24.700 concorrenti per 2800 posti da allievo agente della Polizia.Intervista al Segretario generale Felice Romano

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Riportiamo l’articolo di Elisa Di Battista con le dichiarazioni rilasciate dal Segretario Generale SIULP Felice romano, pubblicato sul sito walkonjob

24.700 concorrenti per 2800 posti da allievo agente della Polizia.
“Troppo pochi i laureati che si candidano”

Saranno 24.717 i concorrenti del concorso per 2800 posti per allievi agenti della Polizia di Stato che, nelle sue prove scritte, si svolgerà dal 30 gennaio al 3 febbraio (la scadenza per presentare domanda era il 29 novembre) nelle sedi della Polizia Penitenziaria di Roma, Guidonia, Nettuno e Spoleto. Le domande pervenute sono in realtà 24.912, ma “solo” 24.717 sono state valutate come idonee per quel che riguarda i requisiti, e quindi consentiranno agli aspiranti poliziotti di svolgere i quiz di cultura generale, con domande tarate sulla scuola dell’obbligo, e di passare successivamente alle visite per accertare la salute medica e psicologica.
In rete però non è difficile imbattersi in movimenti spontanei di protesta verso la situazione attuale delle assunzioni nella Polizia di Stato (immagine tratta dal sito della Polizia di Stato). Ma cosa prevede la legge? Il decreto legislativo n. 66 del 15 marzo 2010 Codice dell’ordinamento militare, prevede, per quel che riguarda i concorsi, che il 55% dei candidati vincitori di un concorso facciano 1 anno da volontari in ferma prefissata (vfp1) e poi possano entrare come allievi agenti della Polizia di Stato o dei Carabinieri. Il 45% invece deve rimanere in ferma prefissata per 4 anni nell’Esercito (vfp4). La stessa norma prevede che annualmente siano messi a concorso un totale di posti sulla base di una programmazione quinquennale prevista dal Ministero della Difesa. Ogni anno, in sostanza, c’è un concorso.
Ed è questo che alcuni movimenti spontanei contestano, come nel caso di un post del 9 dicembre 2011 sul blog delle Forze Armate in cui si lamenta la situazione di 1500 vincitori di 3 concorsi (del 2006, del 1008 e del 2010) allievi agenti della Polizia che, si legge, sono “parcheggiati e tenuti con la forza con contratto precario nelle forze armate”. E il post prosegue: “Lo Stato continua a stanziare nuovi fondi per nuovi concorsi data la carenza di personale quando avrebbe 1500 ragazzi vincitori”. Alfonso, un padre di famiglia, ha inviato una lettera al sito gazzettinolocale.com per difendere la situazione di suo figlio, risultato idoneo nel concorso del 2010: “Oltre il danno anche la beffa”, si legge nella sua protesta. “Il Ministero dell’Interno invece di assumere questi ragazzi e gli altri 780 VFP4 vincitori dei due precedenti concorsi, ha ben pensato di bandirne uno nuovo per 2800 posti (vista la carenza di personale) assumendo così in breve tempo 2654 unità. I 1500 idonei vincitori (degli ultimi tre concorsi) dati in prestito alle varie Forze Armate si chiedono: se c’era tanto bisogno di sicurezza non era più logico e coerente assumere i precari, e soltanto successivamente bandire un nuovo concorso per i restanti 1300 posti??? Le Istituzioni vogliono far assopire l’entusiasmo che anima questi ragazzi e dotarsi tra 4 anni di personale ormai “vecchio” e già spremuto dalle Forze Armate”. Ma questo è solo un esempio della protesta che anima i giovani aspiranti poliziotti.
Per fare luce sulla situazione abbiamo interpellato Giancarlo Dionisi, direttore ufficio concorsi della Polizia di Stato, che spiega: «Teniamo sempre monitorata la situazione di internet e i blog… La questione è duplice: da un lato i volontari in ferma prefissata per 4 anni che chiedono perché non possano essere assunti subito, dato che c’è necessità di nuove persone; dall’altro ci sono coloro che sono risultati idonei, non vincitori, di concorso, che domandano perché si debbano indire nuovi concorsi se ci sono loro, che potrebbero essere invece inseriti».
Insomma, ogni anno viene bandito un concorso per assumere da 2000 a 3000 poliziotti (solo 1600, però, nel 2011) e altrettanti carabinieri, e il 45% dei vincitori dei concorsi deve fare formazione per 4 anni nell’Esercito. «Arrivano molte email di giovani», proseguono dall’ufficio concorsi della Polizia, «che ci chiedono di assumere direttamente, senza passare dall’Esercito. Ma la legge ci impone le assunzioni fatte in questo modo. Se la norma venisse modificata allora sì, sarebbe possibile assumere direttamente, e anche gli idonei non vincitori. Ma allo stato attuale delle cose no».
E certo la situazione non è “comoda” per la Polizia di Stato, a partire dalla questione anagrafica. In primo luogo, i ragazzi che arrivano in Polizia dopo 4 anni nell’Esercito sono già “vecchi”, inn secondo luogo hanno ricevuto una formazione troppo militare, mentre un poliziotto dovrebbe avere un’impostazione tale da saper interagire e relazionarsi con la gente. «L’ideale sarebbe», spiega Dionisi, «avere neo poliziotti o carabinieri di 18 anni per poterli formare nel migliore dei modi. Adesso in Polizia entrano anche 28-30enni anche con famiglia, già plasmati anche caratterialmente, e spesso con forte impostazione militare. D’altro canto, gioverebbe alla società anche avere dei laureati all’interno della Polizia di Stato e dell’arma dei Carabinieri, mentre in genere sono pochi i laureati che vogliono fare questo mestiere. Ma sarebbe davvero un vantaggio per noi averli».
E sulla questione dell’età concorda anche il Siulp, Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia: «A noi arrivano ormai vecchi, a 33 anni», commenta Felice Romano, segretario generale Siulp. «Solo a questa età vengon avviati al corso di formazione nella Polizia e non sono esperti. Il danno maggiore è l’invecchiamento dell’età media della Polizia di Stato, che può compromettere l’operatività della funzione della Polizia stessa. E ciò porta danni anche per quel che riguarda la pensione: col sistema contributivo i poliziotti andranno in pensione con circa la metà del loro stipendio». Altro problema sollevato dal sindacato, poi, è che con il transito obbligatorio nell’Esercito, sono poche le donne che si avvicinano alla professione di poliziotte: «Nell’ultimo concorso le donne erano solo 3. Questo perché sono poche quelle disposte a una vita militare, ad andare all’estero e a vivere in ambienti, diciamolo, maschilisti, e nelle difficoltà delle situazioni di guerra».

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