato in tutti questi anni nel rispetto di quei valori.

    Come sempre, la tua coerenza, la tua passione, la tua caparbietà, ma soprattutto la tua umiltà è rimasta permeata da un estremo rispetto dei valori del Siulp; che non ti hanno abbandonato nemmeno in questa scelta odierna la quale, oltre a rendere l’Organizzazione più forte, più autorevole e più credibile, dimostra il valore dei tuoi ideali.

    Thomas Stearns ELIOT scriveva che “l’Umiltà è la virtù più difficile da conquistare; infatti, niente è più duro a morire che il desiderio di pensar bene di noi stessi”.

    Tu, invece, hai dato la prova che lo spirito di servizio, con cui hai guidato il Siulp, è stato pervaso sempre dalla responsabilità e dall’umiltà di chi è consapevole di assolvere un delicato compito nell’interesse più alto dei colleghi, dell’organizzazione e dell’intero Paese.

    E dico questo perché la tua scelta di oggi, almeno per quello che mi riguarda ma sono certo che è sentimento comune di tutta questa importante assise, segna un ulteriore traguardo storico per la nostra Organizzazione.

    E guardate non siamo solo Noi a pensarla così. Perché gli altri ci osservano, ci guardano sempre e comunque; anche quando affrontiamo questioni interne che dipendono dalle scelte esterne alla vita dell’organizzazione.

    Ma non poteva essere diversamente. Il Siulp è il grande sindacato di polizia con il quale tutti si rapportano con senso di rispetto e dal quale si aspettano sempre di imparare qualcosa di nuovo, qualcosa di più innovativo e proficuo.

    Ecco perché ritengo importante la convinzione che hanno di noi tutti i colleghi degli altri Sindacati del cartello, e che mi stata rappresentata qualche giorno fa. E la convinzione è semplice, lineare ma rappresentativa della nostra idealità, del nostro orgoglio, della nostra grande storia di valori che è costellata da una tradizione di vera autonomia progettuale ma, soprattutto politica ed organizzativa.

    Per sintetizzarla: questi colleghi hanno detto che l’unico vero sindacato autonomo in termini di progettualità e di organizzazione, è il Siulp. Perché la sua autonomia è basata sulla capacità di essere flessibile nelle strategie, ma fermo nei valori fondanti del proprio DNA.

    Così come è avvenuto anche in questa fase in cui Oronzo, dopo essere stato protagonista della competizione elettorale, che ha visto l’intera Organizzazione nel dargli tutto il sostegno che poteva, proprio per salvaguardare l’autonomia e la forza del nostro Siulp, ha coerentemente e in modo trasparente comunicato a tutti la scelta che ci ha presentato oggi.

    Una scelta che dimostra ancora una volta come gli ideali sono come la stella polare: sono irraggiungibili, ma indicano sempre la via giusta.

    E lui, nel solco della continuità di quella strategia che il Siulp sta ormai perseguendo da anni, e grazie alla quale abbiamo raggiunto i tanti risultati positivi, ci ha indicato la via più giusta per la salvaguardia dell’Organizzazione; della sua autonomia; della sua TERZIETA’, che è indispensabile per la tutela dei diritti dei poliziotti, per l’emancipazione della Polizia di Stato, della sicurezza dei cittadini e per l’evoluzione sociale, politica ed economica del nostro Paese.

    E noi faremo tesoro di questo ennesimo insegnamento, dal valore inestimabile, che sarà mia cura depositare nello stesso scrigno, anche se virtuale, che mi fu consegnato tempo fa durante la fase congressuale da alcuni amici della Sicilia; quello scrigno nel quale gli stessi amici avevano custodito i valori più alti che diedero vita al Movimento democratico dei poliziotti, e quindi al nostro Siulp.

    Con questo insegnamento, che antepone il bene dell’Organizzazione a quello di ognuno di noi, rafforzerò il mio convincimento che l’obiettivo principale, oltre alla tutela dei colleghi e della sicurezza del Paese, è la salvaguardia del Siulp. Di questo Siulp;

    unitario, perché capace di fare sempre e comunque sintesi nei suoi organismi delle tre anime che lo connotano;

    confederale, per la capacità nell’azione e nel giudizio oltre che per il rapporto politico con la Cisl;

    rappresentativo, perché facendo del pluralismo un suo punto di forza, riesce ad interpretare e quindi rappresentare le esigenze dei colleghi e della collettività.

