Le ragioni ed i protagonisti della difesa della sicurezza e dei loro operatori

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Cari colleghi, il 18 ottobre siamo stati costretti a scendere in piazza, per la miopia di questo Governo e per il fallimento delle sue politiche della sicurezza che avrebbero dovuto caratterizzare, in positivo, l’azione nel corso di questi anni. Siamo stati costretti, viceversa, a chiedere un contributo economico ai cittadini, per la gravissima situazione di collasso del sistema sicurezza, ormai arrivato al paradosso: manca il carburante per rifornire gli automezzi delle forze di Polizia e dei vigili del fuoco; i colleghi sono costretti, per arrestare i latitanti, mafiosi, camorristi, criminali pericolosi e per prestare soccorso alla popolazione, ad anticipare i soldi per le missioni attingendo dal proprio stipendio. Ove non bastasse ci si tassa per l’acquisto di carta, fax, fotocopie e quant’altro, indispensabile per il funzionamento minimo degli Uffici necessario a dare un servizio ai cittadini.

Abbiamo preso atto e siamo consapevoli che la crisi economica che vive l’Italia è una crisi planetaria, figlia della globalizzazione e dei suoi effetti nefasti per l’incapacità della politica a governarne i processi. Quando nascono e si sviluppano in alcuni paesi, situazioni di deficit economico tali da destabilizzare anche le economie di altre nazioni, non possiamo sottacere sul fatto che la politica, in Italia, non ha saputo individuare i settori prioritari verso i quali non effettuare tagli di spesa lineari, pena la tenuta dei servizi essenziali da garantire ai cittadini, tra cui la sicurezza, difesa e il soccorso pubblico, quali condizioni imprescindibili per la costruzione della legalità ed elementi attrattivi per nuovi investitori.

E’ ormai prassi consolidata che quando le crisi economiche sono di questa portata, l’incapacità della politica a gestirle, indicando prospettive e strategie per venirne fuori, determina un aumentano dei conflitti sociali. Poveri contro ricchi, nord contro sud e giovani contro anziani. Ebbene, soprattutto rispetto al governo di questi fenomeni, l’incapacità dell’Esecutivo è stata eclatante. Nelle ultime manovre correttive, si è pensato solo ed esclusivamente ad operare tagli lineari. Non sono stati eliminati gli enormi sprechi soprattutto della politica; non è stata razionalizzata la spesa attraverso la sua ottimizzazione. Interventi, per il modo in cui sono stati operati, che avranno sicuramente un impatto depressivo perché colpiscono, come al solito, pensionati e lavoratori dipendenti.

Se i tagli fossero stati mirati e non lineari, azzerando privilegi, sprechi e duplicazioni, la manovra sicuramente, oltre ai sacrifici, avrebbe individuato una prospettiva che, generando anche un processo virtuoso, sarebbe stato capace di accompagnare e favorire la ripresa.

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Anche per il nostro settore, mentre invariate sono rimaste le spese per l’acquisto delle auto blu, per le cerimonie di rappresentanza, che costano centinaia di migliaia di euro e servono solo a qualche nostalgico che si illude di trovare “sicurezza” nel resuscitare la militarità anziché la concretezza, è rimasta la mini naia, che costa al contribuente venti milioni di euro l’anno e il finanziamento dell’impiego dei militari per le strade di alcune città che costa 70 milioni a semestre, nessuna azione è stata fatta per la razionalizzazione dei centri di spesa per l’acquisto di materiale tecnologico e di vestiario per le Forze di Polizia, le Forze armate ed i Vigili del Fuoco.

