Riportiamo il testo della lettera inviata in data odierna al Ministro dell’Interno e al Capo della Polizia:
“Illustrissima Signora Ministra,
Pregiatissimo Signor Capo della Polizia,
è oramai chiaro che quella che pareva essere una fase emergenziale transitoria non sarà destinata a concludersi in tempi rapidi, essendo scontato che le misure straordinarie di contenimento del contagio, seppur con attenuazioni, verranno prorogate per un indeterminato lasso temporale.
Di certo, fino a quando la comunità scientifica internazionale non riuscirà a mettere a disposizione idonei presidi di contrasto immunologico, anche quando si allenteranno le draconiane restrizioni alla libera circolazione, il distanziamento sociale e l’utilizzo dei D.P.I. che abbiamo sperimentato in queste settimane appare sempre più concreto che debba diventare una ineluttabile abitudine alla quale tutti dovranno continuare ad applicarsi con estrema diligenza.
Questo regime di estese cautele non potrà che valere, e dunque condizionare, anche la quotidianità dell’attività della Polizia di Stato e, di conseguenza, quella delle Poliziotte e dei Poliziotti. Pare quindi scontato che il ricorso ad eccezionali orari in deroga ed altrettanto inediti protocolli operativi sarà destinato ad essere consolidato e protratto sino a quando i rischi della trasmissione del contagio saranno ricondotti al di sotto del livello di guardia.
Per quel che ci riguarda, come già abbiamo fatto sin dall’inizio di questa drammatica congiuntura, non faremo venir meno lo spirito di collaborazione che ha contribuito ad assorbire la devastante onda d’urto provocata dalla pandemia. Una collaborazione che si è rivelata imprescindibile per riconfermare la Polizia di Stato come presidio irrinunciabile a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica ma anche quale punto di riferimento inalienabile per tutti i cittadini.
Ma se quanto precede è vero, se cioè anche l’intera macchina organizzativa della Polizia di Stato, così come quella di ogni altro settore della Pubblica Amministrazione e di ogni altro comparto produttivo, dovrà sottoporsi ad una perdurante rimodulazione della propria attività, pare scontato che l’adeguamento degli orari di servizio o delle modalità operative, che poteva risultare soddisfacente in una prospettiva di breve respiro, non potrà, da sola, bastare per affrontare le esigenze derivanti dalla protrazione della fase critica.
Ci preoccupa in particolare la situazione degli organici e dei concorsi, questioni intimamente correlate, che impongono a nostro modo di vedere una immediata riflessione.
Scontiamo infatti una notevole carenza di organico che doveva in parte essere compensata anche attraverso procedure concorsuali straordinarie che, purtroppo stante il perdurare dell’emergenza, sono state sospese. Il tempo però continua inesorabile a scorrere, e con esso si accresce il numero di quanti, con il raggiungimento del limite di età ordinamentale, a normativa invariata, dovranno obbligatoriamente accedere alla pensione.
Una proiezione prudenziale porta a stimare in circa 18 mila i pensionamenti che ci saranno da qui al 2023. Parliamo di personale che quasi esclusivamente riveste qualifiche di ruoli superiori ovvero la stragrande maggioranza di Ufficiali di P.G., e questo nel momento in cui, anche le procedure dei concorsi interni, sono di fatto sottoposte al medesimo stallo.
Se dunque non verranno adottati specifici accorgimenti dovremo a breve fare i conti con l’affanno derivante dall’impossibilità di sopperire alle carenze – sia quelle dell’organico complessivo che quelle dei ruoli intermedi – con un rallentamento di un turn over che, già prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria, era approssimato, e parecchio, per difetto.
Abbiamo quindi davanti a noi lo spettro di una sempre più inquietante deriva che rischia di compromettere l’operatività della nostra Amministrazione, con forti ripercussioni sulla funzionalità e la stessa tenuta del sistema sicurezza.
Ci sembra quindi non solo opportuno, ma anche ineludibile, che per fronteggiare una situazione inimmaginabile e straordinaria al punto tale da veder compressi i fondamentali diritti costituzionali debbano essere messe in campo soluzioni altrettanto eccezionali.
Tra le quali noi riteniamo ce ne siano alcune che tutto sono, tranne che irragionevoli o non sostenibili, che ci permettiamo di sottoporre alla Vostra autorevole valutazione.
