Termini minimi di permanenza in sede previsti ai fini dell’inoltro della domanda di trasferimento. Richiesta di urgente revisione dell’attuale disciplina.

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    Riportiamo il testo della lettera inviata al Capo della Polizia Pref. Franco Gabrielli

    Signor Capo della Polizia,

    la riscrittura delle regole sulla mobilità del personale ha portato, nel corso degli ultimi anni, a notevoli miglioramenti, soprattutto in termini di trasparenza. I portali all’uopo approntati hanno altresì considerevolmente ridotto il lavoro degli uffici territoriali ed offrono la possibilità di verificare in tempo reale quale sia la posizione in graduatoria di ciascun richiedente.

    Nel dare quindi atto del notevole lavoro svolto dalla Direzione Centrale per le Risorse Umane per ottimizzare una delle procedure che disciplinano un momento fondamentale della carriera del personale, ci sono, a nostro avviso, margini utili per perfezionare e semplificare ulteriormente l’assetto del sistema di cui siamo ad occuparci.

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    Facciamo segnatamente riferimento al vincolo rappresentato dalla permanenza minima utile ai fini della presentazione dell’istanza di trasferimento, che – come già in passato abbiamo avuto modo di evidenziare – produce inutili disagi agli interessati e, in pari tempo, gravose diseconomie per gli uffici chiamati a predisporre le tabelle della mobilità.

    Vero è che sono stati dimidiati gli originari termini, e che dunque oggi i tempi di attesa sono ridotti rispettivamente a due anni per le sedi ordinarie e un anno per le sedi disagiate. Ma va pur ricordato come l’introduzione della permanenza minima fosse stata voluta per temperare la mancanza di stabili criteri di definizione delle graduatorie, in assenza dei quali trovavano spazio quelle opacità gestionali che, per l’appunto, oggi non sono più – fortunatamente! -praticabili.

    Occorre allora chiedersi che senso ha mantenere un impianto la cui ratio è di fatto venuta meno e che, oltre a ritardare i trasferimenti alle sedi ambite dai dipendenti, finisce paradossalmente per ingessare la speditezza della stessa azione amministrativa.

    Perché infatti, una volta rimossa in nuce la possibilità di indebiti scavalcamenti, ed essendo pacifico che per le sedi particolarmente ambite i tempi di attesa andranno comunque ben oltre i limiti di permanenza minima, prescindere dall’anzianità di sede significa dare all’Amministrazione l’opportunità di accogliere le richieste di quanti chiedono sedi verso le quali non si registra un particolare interesse.

    Vista da altra prospettiva, non solo non si fanno torti ad alcuno, ma pure si evita di scontentare un significativo numero di dipendenti che, nelle more della maturazione del tempo minimo di permanenza degli interessati, verrebbero assegnati in località non gradite perché lontane dai corridoi di comunicazione e non adeguatamente servite dai mezzi di trasporto pubblico. E questo a tacere dei risparmi indiretti derivanti dalle minori esigenze ricettive che andrebbero a sollecitare le strutture dell’Amministrazione carenti nella dotazione di alloggi collettivi.

    Discutiamo allora di una razionalizzazione che, da qualunque parte la si guardi, produrrebbe positivi riflessi sul sistema. Ed è appena il caso di osservare come la semplificazione da noi proposta sia già stata sperimentata, con esiti più che incoraggianti, e soprattutto senza che sia stata registrata alcuna criticità, in occasione del recente Giubileo straordinario.

    Ci sono insomma tutti i presupposti per poter affermare che l’evoluzione da noi auspicata merita di essere considerata come una irrinunciabile priorità. Anche perché, a causa di uno sfalsamento tra le date dei vari corsi di formazione, quando nel prossimo mese di dicembre, in concomitanza con le assegnazioni dei frequentatori del 209° Corso, verranno predisposte le griglie dei trasferimenti, i colleghi del 202° Corso, che matureranno i due anni di permanenza in sede solamente a febbraio 2021, perpetuandosi l’attuale assetto ordinamentale, si vedrebbero precludere, per poche settimane, la possibilità di presentare la relativa istanza. Ed in pari tempo, giova ribadirlo, l’Amministrazione non potrebbe attingere dalle loro fila per soddisfare esigenze di uffici estranei agli interessi della generalità del personale.

    Conoscendo la Sua sensibilità per le tematiche che attengono allo sviluppo di carriera ed al miglioramento delle condizioni di vita e lavoro del personale, siamo quindi a chiederLe di calendarizzare, con ogni consentita urgenza, un momento di confronto nel corso del quale svolgere una più approfondita riflessione circa quanto rappresentato.

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