    All’ultimo congresso nazionale abbiamo, infatti, ribadito i tratti fondanti e fondamentali del nostro sindacato;

    una rappresentanza reale, pluralista e democratica basata su un mandato, e non su una delega permanente al gruppo dirigente, con una verifica costante con l’organizzazione sull’attuazione del mandato;

    la salvaguardia dell’autonomia organizzativa, ma anche un più stretto rapporto politico con la Cisl, che ancora oggi si è rivelata la migliore delle Confederazioni; alla quale ripetiamo, oggi come ieri, che noi siamo e vogliamo restare al fianco della Cisl, in ogni momento del nostro impegno, attuale e futuro. Perché la Cisl, così come ci ha ribadito il Segretario Generale Raffaele BONANNI, vuole continuare ad offrire a tutti, sia a chi pensava già Cisl sia a chi pensava CGIL o UIL, la possibilità di continuare a lavorare in modello organizzativo autonomo e unitario, pluralista e confederale capace di far avanzare sempre di più i diritti dei poliziotti, la tutela dei cittadini e la diffusione dell’azione confederale, quale unico metodo per affrontare, globalmente ed unitariamente, la diversità dei problemi che abbiamo dinanzi a noi. Perché solo la concezione confederale può fare sintesi di tutte le diverse sfaccettature che le problematiche del mondo del lavoro presentano con la capacità di individuare la risposta unitaria necessaria.

    E io mi batterò perché sia proprio questo il modello confederale del nostro futuro, giacché per risolvere i problemi della sicurezza e degli uomini del comparto sicurezza, rendendoli sempre più inseriti tra i lavoratori, occorre un sindacato forte che, traendo la propria forza dall’unità nel pluralismo, sappia dispiegare un’azione in grado di salvaguardare gli interessi in gioco ma anche se stesso e i valori che rappresenta.

    Non ci può sfuggire, allora, come la salvaguardia dell’Organizzazione, e di questo ne sono convinto nel più profondo del mio intimo, passa anche attraverso la sua capacità di esprimere un gruppo dirigente idoneo e rispondente agli impegni che l’attendono sin dall’immediato, per proseguire il cammino nel solco di una rinnovata ma coerente continuità rispetto a quanto sinora fatto.

    Per questo sono convinto che la riconferma di tutti i colleghi della Segreteria Nazionale, così come designata da Oronzo nell’ultimo congresso, sia il primo atto che sottopongo all’approvazione di questo Consiglio Generale; per rafforzare la rinnovata continuità, lo slancio ideale del proprio agire, che sarà nuova forza per il motore della nostra Organizzazione.

    Perché ne abbiamo bisogno; ne ha bisogno la categoria, ne ha bisogno soprattutto il Paese.

    Siamo in una fase di cambiamento rapido e significativo, dalle dimensioni nodali.

    Il fenomeno della globalizzazione che ha ampliato sempre più il divario tra gli esclusi e chi partecipa alla distribuzione delle ricchezze, riversa sul piano delle questioni attinenti all’ordine pubblico, alla sicurezza e, più in generale, alla legalità, conseguenze devastanti, che condizionano anche la normale, serena e civile convivenza, la nostra vita quotidiana

    L’ultimo risultato elettorale, che ha stravolto il sistema politico italiano, ci obbliga ad una profonda ed attenta riflessione sugli scenari che si potranno delineare da qui a poco e che, sicuramente, avranno influenza sulla nostra vita, sia come sindacato, sia come cittadini, sia come poliziotti.

    Il voto ha confermato più che affermato, che i cittadini italiani considerano la sicurezza, a ragione o a torto rispetto alle statistiche rassicuranti, un bene primario, essenziale, irrinunciabile.

    L’attuale maggioranza è quella che ha puntato sulla sicurezza, considerandola uno dei nodi prioritari da sciogliere e risolvere. Su questa indicazione elettorale, come dimostra anche l’esito del ballottaggio nella capitale, non ci sono dubbi.

    Gli elettori hanno voluto rappresentare che il patto sociale in base al quale ogni cittadino rinuncia a parte della propria libertà in cambio di sicurezza è ormai saltato.

    La percezione diffusa di insicurezza ha determinato nei cittadini una sfiducia verso le istituzioni, oltre che un abbassamento della soglia della solidarietà, che rischia di scaricare sulle forze di polizia, ed in primis sulla Polizia di Stato, un carico di lavoro che, pur avendo poco a che fare con l’ordine pubblico, potrebbe ingessare oltre modo il sistema sicurezza attuale, già sclerotizzato da inefficienze e da una burocrazia imperante, con il rischio di far percepire ai cittadini un vero e proprio collasso. Una situazione che, se dovesse verificarsi, potrebbe avere, nell’ottica di una nuova e permanente emergenza, ricadute pesanti anche sui diritti dei poliziotti e sulle conquiste contrattuali sinora raggiunte.

    C’è la preoccupazione, insomma, che possa passare la privatizzazione della sicurezza, più attenta all’interesse del singolo piuttosto che a quello della collettività. Sarà questo uno degli elementi che sicuramente merita la nostra attenzione futura.

