ROMANO (Siulp), su parole Saviano diciamo giù le mani dalla Polizia.

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    L’Istituzione è patrimonio del Paese e baluardo a garanzia della democrazia.

    Il tifo da stadio che contrassegna le polemiche sterili di chi, per meri interessi di parte, vuole strumentalmente e forzatamente schierare la Polizia di Stato, le sue donne e i suoi uomini a servizio di questo o di quello schieramento partitico, sono infondate, eversive e irriguardose del prestigio e della integrità dell’Istituzione ma anche dei suoi caduti che, senza se e senza ma hanno sacrificato la propria vita a difesa della democrazia e della sicurezza dei cittadini e dei valori costituzionali.
    Ci saremmo aspettati, soprattutto da chi ha un ruolo pubblico, non solo maggiore rispetto ma soprattutto cautela nel commentare l’operato della Polizia di Stato a garanzia dei diritti costituzionali di chi, nella competizione elettorale, manifesta idee diverse e contrapposte ad altri schieramenti. Soprattutto quando ciò avviene nel rispetto delle leggi e dei regolamenti che disciplinano le fasi della campagna elettorale.
    Etichettare donne e uomini che garantiscono l’espressione delle proprie idee, purché non palesemente contrarie alle leggi e ai valori costituzionali del nostro Paese, anche a rischio della propria incolumità considerato il frequente livello di inciviltà e violenza che si registra negli scontri elettorali, è il modo più veloce per collocarsi nella schiera dei violenti e di chi non ha rispetto per i servitori/rappresentanti del nostro Stato democratico.
    La non condivisione delle idee di uno schieramento politico non può passare attraverso l’offesa alle migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che con abnegazione e senso del dovere garantiscono a tutti di esprimere le proprie idee.
    E’ veramente penoso constatare, conclude Romano, che quando non si hanno argomentazioni politiche da contrapporre agli avversari politici, si sceglie la strada dell’offesa e della denigrazione dei servitori dello Stato. Giacché questa vicenda una cosa ce l’ha insegnata a noi addetti ai lavori: ovvero che in questo Pese è giunto il momento che a parlare di sicurezza e di lotta alla criminalità siano quelli che veramente si impegnano nel contrasto alle mafie e non più i tuttologi che con le mafie si arricchiscono e trovano posizioni di visibilità pubblica e diversamente mai avrebbero avuto.
    Ai familiari dei nostri caduti che si sono sentiti vilipesi da queste frettolose e irriguardose collocazioni, sempre nel solco dello spirito di servizio al Paese e di rispetto dei valori costituzionali, chiediamo scusa noi, per chi dovendolo fare, non l’ha ancora fatto.
    Alla politica, ai rappresentanti dei partiti e a chiunque interviene su questi temi, facciamo appello ad avere maggiore rispetto delle donne e degli uomini in uniforme che servendolo quotidianamente anche a rischio della propria vita, ne rappresentato i valori migliori e l’esempio da seguire perché essi sono un patrimonio della democrazia e del nostro Paese
    Roma, 9 maggio 2019

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