Ma ciò che ci fa indignare è che, nonostante ciò, è proprio di questi giorni la notizia apparsa sui maggiori quotidiani nazionali, secondo cui scompare l’ipotesi avanzata alcune settimane addietro dalla stessa politica e relativa al fatto che i politici avrebbero dovuto pagare sugli stipendi più alti, una tassa pari al doppio di quella applicata a tutti i dipendenti pubblici dall’inizio dell’anno (ossia il 10% anziché il 5% oltre i 90 mila euro ed il 20% anziché il 10% oltre i 150 mila euro). Ebbene, una nota del Ministero dell’Economia dice che quella tassa non va applicata ai politici perché essi non sono lavoratori dipendenti, ma titolari di “cariche politiche”. Quasi non bastasse il cattivo esempio e la beffa ai danni dei lavoratori e dei pensionati, la stessa nota ribadisce altresì che, a novembre, a tutti i politici verranno rimborsati anche i tagli erroneamente applicati loro, a partire dallo scorso gennaio. Ma non è tutto.

In questo Paese impazzito ed in piena crisi, economica e di idee sane per come fare ad uscirne, martedì prossimo, al consiglio regionale della Lombardia, si discuterà (e siamo sicuri che il dibattito avrà esito positivo) a cosa possa servire il nuovo eliporto realizzato per la nuova sede della Regione, di dimensioni e portata tale da poter ospitare l’atterraggio di un elicottero Agusta AW 139 (elicottero da super vip in grado di ospitare sino a 15 passeggeri); alla Regione Liguria invece va il “merito” di aver promosso un ricorso alla Corte Costituzionale contro l’articolo contenuto nell’ultima manovra di stabilizzazione dei conti, che limita, per il futuro, la cilindrata delle auto blu a 1.600 cc.. Ci chiediamo, queste iniziative quale servizio danno ai cittadini?

Il Governo e la politica nel suo insieme, ormai distanti anni luce dai veri problemi dei cittadini e dalle soluzioni migliori per rilanciare l’Economia e lo Sviluppo dell’Italia, hanno omesso, in questi anni, di dare risposte concrete ai bisogni ed alle aspettative degli operatori del comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico. Ancora oggi continuano a negare agli stessi l’emanazione di un DPCM in grado, lo vogliamo ribadire a chiare lettere, attraverso il finanziamento operato con risorse dello stesso personale di questi Comparti, di liberare e di rendere efficace la funzione di Polizia, quella della difesa e del soccorso pubblico ridando dignità alle professionalità calpestate dai recenti provvedimenti in tema di blocco triennale degli stipendi (tetto salariale) e di quelle derivanti dai meccanismi di progressione di carriera in grado di valorizzare il prodotto sicurezza offerto ai cittadini.

Bene, cari colleghi, se il Governo pensa di dare risposte alla nostra categoria, solo attraverso l’eliminazione dei tagli pari a 60 milioni di euro per pagarci le missioni e l’ordine pubblico, si sbaglia di grosso.

L’iniziativa di protesta del 18 ottobre, che ha avuto un risalto eccezionale sui maggiori mezzi di informazione nazionali ed internazionali (e di cui non riusciamo a proporvi tutta la rassegna poiché ci vorrebbe una enciclopedia per contenerla) è solo l’inizio di una serie di iniziative che vedranno un sempre maggiore coinvolgimento dei cittadini. I problemi legati alla sicurezza ed alla legalità possono essere tutelati solo attraverso la socializzazione delle nostre rivendicazioni con chi subisce (i cittadini) sulla propria pelle l’eutanasia del sistema sicurezza, difesa e soccorso pubblico, causata da un Governo sempre più incapace, nonché attraverso la valorizzazione delle risorse umane, di cui il citato DPCM è il primo e imprescindibile risultato che l’esecutivo ci deve riconoscere.

Infine, rifuggendo da qualsiasi logica retorica e demagogica, ma preferendo come nostro costume la concretezza e l’azione, anche la protesta quando serve, sempre come strumento e mai come fine, prendiamo atto che anche chi non la pensava come noi, il 18 ottobre, in fretta e furia, si è “imbucato” nella nostra protesta per apparire insieme a chi, cioè tutte le sigle che hanno indetto questa manifestazione, sono scesi in campo in difesa dei diritti di tutti gli operatori dei Comparti Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico, e per contribuire a creare le condizioni di legalità imprescindibili per la crescita economica e lo sviluppo del nostre Paese. Unitevi a noi per dare maggiore forza a questa azione.

 

Nell’allegato trovate il documento completo

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