    È indispensabile, allora, che il Siulp sia ancora più vigile e monitorizzi tutte le iniziative che il governo metterà in campo per affrontare e dare risposte all’emergenza sicurezza, in modo da evitare i soliti “pannicelli caldi”, nella migliore delle ipotesi, o, peggio ancora, le iniziative involutive rispetto al modello sinora voluto dal legislatore.

    Lo dobbiamo fare, anche perché questo potrebbe avere ricadute su di noi. Infatti, sebbene sinora la Polizia, grazie soprattutto alla nostra azione, è tra le istituzioni che raccoglie ancora largo consenso, in frangenti come questi, generalmente, il cittadino non avendo risposte soddisfacenti sulla sicurezza, comincia ad interrogarsi anche sul ruolo che la polizia deve avere in una società messa in ginocchio dal crimine.

    Per non fornire alibi a nessuno, saremo ancora una volta chiari. Perché il Siulp se lo può permettere. Perché nessuno può accusarci di essere stati corporativisti, atteso che nessun’altra categoria si è mai messa in discussione così come abbiamo fatto noi rispetto alla nostra efficienza, alla nostra professionalità, alla nostra organizzazione.

    Il Siulp è stato il primo a dare vita ad un’azione costante di autocritica, finalizzata a fare di più e a fare meglio. Un sindacato come il nostro, che nell’ultimo congresso si è dato come titolo proprio il tema della necessità di coniugare il binomio Sicurezza e Libertà, ritenendo l’equilibrio tra l’una e l’altra l’unica condizione possibile per riaffermare la fruizione reale della sicurezza, nel rispetto dei diritti dei singoli cittadini in una società democratica, è sicuramente un soggetto credibile ed autorevole nelle politiche della sicurezza.

    Ciò ci rende uno degli interlocutori privilegiati per il Governo, con cui sicuramente vorrà e dovrà confrontarsi, rispetto ai provvedimenti che intenderà attuare per “calibrare” il modello di sicurezza, nella ricerca di soluzioni alle promesse elettorali.

    Perché il Siulp, in tutti questi anni, ha rafforzato la propria credibilità nelle istituzioni e nell’opinione pubblica; perché ha sempre conciliato, in ogni circostanza, la difesa dei diritti dei poliziotti con quella del diritto alla sicurezza da parte dei cittadini.

    Capacità di rappresentanza e progettualità politica, sono stati sempre il filo conduttore di tutte le nostre iniziative. E lo saranno anche nei momenti di significativi cambiamenti, come quelli che ci accingiamo ad affrontare, o come quelli del passato, quando ad esempio a differenza di chi si lasciava abbindolare dal canto delle sirene, che rischiava di portare alla deriva il nostro comparto, e lo stesso modello di sicurezza rispetto a come lo aveva disegnato la legge 121/81, abbiamo resistito sapendo coniugare gli interessi di categoria con quelli più generali del Paese.

    La stessa determinazione e fermezza che abbiamo dimostrato anche quando i cambiamenti riguardavano gli assetti di carriera; mutamenti che però, oltre a non rispondere alle legittime aspettative dei colleghi, presentandosi come una vera e propria truffa, non disegnarono la benché minima una riorganizzazione del modello sicurezza, così come richiesto dal Paese.

    Forti delle nostre tradizioni confederali, ma anche della nostra autonoma progettualità, abbiamo, per tempo, individuato il legame esistente tra legalità e sviluppo, tra sicurezza e libertà, tra riforme e valorizzazione delle risorse umane. Non ci siamo mai fatti arenare nelle paludi del dilemma del “prima”. Prima la legalità o prima lo sviluppo? Prima la libertà o prima la sicurezza? Prima le riforme dell’istituzione o prima il riordino delle carriere?

    Abbiamo capito, e subito rappresentato senza se e senza ma, che non ci può essere crescita senza legalità, che non ci può essere sicurezza senza libertà, che non c’è riforma istituzionale credibile, se la stessa non valorizza le risorse umane, ponendole al centro della propria azione di rinnovazione.

    Per noi, dunque, nessuna novità. La questione della legalità è sempre stata una delle questioni centrali per il Paese, e ad essa abbiamo ispirato anche ogni iniziativa di riforma ordinamentale, consapevoli che solo la valorizzazione della risorsa umana, solo una progettualità che pone l’uomo come fine e non come strumento dei cambiamenti, potesse dare vita ad un processo riformatore capace di rispondere appieno alle esigenze del Paese e dei poliziotti.

    Per questo, oltre che per gli impegni assunti da tutti gli schieramenti politici nell’ultima competizione elettorale, sono convinto che i temi del modello di sicurezza e di giustizia saranno, insieme a quelli delle riforme istituzionali e dell’economia, gli appuntamenti più delicati e urgenti nell’agenda del Governo e del Parlamento.

    La questione è delicata anche per i riflessi politici e sociali. Perché quando una società comincia ad aver troppe paure, c’è il rischio che organizzi la propria difesa attraverso il ricorso alla vigilanza privata, all’istituzione di nuove polizie o, peggio ancora, all’idea di ronde autogestite.

