Poco meno di un anno fa l’allora Ministro dell’Interno denunciava che nel 2012 il giro d’affari delle mafie in Italia arriva a circa 150 miliardi di euro, che il costo della corruzione era pari a circa 120 miliardi mentre il grado di infiltrazione delle stesse aveva raggiunto tutti i territori del nostro Paese.
Per questo, concludeva il Ministro era indispensabile invertire la scellerata azione dei tagli lineari sulla sicurezza, all’epoca pari già a circa 4 miliardi di euro, in modo da dare personale e strumenti a chi, in ogni angolo del Paese, si sacrificava quotidianamente per garantire l’ordine pubblico, la democrazia, le Istituzioni e la sicurezza che, come affermato dalla stessa Commissione europea non è era un costo di sistema ma una condizione imprescindibile per il sereno e prosperoso sviluppo sociale, politico ed economico di ogni stato membro.
Oggi, purtroppo, da quelle affermazioni siamo giunti ad un punto di vero e proprio collasso del sistema sicurezza, nell’indifferenza assordante e quasi assoluta della politica e, almeno sinora anche del nuovo esecutivo, che va a vantaggio esclusivo delle cosche che si rafforzano e recuperano aggressività e incisività nel controllo del territorio e della stessa economia.
Lo afferma Felice Romano, Segretario generale del SIULP in una nota nella quale, nel condividere le affermazione del Sottosegretario Marco Minniti circa il fatto che le mafie non sono solo un problema del mezzogiorno ma un rischio per l’intero Paese, lancia un appello al presidente Renzi sulla gravità dello stato in cui versano oggi la sicurezza e suoi addetti.
Comprendo, continua Romano le innumerevoli difficoltà che il Governo deve affrontare in questa fase e le priorità che il Presidente Renzi deve discutere; quello che non si riesce a capire è come mai sulla sicurezza e sul grave rischio di default che corre non si sia spesa una sola parola nel programma presentato al Parlamento in sede di richiesta di fiducia né nei C.D.M. successivi nei quali si sono individuate le priorità dell’azione di governo.
Oggi, conclude Romano, siamo in una situazione drammatica per cui è indispensabile che il Governo intervenga e chiarisca qual è il “suo” modello di sicurezza che vuole dare agli italiani poiché siamo in un momento in cui ai poliziotti, che rischiano la propria vita per la sicurezza del Paese per appena 1300 euro al mese e dai quali vanno detratti quelli che servono per comprarsi anche la divisa e la carta per ricevere le denunce dai cittadini oltre che anticipare i soldi per arrestare i mafiosi, non si possono chiedere altri sacrifici oltre quelli già sopportati per troppi anni. Blocco del contratto da cinque anni, del tetto salariale per quattro anni e la mancata approvazione di una legge delega che riveda l’intero impianto delle funzioni e delle responsabilità nell’ottica di potenziare l’efficienza del sistema, nonostante sia stata formalmente promessa dal governo in ben due occasioni con formale annuncio, si sommano anche all’assurda e selvaggia chiusura di centinaia di uffici che faranno diminuire ulteriormente il contrasto alle mafie e la sicurezza dei cittadini.
Mi auguro, conclude il sindacalista che non sia questo il modello che il nuovo governo vuole dare al nostro paese e ai suoi cittadini.