DROGA: SIULP, sentenza su rapper con mezzo KG di droga desta inquietudine e richiede immediata verifica su indirizzo unitario tra poteri dello Stato.
Siamo sempre stati non solo rispettosi del precetto costituzionale che poggia la tenuta della nostra democrazia sulla separazione dei poteri, perché abbiamo convintamente giurato fedeltà alla Repubblica e ai suoi valori fondanti, ma anche convinti assertori e sostenitori di tali precetti. Giacché è proprio nello spirito dei padri costituenti che si rinviene, in modo indelebile, l’assunto che per garantire la democrazia è necessario assicurare sia la separazione dei poteri dello Stato, sia il loro bilanciamento in modo da assicurare un’azione unitaria pur salvaguardando la necessaria autonomia al legislatore, al potere giudiziario e a quello esecutivo.
Per questo, per le donne e gli uomini in uniforme, il rispetto delle sentenze è un dogma che, tuttavia, non può esimerci dal commentarle manifestando gli effetti che esse producono su chi, notte e giorno rischia la propria pelle per assicurare la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia delle Istituzioni democratiche e della stessa democrazia.
La sentenza di Torino, con la quale si è affermato che il mezzo KG di hashish e marijuana fosse giustificato perché necessario a stimolare la creatività del giovane rapper, che si aggiunge ad altre di altre realtà nelle quali il possesso e lo spaccio è stato giustificato perché chi lo aveva effettuato era indigente e quindi necessario al proprio sostentamento, pur volendola rispettare, atteso che ha ingenerato sconforto, disincentivazione ma soprattutto disorientamento in tutti i servitori dello Stato in uniforme, non possiamo non commentarla e, conseguentemente, richiedere un chiarimento urgente a tutte le cariche istituzionali per conoscere se esista ancora una linea unitaria dei poteri dello Stato nella lotta a queste attività che, almeno per quanto ancora previsto dalle leggi vigenti, sono illecite ed uno dei canali di approvvigionamento di ingenti risorse per la criminalità organizzata.
Così in una nota Felice ROMANO, Segretario Generale del SIULP, commenta la sentenza che ha visto protagonista il giovane rapper trovato in possesso del cospicuo quantitativo di stupefacente.
Appena appresa la notizia della portata della sentenza, sottolinea Romano, abbiamo ricevuto un fiume ininterrotto di lamentele circa l’amletico, inevitabile dubbio se valga ancora la pena o no di esporre la propria incolumità, fisica, economica, legale e amministrativa nel contrastare questo fenomeno e se lo Stato, in ogni sua espressione, sia ancora convinto che l’uso di questi stupefacenti sia illegale. Giacché, come il SIULP ribadisce da anni, il risultato dell’azione dello Stato nel garantire la sicurezza è strettamente legato al c.d. “treno della legalità” dove i vagoni che costituiscono il convoglio, e che rappresentano la legislazione, la sicurezza, il carcere e la giustizia, necessariamente devono viaggiare nella stessa direzione e alla stessa velocità, pena il deragliamento del treno e l’annullamento dell’azione complessiva dello stato.
Per questo, conclude il leader del SIULP, facendo propri i sentimenti di amarezza, sconforto e demotivazione rappresentati dalle donne e uomini in uniforme, chiediamo un intervento urgente delle istituzioni preposte e dei poteri interessati, in primis quello legislativo, affinché l’azione corale della squadra dello stato sia ricondotta in una direzione unitaria ridando fiducia, senso di appartenenza e, soprattutto, motivazione a chi, senza esitazione, mette la propria vita a repentaglio per contrastare la criminalità e garantire sicurezza e giustizia.
Attendiamo una risposta che ci faccia comprendere se il treno sta deragliando o meno.
Roma, 6 maggio 2021
TORINO SENTENZA SU RAPPER PER DROGA