    Una confusione che, oltre a non aiutare a risolvere il problema della sicurezza così come lo conosciamo noi, fa aumentare gli sprechi, le duplicazioni e quindi, inevitabilmente, la deresponsabilizzazione di chi, anche istituzionalmente, dovrebbe rispondere dei risultati.

    In ultima analisi emerge, mi pare, il fondato rischio per ritenere che un problema generale di sicurezza possa portare, se non risolto, ad un restringimento delle libertà civili della società ma anche, e qui il rischio è più concreto, dei diritti contrattuali dei poliziotti.

    Ecco perché si avverte l’esigenza di un confronto, fattivo e immediato, su un progetto politico concreto ed efficace per la sicurezza che, oltre la politica degli slogan elettorali, che privilegiano comode scorciatoie piuttosto che scomode soluzioni delle problematiche esistenti, prediliga una risposta che esalti l’essere piuttosto che l’apparire. La sostanza, piuttosto che la forma.

    Un progetto che, dal punto di vista dei risultati, badi più a chi produce sicurezza che a chi rappresenta dati sulla sicurezza.

    Le preoccupazioni diventano ancora più legittime allorquando l’unica idea anticipata per risolvere queste questioni, pare sia quella di moltiplicare l’esperienza del poliziotto di quartiere; occorre piuttosto recuperare un modello che ripristini la capacità operativa ed investigativa dei veri baluardi della sicurezza, i commissariati di polizia.

    È imprescindibile, per noi, operare un immediato recupero delle potenzialità operative dei commissariati e delle questure, verificando, ad esempio, quali sono le competenze interne che ancora oggi ha senso lasciare alla Polizia e quali invece no, con conseguente liberazione di risorse umane che sono sottratte all’attività di investigazione e di controllo del territorio.

    Emblematica è la questione che attiene al rilascio dei passaporti e del rinnovo dei permessi di soggiorno.

    La nostra posizione è chiara ed è stata ribadita all’Amministrazione nel corso di un incontro relativo all’attuazione dell’art. 36 della L.121/81.

    Non si può prima cucire il vestito e poi cercare di adattarlo all’indossatore.

    Non ci sono altre vie, non possono esserci scorciatoie.

    La nostra autorevolezza, quindi, sarà strettamente legata, oltre che al peso della rappresentanza determinata dai nostri iscritti, soprattutto alla capacità progettuale di rinnovare il modello sicurezza. La nostra posizione è chiara: solo esaltando le professionalità delle risorse umane, attraverso una loro riqualificazione professionale, si potrà rispondere al meglio alle esigenze di sicurezza del Paese.

    Sarà questo uno degli impegni prioritari del Siulp. Perché solo noi siamo capaci di avere flessibilità nelle strategie, ma fermezza nei principi che salvaguardino il modello civile, basato sulla centralità dell’Autorità di P.S. civile, nazionale e provinciale, politica e tecnica.

    Diventa immediatamente importante, allora, sollecitare il confronto con il futuro Governo rispetto agli impegni che sono stati assunti con il Siulp e con il nostro comparto.

    Lo possiamo fare senza tentennamenti. Perché noi non siamo mai caduti nella trappola di chi voleva farci credere che esistono governi amici e governi nemici.

    Per Noi esiste solo il governo, quello in carica, che è l’unico interlocutore istituzionale con cui affrontare e risolvere le problematiche contrattuali, ordinamentali e legislative che attengono al mondo e agli operatori della sicurezza.

    La nostra terzietà rispetto alle dinamiche politiche e alla stessa società, che è racchiusa nella nostra autonomia di giudizio, ci consente di chiamare i nostri interlocutori per aprire un confronto che onori gli impegni proposti sul tavolo negoziale e sul piano legislativo.

    Sul piano contrattuale la valutazione è duplice.

    La prima attiene al confronto interno con l’Amministrazione relativamente alla definizione del nuovo A.N.Q. e del secondo livello di contrattazione.

    La caduta del Governo Prodi non ci ha consentito di rispettare la “tabella di marcia” che avevano concordato relativamente alla definizione del tavolo per il “patto per la sicurezza”. Su questo tavolo, voglio ricordare che, oltre agli 80 milioni di euro, da distribuire quale coda contrattuale rispetto al contratto siglato a luglio dell’anno scorso, vi sono anche, i 200 milioni di euro stanziati dal Governo anche per la rivalutazione dello straordinario e dei buoni pasto. E c’è anche l’impegno a definire alcuni assetti normativi che su quel tavolo erano stati rimandati, all’atto della stipula del contratto di lavoro, proprio per la necessità di finanziarli.

