Il testo sul DDl per il reato di tortura, così come emendato al Senato, corre il rischio di legare le mani alle Forze di polizia, di esporre i singoli appartenenti nell’adempimento del loro dovere a criminalizzazioni facili e infondate e di sottoporli ad una vera e propria azione di intimidazione rispetto alle facili strumentalizzazioni che si potranno verificare.
Lo afferma Felice ROMANO, Segretario Generale del SIULP nel commentare le modifiche apportate al testo della norma all’esame del Senato.
L’introduzione di un reato proprio delle Forze di polizia, anziché di un reato comune con le giuste aggravanti per i pubblici ufficiali o per gli incaricati di un pubblico servizio come approvato alla Camera dei deputati, costituirebbe il concretizzarsi di una norma, preconcetta e voluta dal cosiddetto partito dell’anti polizia, che anziché operare un avanzamento civile e in linea con le raccomandazioni della Comunità europea del nostro ordinamento giuridico, costituirebbe un elemento di equivoco sul legittimo utilizzo della forza nell’espletamento del proprio dovere con conseguente esposizione alle facili strumentalizzazioni e conseguenti e possibili danni potenziali sull’ordinario sistema di prevenzione e sicurezza. Il tutto a discapito della sicurezza dei cittadini e dell’intero Paese.
Ecco perché, conclude Romano, non comprendendo i tifosi del reato proprio per le sole Forze di polizia, atteso che la CEDU ha sentenziato, condannandole altre condotte riconducibili alla tortura poste in essere non dalla polizia, occorre che il dibattito parta dalla necessità di introdurre una fattispecie di reato comune, con le necessarie aggravanti, in modo da colpire ogni forma di condotta riconducibile alla tortura, senza per questo minare il nostro sistema sicurezza incoraggiando, così i soliti professionisti della violenza che ogni settimana e in ogni occasione di grandi eventi devastano le nostre città certi della totale impunità.
Roma 13 maggio 2015
Lanci di agenzia
(ANSA) – ROMA, 13 MAG – “Il testo del ddl per il reato di tortura, così come emendato al Senato, corre il rischio di legare le mani alle Forze di polizia, di esporre i singoli appartenenti nell’adempimento del loro dovere a criminalizzazioni facili e infondate e di sottoporli ad una vera e propria azione di intimidazione rispetto alle facili strumentalizzazioni che si potranno verificare”.
Lo afferma il segretario del Siulp Felice Romano secondo il quale “l’introduzione di un reato proprio delle forze di polizia, anziché di un reato comune con le giuste aggravanti per i pubblici ufficiali o per gli incaricati di un pubblico servizio come approvato alla Camera dei deputati, costituirebbe il concretizzarsi di una norma che anziché operare un avanzamento civile e in linea con le raccomandazioni della Comunità europea, costituirebbe un elemento di equivoco sul legittimo utilizzo della forza nell’espletamento del proprio dovere, con conseguenti strumentalizzazioni e possibili danni potenziali sull’ordinario sistema di prevenzione e sicurezza”.
Va quindi introdotta, conclude Romano, “una fattispecie di reato comune, con le necessarie aggravanti, in modo da colpire ogni forma di condotta riconducibile alla tortura, senza per questo minare il nostro sistema sicurezza”.