Pensioni d’oro, INPS apre dossier su Comparto sicurezza e difesa. Siulp, guardassero altrove,  quelle dei poliziotti di sicuro non lo sono

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    Di seguito riportiamo il testo di alcuni lanci di agenzia relativi ad un dossier Inps che si riferisce ad uno studio sulle pensioni del Comparto.

    90% pensioni comparto ‘sicurezza’ doppie di contributi. Inps su Difesa, Carabinieri, Polizia, Gdf, VdF e Forestale

    (ANSA) – ROMA, 29 MAG – Il 90% delle pensioni del comparto difesa e sicurezza (Difesa, Carabinieri, Polizia, GdF, VdF e Forestale) è di importo quasi doppio a quello che si avrebbe avuto ricalcolandole con il metodo contributivo. Così un dossier Inps, secondo cui il 90% degli assegni ha un’età alla decorrenza inferiore a 57 anni e subirebbe quindi una decurtazione del 40-60%.

    90% pensioni comparto ‘sicurezza’ doppi contributi

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    (ANSA) – ROMA, 29 MAG – Il 90% delle pensioni esaminate – scrive l’Inps nel nuovo capitolo dell’operazione trasparenza sui trattamenti che hanno avuto considerevoli vantaggi grazie alle regole sull’accesso alla pensione molto più generose negli anni scorsi – ha una età alla decorrenza non superiore ai 57 anni.

    Fino a quell’età i trattamenti in essere sono in media quasi il doppio rispetto a quelli ricalcolati con il contributivo”.

    Tutte le pensioni considerate, se fossero calcolate sulla base dei contributi versati (e dei coefficienti in vigore che per chi esce a 57 anni sono bassi), sarebbero almeno del 25% inferiori a quelle attuali.

    L’Inps ricorda che gli iscritti al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico (Vigili del fuoco, corpi polizia, forza armate, carriera prefettizia, carriera penitenziaria) all’interno della cassa statali (Ctps) sono circa 536.000.

    Ancora nel 2015 questi lavoratori possono accedere al pensionamento di vecchiaia con limiti di età inferiori rispetto al personale dipendente dello Stato iscritto alla Ctps. L’età massima per la permanenza in servizio è ricompresa tra i 61 anni e tre mesi e i 66 anni e tre mesi ma c’è ancora il diritto a uscire in anzianità con 57 anni e tre mesi di età e 35 di contributi (40 anni e tre mesi di contributi indipendentemente dall’età). Ci sono poi maggiorazioni di servizio a seconda dell’attività svolta (dal 1998 per un massimo di 5 anni).

    In risposta a quanto affermato nel dossier INPS riportiamo il testo del comunicato stampa Siulp

    Pensioni comparto sicurezza: SIULP, importi esaminati riferiti anni prima riforma Dini. Oggi poliziotti penalizzati per efficienza sicurezza Paese e mancato avvio previdenza complementare.

    I dati relativi alle pensioni degli appartenenti ai Comparti Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico forniti dall’INPS e secondo i quali l’importo erogato sarebbe almeno del 25% in più rispetto a quelli che spetterebbero ora, sono riferiti ai trattamenti pensionistici erogati prima dell’entrata in vigore della c.d. “riforma Dini” in base al vecchio sistema retributivo e sono perfettamente in linea con tutti gli altri trattamenti pensionistici erogati nel resto del pubblico impiego nello stesso periodo e su retribuzioni che, rispetto al resto d’Europa sono almeno il 30-40% in meno.

    Infatti, oggi, poiché anche a tutto il personale delle Forze di polizia e delle Forze armate così come a quelli dei Vigili del Fuoco si applica la citata riforma Dini dal 1° gennaio 1996, con l’obbligo di cessare dal servizio al compimento del 60° anno di età (con il rispetto della finestra mobile e dell’aspettativa di vita ovvero 16 mesi in più rispetto ai 60 anni) per garantire l’efficienza e il funzionamento del sistema sicurezza, il citato personale maturerà, con il vigente sistema contributivo, una pensione pari a circa il 50-60% dell’ultimo stipendio a differenza dell’80% che maturava prima con il vecchio sistema retributivo.