    È urgente rilanciare il tavolo per la definizione dell’A.N.Q., con l’obiettivo di mettere il collega in condizione di poter svolgere nel modo più sereno possibile la sua attività, affrontando i disagi con la consapevolezza che la sua Amministrazione rispetta i suoi diritti, si fa carico dei suoi problemi e risponde alle sue esigenze. Per ridare pieno e rinnovato slancio all’azione sindacale delle strutture provinciali.

    L’impegno sarà, anche per avere più tempo da dedicare alla contrattazione di primo livello per la definizione delle code aperte e per seguire la quantificazione delle risorse disponibili, quello di giungere alla chiusura dell’accordo prima della pausa estiva.

    L’obiettivo, come ben sapete, è quello di togliere peso alla contrattazione centrale e favorire quella decentrata, poiché sul territorio si contemperano meglio le esigenze reali del datore di lavoro e dei lavoratori con quelle peculiari della singola realtà.

    Solo così riusciremo a dare piena ed immediata attuazione agli istituti contrattuali che troppo spesso, per interpretazioni unilaterali della burocrazia dipartimentale (il cui unico senso sembra essere quello di escludere sempre e comunque il sindacato dagli aspetti organizzativi anche quanto attengono alle materie contrattuali), sono stati sviliti con conseguente fallimento degli accordi raggiunti.

    Parallelamente bisognerà stabilire la strategia migliore per affrontare le tematiche del primo livello di contrattazione.

    Non c’è dubbio, infatti, che i tempi tecnici, necessari all’insediamento del nuovo Governo, sono tali da suggerire, attesa la contestualità della definizione del DPEF per la prossima legge finanziaria, se sia il caso o meno di attendere quali saranno gli impegni economici che la nuova compagine governativa vorrà stanziare per affrontare e risolvere le questioni che attengono alla sicurezza, in modo da avere tutti gli elementi per la migliore strategia possibile.

    E questo, come ben sapete, atteso che vi sono alcuni aspetti che sono imprescindibili per la nostra azione di tutela dei colleghi e della sicurezza del Paese, sarà il primo vero banco di prova per il nuovo Governo sul tema a noi più caro.

    Perché non esiteremo di ricordare al Governo che, per affrontare seriamente le problematiche della sicurezza, bisogna innanzitutto ricordarsene nella predisposizione di idonei finanziamenti con cui dare esecuzione alle soluzioni già individuate.

    Le questioni sono sempre quelle, sono quelle storiche del Siulp.

    La separazione dei comparti sicurezza e difesa, che pur essendo un’esperienza positiva fortemente voluta da noi, oggi, attese le evidenti diversità di professionalità e finalità perseguite, pregiudica oltre ogni limite la salvaguardia dei nostri diritti e di quelli dei colleghi delle Forze armate. Un soldato è addestrato per fare la guerra, per opporsi al nemico con la forza del fuoco; il poliziotto è destinato a svolgere un ruolo di mediatore sociale, relegando l’utilizzo della forza delle armi all’ultimo posto tra le soluzioni da praticare.

    Noi salvaguardiamo l’ordine pubblico e facciamo investigazioni; questo porta all’altra questione importante da porre al governo e che è legata a questi aspetti.

    Per soddisfare al meglio queste peculiarità la Polizia di Stato ha bisogno di una riforma della legge, approvata qualche anno fa, che prevede l’ingresso in polizia solo per chi abbia prestato prima servizio nelle Forze armate. Ciò comporta, per i fini che perseguiamo e per le nuove norme sul pensionamento, varie conseguenze negative.

    Una delle tante, riguarda l’età avanzata con cui i nuovi colleghi arrivano nella nostra Amministrazione e che sta causando ripercussioni sui servizi esecutivi di base e su quelli operativi di controllo del territorio.

    C’è la necessità impellente, allora, di riformare il sistema di reclutamento degli agenti, in modo che abbiano un’età molto giovane al loro ingresso in Amministrazione, che consenta il turn over in tali settori, che faciliti una mobilità, oggi inesistente, che rischia di penalizzare oltre ogni limite sopportabile i colleghi già in servizio.

    Il ripristino della Commissione Affari Interni per avere, così come avviene per la Commissione Difesa, un organismo snello e capace di rispondere al meglio e in velocità alle esigenze del mondo della sicurezza elaborando, di conseguenza, gli idonei provvedimenti legislativi per dare forza, legittimità e piena attuazione alle nuove strategie che il Paese e gli operatori richiedono.

    La contrattualizzazione della dirigenza della Polizia di Stato, che è e resta obiettivo strategico prioritario per la nostra azione. Non solo perché non vi sono più spiegazioni per convincerci che solo per la nostra dirigenza esistono ostacoli per l’attuazione del processo riformatore che ha investito tutta la Pubblica Amministrazione. Ma perché questa volontà di escludere i nostri dirigenti dalla contrattualizzazione va combattuta con ogni mezzo poiché rappresenta l’ultimo grande ostacolo per il reale processo di democratizzazione delle Forze di Polizia.

