MIGRANTI: SIULP, Amnesty International sbaglia indirizzo e alimenta fantasmi in danno degli immigrati.

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    Ci preoccupa, ci amareggia  e ci sorprende  che un’organizzazione come Amnesty International cada, con troppa facilità, nella trappola della ormai inutile e infruttuosa rincorsa al “solito facile fantasma” del desueto mito della violenza gratuita dello “sbirro aguzzino”.

    L’immigrazione in generale, a maggior ragione l’attuale portata del fenomeno, non è e non può essere inquadrata in un problema di polizia, come tutti gli organismi internazionali e molti governi dell’Unione europea vogliono accreditare, poiché essa è e resta un problema sociale e politico e in questi ambiti va affrontata e risolta.

    Lo afferma in una nota Felice ROMANO, Segretario generale del SIULP in merito a quanto denunciato nel rapporto di Amnesty International per presunti casi di maltrattamenti o di espulsioni abusive avvenute negli hot spot italiani.

    Oggi, sottolinea Romano, i poliziotti italiani non hanno ancora avviato la sperimentazione né del taser né dello sfollagente elettrico mentre l’utilizzo del capsicum  è limitato a realtà ben definite e note, perché ampiamente pubblicizzate, e tra queste sicuramente non si annoverano gli hot spot nei quali, è bene ricordarlo come ampiamente riportato dallo stesso Capo della Polizia, insieme ai poliziotti operano altre associazioni governative europee ed umanitarie.

    Migliaia sono ormai i casi, anche noti grazie ai riflettori della stampa che vedono ogni giorno, in ogni ora donne e uomini della Polizia di Stato, delle Forze dell’Ordine in generale oltre che delle associazioni del volontariato adoperarsi per prestare soccorso e assistenza agli immigrati che arrivano in Italia.

    Ed è proprio la straordinaria ordinarietà di queste persone che oggi il nostro Paese è visto come esempio di rigore nel rispetto delle regole che presiedono gli spostamenti delle persone tra i continenti ma anche di modello di accoglienza da imitare e esportare in tutti i continenti.

    Accuse di questo tipo, basate su dichiarazioni anonime, feriscono e offendono non solo i poliziotti ma l’intera nazione per la straordinaria capacità e il sacrificio che quotidianamente si fa per prestare assistenza e accoglienza.

    Ecco perché, conclude  Romano, ci amareggia, ci sorprende e appare paradossale che un’organizzazione come Amnesty International possa dare credito a delazioni anonime di persone che riferiscono di presunti abusi negli hot spot senza fare alcun riscontro mentre ben altre sono le direzioni nelle quali dovrebbe ricercare il rispetto dei diritti umani degli immigrati che approdano sulle nostre coste.

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