L’arresto di questa notte del ventenne congolese GUERLIN BUTUNGU, indicato come il capo branco degli autori dello stupro ai danni della coppia e del transessuale avvenuta una settimana fa sulla spiaggia di Rimini, è la conferma della grande professionalità e abnegazione dei poliziotti della Questura di Rimini e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.
Esprimo plauso a questi colleghi, compresi quelli della Questura di Pesaro che hanno collaborato alla cattura del congolese, i quali, nonostante le difficoltà dovute ai tagli pesantissimi subiti negli ultimi 10 anni, che hanno inciso non solo sull’organico e sul ricambio generazionale dello stesso ma anche sui mezzi e gli strumenti per migliorare le tecniche investigative, hanno dimostrato come lo spirito di totale abnegazione al servizio dei cittadini e la grande professionalità maturata sul campo nella lotta alla criminalità abbiano comunque consentito loro, in una sola settimana, di individuare e arrestare gli autori di quello spregevole reato consumato ai danni di tre inermi cittadini.
Reato che incide sulla sfera più intima e che maggiormente destabilizza la percezione della sicurezza di ogni individuo di una società civile e moderna.
Lo afferma in una nota Felice Romano, Segretario Generale del Siulp, nel commentare l’arresto del capo branco degli autori dello stupro avvenuto a Rimini. Tuttavia, prosegue il leader del Siulp, la professionalità e l’efficienza della Polizia di Stato, a partire dai colleghi di Rimini, non ci esime dal porci alcuni interrogativi sul perché in una realtà come Rimini, da sempre aperta e multi etnica, possono accadere cose del genere.
Al di là di alcuni contorni investigativi, quali ad esempio la confessione dei due minorenni sui quali sono certo i colleghi faranno tutte le verifiche del caso, anche per la singolarità della condotta degli stessi, non vi è dubbio, sottolinea Romano, che c’è da interrogarsi sul fatto se il quadro normativo attuale, compreso le sanzioni previste oggi per punire determinati comportamenti, sia ancora attuale e quindi efficace a garantire la sicurezza dei nostri territori e dei cittadini o se invece sia arrivato il momento di far comprendere che la libertà è una delle due facce della stessa medaglia delle democrazie avanzate alla quale si accompagna quella della sicurezza.
Certo la libertà è un valore assoluto, rimarca Romano, mentre la sicurezza è lo strumento attraverso il quale le democrazie devono garantire ai propri cittadini di poter godere pienamente del diritto di libertà senza però che questo incida sulle libertà altrui.
Oggi, conclude il sindacalista, mi pare che siamo arrivati al punto di dover prendere atto che rispetto ai comportamenti di alcuni cittadini, forse perché non sono ancora abituati alla piena libertà, sia arrivato il momento di fornire nuovi e più efficaci strumenti normativi e penali affinché chi opera nel campo della sicurezza e della giustizia possa garantire la libertà di tutti avendo gli strumenti per colpire bell’immediatezza e con certezza chi quella libertà cerca di minarla con condotte violente nella convinzione di una quasi totale impunità.
Ecco perché auspico, nell’ottica di chi professa la necessità dell’accoglienza e della integrazione, che oggi il potere legislativo prenda atto dell’urgenza di intervenire anche sulle regole che determinano il riconoscimento di asilante affinché condotte come queste colpiscano chi le ha poste in essere e chiunque appartiene a chi le ha violate.
Roma, 3 settembre 2017
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