    Il riordino delle carriere, secondo il modello da noi indicato e sul quale, almeno sino ad oggi, non abbiamo registrato dissensi ma solo apprezzamenti e disponibilità a realizzarlo.

    Delegificazione ed ampliamento delle materie contrattuali.

    La revisione del regolamento di servizio e di disciplina, perché obsoleti e ormai inadatti a disciplinare in modo corretto e moderno le materie per le quali sono stati emanati. Non solo, ma la pongo più come elemento di riflessione ancor prima che come argomento all’ordine del giorno della nostra agenda dei lavori, ritengo sia giunto il momento, forse, di pensare seriamente all’emanazione di un codice deontologico che stabilisca protocolli e comportamenti per entrambi le parti, Amministrazione e dipendenti, affinché si rafforzi sempre più la credibilità delle parti prevedendo quello che si può fare e quello che invece non deve essere fatto. Solo partendo da un’ipotesi di questo tipo, forse, sarà più facile per ognuno accettare l’applicazione di una eventuale sanzione che censura i comportamenti non previsti.

    Così come è oramai indispensabile ampliare le materie oggetto di contrattazione affinché istituti quali la mobilità, la disciplina, i tempi di attribuzione dei benefici economici, che attengono direttamente ai diritti sindacali, possano essere verificati ed aggiornati periodicamente per evitare disfunzioni congenite che potrebbero, ancora una volta, determinare sperequazioni palesi in danno dei colleghi.

    Avvio della previdenza integrativa, perché solo in questo modo possiamo dare l’opportunità ai colleghi, che sono stati penalizzati dalla riforma pensionistica, di recuperare il tempo sinora perso, di ridurre il gap che la riforma ha determinato sul trattamento pensionistico. Contestualmente dovremo attivarci col nuovo Governo per verificare se è possibile, anche attraverso un’iniziativa legislativa, individuare un percorso che, in attesa della definizione e dell’avvio della previdenza complementare, riduca la penalizzazione che si è determinata.

    Una strategia chiara e univoca sui progetti di riforma e di riorganizzazione che riguardano le Specialità, e le stesse articolazioni centrali e periferiche dell’Amministrazione, sui quali il sindacato possa confrontarsi per indicare, responsabilmente ma in modo concreto, una strategia che, operando una razionalizzazione indispensabile, sia anche un’opportunità di riqualificazione delle professionalità, delle funzioni e delle opportunità dei colleghi interessati oltre che dell’Amministrazione.

    Queste, in sintesi, le questioni prioritarie che sono nella nostra agenda e sulle quali chiederemo il rispetto degli impegni che il Governo ha assunto. Partendo da un presupposto che ritengo pregiudiziale; le modifiche alle relazioni sindacali che escludono il sindacato da qualsiasi riforma organizzativa ed ordinamentale, è per noi un fallimento totale. E non lo affermo perché siamo alla ricerca di un ruolo, che abbiamo e che nessuno potrà sottrarci facilmente stante la nostra capacità politico sindacale. Ma perché sono confortato dalle prove che quotidianamente sono state fornite dai maldestri tentativi sinora adottati dall’Amministrazione, relativamente alla riforma delle Specialità, della dirigenza e dello stesso assetto del Dipartimento, e dalle iniziative legislative relative al riordino delle carriere o a quello che disegnava un nuovo assetto dell’Amministrazione con l’istituzione prima, e la successiva soppressione poi degli Interregionali.

    Perché sono convinto che nessun processo vero di riforma possa realizzarsi senza la partecipazione dei lavoratori e delle loro rappresentanze. Il sindacato deve partecipare perché è portatore di esperienze e di valori che sono un patrimonio prezioso per ogni iniziativa giuridica riformista.

    Ma per fare questo, lo dicevo prima, bisogna che il sindacato sia forte e credibile. E il Siulp lo è.

    Lo è perché è stato capace di comprendere, valorizzandolo nel giusto modo, che il pluralismo culturale e politico è una ricchezza da salvaguardare, così come l’autonomia organizzativa.

    Ma affinché il pluralismo faccia crescere il rapporto unitario, facendo sì che le diversità siano vissute come ricchezze, occorre mantenere la strada sin qui tracciata nel modello che abbiamo costruito e difeso; bisogna respingere, allora, la tentazione di ritornare alle aree “protette” all’interno dell’Organizzazione, che non si coniugano con il principio di democrazia e di rappresentatività.

    Oggi è ancora più coerente ed attuale atteso che, in coincidenza con la ricorrenza del 1° maggio, anche CGIL, Cisl e UIL, proprio sul terreno delle relazioni sindacali e della contrattazione, hanno iniziato una nuova stagione di unità sindacale per una maggiore tutela dei lavoratori.

    L’accordo su questo nuovo modello, di cui va verificata la sua compatibilità sul nostro mondo, è stato pubblicato sui quotidiani di oggi.

