Migranti: esito autopsia decesso Gradisca di Isonzo

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    MIGRANTI: ROMANO (SIULP), su decesso Cittadino georgiano CPR Gradisca esisto autopsia conferma correttezza e professionalità Poliziotti. Attendiamo scuse e smentita da accusatori frettolosi e ingenerosi su nostro operato.

    Come dal SIULP anticipato, l’esito dell’autopsia eseguita all’ospedale di Gorizia sul cittadino georgiano morto nel CPR di Gradisca di Isonzo, per la cui morte rinnoviamo il nostro rammarico, ha fatto chiarezza sulla correttezza e professionalità dei Colleghi che operano in quel centro.

    Oggi più che mai le accuse frettolose, ingenerose e anche irriguardose, considerato l’irrispettoso parallelismo con il caso Cucchi, formulate da alcuni meritano un loro altrettanto precipitoso intervento con il quale si scusano verso le donne e gli uomini delle Forze di polizia.

    Così Felice ROMANO, Segretario Generale del SIULP, sull’esito dell’autopsia effettuata sul cittadino georgiano morto sabato scorso nel centro di Gradisca di Isonzo.

    Auspichiamo ora, rinnovando la nostra incondizionata fiducia nella magistratura e negli inquirenti che stanno conducendo le indagini, che quanto prima si accertino le cause che, purtroppo, hanno stroncato la vita del giovane trentaseienne georgiano.

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    Questa morte però, sottolinea Romano, deve indurre la politica e il legislatore ad ascoltare chi in questi centri vi opera perché, anche alla luce delle continue rivolte che si consumano quotidianamente e delle aggressioni che subiscono gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e di chi gestisce i centri, essi sono e restano ancora una bomba ad orologeria che va disinnescata immediatamente per la salvaguardia della sicurezza dei territori, di chi li vigila, a cominciare dal nomadismo a cui sono costretti per il fatto che ne esistono solo sei in tutto il territorio nazionale, e di chi vi è costretto a permanere senza nessun controllo operato all’interno come avviene nelle carceri.

    Non vorremmo, infatti, conclude il leader del SIULP, che ora si spengano di nuovo i riflettori e tutto resta sempre e solo un problema dei poliziotti e non dell’intera comunità, soprattutto perché in questi centri non ci sono i migranti economici ma pregiudicati che hanno commesso gravi crimini e che, scontata la condanna non hanno più i requisiti per rimanere nel nostro Paese.

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