Personale dei Reparti Prevenzione Crimine. Impiego difforme da quanto previsto nella specifica normativa.

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    Riportiamo il testo della lettera inviata in data odierna all’Ufficio Relazioni Sindacali:

    Siamo venuti a conoscenza che, secondo un piano elaborato in seno alla Direzione Centrale per gli Affari Generali  della Polizia di Stato, all’incirca 60 colleghi dei Reparti Prevenzione Crimine verranno aggregati per il periodo estivo quali rinforzi per le esigenze di uffici territoriali che insistono in zone di elevato afflusso turistico.  La questione, così posta, non avrebbe avuto alcuna peculiarità, rientrando le aggregazioni fuori sede, anche per periodi medio lunghi, nell’ordinario alveo delle mansioni dei R.P.C.

    Poiché però, da quanto ci è stato dato modo di capire, diversamente da quanto in genere avviene, gli operatori aggregati verrebbero messi singolarmente a disposizione della realtà ausiliata, e quindi, in astratto, potrebbero anche essere impiegati per sopperire ad esigenze di servizio ordinarie, riteniamo che l’opzione adottata sia, oltre che non conforme ai criteri definiti dalle disposizioni istitutive dei Reparti in menzione, anche un pericoloso precedente che si presta a realizzare un inaccettabile svilimento di professionalità per la cui formazione sono state destinate cospicue risorse .

    Soggiungiamo che la disposizione qui avversata si pone in evidente contraddizione con le strategie che, sino ad oggi, hanno visto assegnare un consistente numero di operatori ai R.P.C., anche a costo di sacrificare le esigenze di Uffici alle prese con allarmanti carenze di organico, con la dichiarata finalità di creare su base sovraprovinciale una consistente riserva di personale specializzato, in grado di favorire la quanto più rapida mobilità sul territorio di riferimento e di rendere così più incisivo il dispositivo di controllo del territorio.

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    Siamo quindi a chiedere se, in discontinuità con le linee guida tracciate nel corso degli ultimi anni, si stia ora immaginando di utilizzare il personale dei R.P.C. non più secondo la filosofia che ha portato all’istituzione ed al consolidamento di tali realtà, caratterizzate da elevata ed apprezzata competenza professionale, quanto come serbatoio di personale al quale attingere ogni qualvolta si prospetta una generica esigenza di servizio. Perché se così fosse, e ci auguriamo di sbagliarci, saremmo di fronte all’ennesima dimostrazione dell’incapacità di programmazione e di organizzazione di delicate strutture amministrative, oltre che di spreco di risorse, per le quali allora non esiteremo a chiedere l’individuazione delle conseguenti responsabilità.

    Resta per fermo che, quand’anche la disposizione che si contesta fosse destinata a rimanere un caso isolato, non verrebbero meno le nostre perplessità, alle quali, data la prossima attivazione del piano di aggregazione, si prega voler dare un cortese quanto più sollecito riscontro.

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