    Questo nuovo corso deve indurci a riflettere, anche nel nostro mondo, sulla questione della frammentazione sindacale e della reale rappresentatività rispetto alle esigenze dei colleghi.

    Non è da escludere, infatti, che il processo che ha prodotto l’ultimo risultato elettorale, in funzione del quale i cittadini hanno voluto togliere ogni alibi a chi governa il Paese rispetto a ciò che riuscirà a fare e quello che invece rimarrà inevaso rispetto ai programmi, possa influenzare anche il consenso del sindacato.

    Questo significherebbe l’inizio di percorsi che potrebbero portare a nuove aggregazioni di cui noi non possiamo e non dobbiamo essere solo spettatori.

    La riflessione è, insomma, se non è il caso, oltre che continuare l’esperienza del cartello sindacale che è stata produttiva e positiva, di verificare se vi possono essere condizioni che possano agevolare l’accrescimento della nostra base di rappresentatività. Il tutto, ovviamente, nel rispetto dei nostri valori e della nostra storia. Anche perché noi, com’è noto, siamo abituati alla ricchezza della diversità e abbiamo la capacità di fare comunque sintesi.

    Valutare, insomma se la parola “crisi” possa anche rappresentare un’opportunità e non solo un problema.

    Con questa relazione mi sono sforzato di stimolare il Consiglio di andare oltre i ringraziamenti e gli adempimenti statutari. Il mio intento è un po’ più ardito: è quello di chiamare tutti voi ad essere protagonisti del rilancio della nostra attività e in questa nuova fase. Perché si tratta di rafforzare, adeguandola quando serve, la nostra azione e su di essa costruire le nostre future politiche; le nostre rivendicazioni; la libertà con la sicurezza, la promozione delle risorse umane con i doveri verso i cittadini e verso il Paese; l’autonomia con la responsabilità, per contribuire, come abbiamo sinora fatto, in modo forte e concreto alla crescita e all’emancipazione dei lavoratori di polizia, dei lavoratori del comparto sicurezza e difesa, dei diritti dei cittadini e dell’intero Paese.

    Ne saremo capaci? Io credo di si.

    Lo credo perché so che nessuno di Voi lascerà cadere nel vuoto questo invito a combattere l’ennesima nobile battaglia per fare più grande il Siulp, per dare le necessarie risposte di valorizzazione professionale ai poliziotti, per dare la giusta evasione alle richieste di sicurezza che il Paese ci presenta.

    In tutti questi anni di dura fatica, tutti insieme, voi e noi, abbiamo costruito un Siulp sempre più forte e con le carte in regola per mantenere ed accrescere il suo ruolo centrale; ce lo riconoscono tutti, anche gli altri sindacati. E ciò è stato possibile grazie soprattutto al grande merito che ha avuto Oronzo, che ci ha portato sin qui.

    Nel suo impegno e nel suo sacrificio, insieme al vostro, affondano le nostre radici e la nostra stessa capacità di guardare avanti, verso il futuro. Per avanzare sempre, con il coraggio che ci viene dalla certezza di aver contribuito a creare un grande Siulp per la Polizia e per il Paese.

    Ma qui cari colleghi, e scusate se non ricordo l’autore, in questa frase “CHI NON HA STORIA NON HA FUTURO”, risiede l’essenza del mio intervento e dei miei ringraziamenti ad Oronzo.

    Lui ha avuto il merito di saper interpretare le esigenze della categoria, sempre e comunque anche quando le posizioni che abbiamo assunto sembravano impopolari e penalizzanti; di saper comprendere i cambiamenti, che in alcuni casi erano veri e propri terremoti come quello del 1999, e di guidare l’Organizzazione sempre sulla rotta giusta, senza devianze e senza mistificazioni dei nostri valori e della nostra storia; ha saputo sempre salvaguardare il pluralismo, in quanto ricchezza per l’unitarietà, e la piena autonomia dell’organizzazione; ha saputo essere il condottiero giusto per molti anni consapevole, come ama ricordarci sempre, che ogni cosa che inizia ha sempre una fine e che lui non avrebbe mai atteso che qualcuno gli notificasse che il suo tempo fosse scaduto.

    È stato in grado di rispondere al meglio, e per la prima volta nella storia del Siulp, all’ossessione primordiale che affligge l’uomo, la ricerca dell’immortalità, dell’ essere eterni. E lo ha fatto come sempre con la sua geniale semplicità; lavorando per una successione senza traumi, che non scalfisse l’unità dell’Organizzazione e l’integrità dei suoi valori, anteponendo Essa a tutto, anche a se stesso.

    Perché gli uomini, sapete, possono avere solo l’illusione di contare per quello che fanno, mentre hanno la certezza di essere ricordati per ciò che lasciano.