    Insomma, considerato che l’attuale sistema prevede che per farsi una pensione adeguata bisogna lavorare di più (65 anni per tutti gli altri), ai poliziotti oltre al danno, perché costretti ad uscire al 60° anno di età per poter garantire un servizio sicurezza efficiente (sarebbe veramente interessante vedere come i cittadini si potrebbero sentire tutelati da due poliziotti 65enni su una volante che interviene per sventare una rapina o una violenza carnale e che utilizzano il bastone o una stampella per scendere dall’auto, trasformando così la Pubblica Sicurezza in Pronto Soccorso), c’è anche la beffa di maturare una pensione sicuramente inferiore rispetto a chi, per esempio, è dietro una scrivania a fare statistiche o pratiche burocratiche, tutelato dalle intemperie o da qualsiasi rischio, poiché può permettersi, a differenza di chi veste l’uniforme, di avere comodamente tutto il tempo che vuole per definire il proprio lavoro.

    È quanto afferma Felice Romano, Segretario Generale del SIULP in merito al dossier presentato dall’Inps sulle pensioni degli appartenenti ai Comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico.

    Analizzare i dati per programmare la spesa e contenerla nelle compatibilità di bilancio, continua il SIULP, è cosa giusta e necessaria. Dare notizie distorte, però perché non paragonate ad altre dello stesso periodo e per professioni molto meno rischiose, è quantomeno singolare e irriguardoso nei confronti di quanti sacrificano la propria vita per difendere, 24 ore su 24 anche quando sono liberi dal servizio ogni qualvolta le esigenze di sicurezza o soccorso pubblico lo richiedono, la sicurezza di tutti i cittadini e la democrazia del nostro Paese.

    Sono preoccupato, sottolinea Romano, poiché non ho letto, parimenti a questa notizia che farebbe presagire privilegi inauditi quando invece si tratta di normali pensioni liquidate come tutte secondo il regime all’epoca vigente, spesso di importi inferiori a tante altre categorie meno esposte al rischio, una sola parola del mancato avvio della previdenza complementare per mancanza di fondi da parte dello Stato. Mancato avvio che, se non corretto immediatamente, unito all’obbligo di cessare a 60 anni che non può essere derogato pena il perdere la tutela della sicurezza, produrrà per questi comparti una pensione non superiore al 50-60% dell’ultima retribuzione a differenza degli altri settori che, proprio grazie alla previdenza complementare raggiungeranno il 70-75% dell’ultimo stipendio.

    Mi auguro, conclude il leader del SIULP, che il Governo si faccia interprete della necessità di mantenere efficiente il sistema ma anche di garantire una pensione adeguata a chi serve il proprio Paese ed è pronto a sacrificare la propria vita per la sua difesa.

    Roma 29 maggio 2015

    Lanci di agenzia

    Pensioni: Siulp, nessun privilegio per poliziotti

    (ANSA) – ROMA, 29 MAG – “I dati relativi alle pensioni degli appartenenti ai Comparti Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico forniti dall’INPS sono riferiti ai trattamenti pensionistici erogati prima dell’entrata in vigore della riforma Dini in base al vecchio sistema retributivo e sono perfettamente in linea con tutti gli altri trattamenti pensionistici erogati nel resto del pubblico impiego nello stesso periodo e su retribuzioni che, rispetto al resto d’Europa sono almeno il 30-40% in meno”.

    Così Felice Romano, segretario generale del sindacato di polizia Siulp, commenta i dati Inps. “Infatti – osserva Romano – oggi, poiché anche a tutto il personale delle forze di polizia e delle forze armate così come a quelli dei vigili del fuoco si applica la citata riforma Dini dall’1 gennaio 1996, con l’obbligo di cessare dal servizio al compimento del 60/o anno di età, per garantire l’efficienza e il funzionamento del sistema sicurezza, il citato personale maturerà, con il vigente sistema contributivo, una pensione pari a circa il 50-60% dell’ultimo stipendio a differenza dell’80% che maturava prima con il vecchio sistema retributivo”. “Sono preoccupato – prosegue il segretario del Siulp – poiché non ho letto, parimenti a questa notizia che farebbe presagire privilegi inauditi quando invece si tratta di normali pensioni liquidate come tutte secondo il regime all’epoca vigente, spesso di importi inferiori a tante altre categorie meno esposte al rischio, una sola parola del mancato avvio della previdenza complementare per mancanza di fondi da parte dello Stato”.

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