    È questo, Oronzo, è il miglior lascito che potessi fare al Siulp. Perché è la madre di tutte le battaglie che hai affrontato ed hai vinto, anche questa volta insieme a Noi, ai colleghi della Segreteria Nazionale, a quelli del Direttivo, a tutti i Consiglieri generali qui presenti e, soprattutto, insieme a tutto il Siulp.

    Perché questo, cari Colleghi, sotto il profilo politico ed organizzativo è un risultato storico che dovrà entrare e rimanere per sempre nel patrimonio del nostro DNA in modo che nessuno, anche in futuro, possa mai più cancellarlo, attentarlo o svilirlo.

    Questa è la prima volta che un Segretario Generale lascia la nostra organizzazione senza traumi e, soprattutto, senza creare fibrillazione. E al di là di tutto, per questo sarai ricordato.

    E di questo te ne rendiamo merito. Ma non lo vogliamo fare solo virtualmente. E non lo vogliamo fare nemmeno solo per un fatto affettivo, che pure c’è ed forte in me e in ogni Siulpino; e nemmeno per il mandato che questo Consiglio Generale ci ha conferito lo scorso 3 marzo, e non per mancare di rispetto alla valenza statutaria che il Consiglio Generale ha.

    Lo vogliamo fare concretamente perché te lo meriti. Ma anche perché siamo egoisti e quindi non consentiremo che tu ci abbandoni; perché siamo certi che in ogni momento, soprattutto in quelli difficili che sicuramente arriveranno, non ci fari mancare il tuo prezioso contributo. Per noi e non solo per te quindi.

    Per questo colleghi, anche se tanti altri meriti potrei elencare, vi chiedo, come prima delibera, di voler eleggere Oronzo Presidente Onorario del Siulp. Perché resti attuale, oltre che tangibile, l’esempio di dedizione e di impegno che egli ha profuso per la nostra organizzazione e per il bene di tutta la categoria.

    Perché tutti sappiano che il Siulp, finalmente è cresciuto ancor di più e sa valorizzare i propri rappresentanti anche quando il loro cammino deve dividersi dall’attività quotidiana dell’organizzazione.

    Ma anche perché, almeno spero prima che altri obiettivi più importanti per la scelta che hai fatto e che sicuramente ti chiameranno ad impegnarti su altri terreni che comunque diventeranno punto di riferimento concreto per le nostre iniziative, tu possa dare ancora il tuo prezioso contributo alle rivendicazione dei colleghi e alle battaglie del Siulp.

    Grazie a Te per accettare e a tutti Voi per aver condiviso questa mia indicazione.

    Viva il Siulp. 

    Documento finale

     

    Il Consiglio Generale del Siulp riunito a Fiuggi (FR) presso il Silva Hotel Splendid, nei giorni 8 e 9 maggio 2008, prende atto delle dimissioni del Segretario Generale Oronzo Cosi in ottemperanza al disposto dell’art. 29 dello Statuto quale atto dovuto per la sua candidatura alle elezioni politiche del 12 e 13 aprile 2008  

    ACCOGLIE  

    la proposta del Segretario Generale uscente Oronzo Cosi ed elegge per acclamazione il collega Felice Romano eleggendo per acclamazione quale nuovo Segretario Generale del Siulp, confermando nell’incarico su sua proposta tutti gli attuali componenti la Segreteria Nazionale eletti nell’ultimo congresso.

    NOMINA 

    su proposta del nuovo Segretario Generale alla carica di Presidente onorario del Siulp il collega Oronzo Cosi

     

    CONFERMA 

    la necessità di procedere in linea di continuità programmatica e progettuale verso gli obiettivi che il Siulp si è posto in tutti questi anni valorizzando il ruolo propositivo e la concretezza dei contenuti che l’organizzazione ha saputo esprimere in modo efficace ed unitario, attraverso un processo di coinvolgimento dei suoi quadri a tutti i livelli territoriali.

    RIBADISCE 

     

    La volontà di mantenere il modello del Siulp unitario e pluralista, autonomo sotto il profilo organizzativo, rafforzando il rapporto politico con la Cisl che costituisce ancora oggi la sola che riconosce fin dalla nascita del Siulp l’unica organizzazione sindacale di riferimento nel mondo della Polizia di Stato 

     RICONOSCE 

    quale risorsa irrinunciabile del Siulp la valorizzazione della rappresentanza e del pluralismo interno come momento di confronto politico- programmatico che deve trovare la sua sintesi nelle scelte che l’intera organizzazione assume in ordine alle politiche della sicurezza.

     PARTECIPA

     Idealmente alla giornata della memoria delle vittime del terrorismo nel trentesimo anniversario dell’omicidio del Presidente Aldo Moro e dei colleghi della sua scorta, condividendo le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel ricordo di tutti i martiri caduti per riaffermare i valori civili e democratici nel nostro Paese. 

    Fiuggi, 9 maggio 2008

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