Si potrebbe intanto prevedere, su base esclusivamente volontaria per non intaccare altri diritti costituzionalmente garantiti, di prolungare la permanenza in servizio oltre il limite di età ordinamentale attualmente previsto di uno o due anni. Nulla di inedito, a ben vedere, visto che si tratterebbe di replicare quanto già era stato fatto, per ragioni assai meno contingenti di quelle con le quali abbiamo a che fare oggi, a metà degli anni ’80. E che se da un lato eviterebbe di (dis)perdere preziose esperienze professionali, dall’altro consentirebbe di superare la necessitata sospensione delle procedure concorsuali limitandone le conseguenze, garantendo la consistenza dell’organico del ruolo oltre che della complessiva forza amministrata. Non solo.
Il differimento delle procedure concorsuali interne per la progressione di carriera rischia di impedire ad un considerevole numero di colleghi prossimi alla pensione di poter godere degli effetti che deriverebbero nel caso in cui questi dovessero risultare utilmente collocati nella graduatoria dei vincitori, e quindi assurgere alla qualifica di ufficiale di P.G. che, a situazione invariata, sarebbe proprio la qualifica che maggiormente risentirebbe del normale turn over.
A ciò si aggiungano i non trascurabili risparmi di spesa che deriverebbero da un ritardato accesso al trattamento di quiescenza, che in una fase di forzata dilatazione della spesa pubblica non sembrano essere un profilo di valutazione trascurabile.
Non sappiamo quali controindicazioni potrebbero essere eccepite a questo tipo di percorso, ma quand’anche ne esistessero siamo orientati a pensare che la via da noi suggerita vedrebbe comunque una significativa prevalenza dei benefici e delle opportunità per il mantenimento dell’efficienza dell’Amministrazione della P.S. e quindi per la sicurezza nazionale che, certamente prevarrebbe sulle ragioni avverse.
Ci sono invero altre determinazioni che potrebbero essere immediatamente adottate senza dover ricorrere a defatiganti iter normativi che invece sarebbero necessari in relazione a quanto si è dianzi prospettato. Facciamo innanzitutto riferimento al concorso interno per 501 Vice Ispettori, che ha visto completare l’ultimo ciclo dell’XI° corso, e per il quale si attende la graduatoria degli ulteriori vincitori attraverso lo scorrimento previsto dal recente provvedimento correttivo. La pubblicazione di questa appendice, che dovrebbe riguardare centinaia di posizioni, è attesa da tempo, e dovrebbe essere pronta.
Si può supporre che il ritardo nella pubblicazione sia imputabile all’incertezza in ordine all’eventuale possibilità di svolgere la prescritta fase residenziale. In tal caso sia consentito osservare che non pare essere questo un ostacolo insuperabile, ben potendo essere comunque avviato il ciclo formativo in modalità e-learning con riserva di effettuare, in un momento successivo, un periodo di approfondimento, oltre che completamento delle parti tecnico operative, presso un istituto di istruzione.
Non di meno è necessario ricordare che, a tacere della cronica carenza del ruolo degli Ispettori che potrebbe essere attenuata con il quanto più prossimo avvio di questa coda concorsuale, essendo la decorrenza giuridica ed economica concomitante con il termine del corso, gli interessati stanno subendo un consistente ed irreparabile danno economico.
Per tornare alle misure straordinarie che, con le date circostanze, appaiono più che giustificate, riteniamo occorra approfittare dell’occasione offerta dai provvedimenti legislativi emergenziali in fase di elaborazione per verificare ogni possibilità di derogare ai limiti stabiliti dalle disposizioni ordinamentali circa gli organici dei ruoli, e segnatamente, ancora una volta, parliamo di quello degli Ispettori, per i quali la disciplina vigente stabilisce una percentuale massima pari al 50% per l’accesso dai ruoli interni, riservando il residuo ai concorsi pubblici.
Un vincolo che, de iure condito, non permette di ampliare le graduatorie per dichiarare vincitori quanti abbiano comunque superato con esito positivo tutte le prove. Una preclusione che, in primo luogo, riguarderebbe quanti, poco più di un centinaio, non beneficerebbero dello scorrimento della graduatoria del suddetto concorso per 501 vice ispettori.
Ma che, più in generale, pregiudicherebbe in nuce la possibilità di potersi nemmeno avvicinare al numero previsto a regime per il ruolo in menzione, che come sappiamo è di circa 24 mila unità. Se tutto andrà per il verso giusto, al termine della fase transitoria regolata dal riordino fino al 2026, ben difficilmente, proprio per la riserva della metà dei posti destinata agli esterni, si potrà pensare di andare oltre ai 15 mila effettivi, perpetuando così tutte le disutilità derivanti da questa cronica insufficienza, che porta in dote quale conseguenza ulteriore quella di impedire a migliaia di operatori una progressione di carriera utile ad accedere a livelli retributivi assai più gratificanti, e che si traduce anche in una compressione delle risorse contrattuali. Giacché queste vengono ripartite sulla base del reddito medio di amministrazione, che per la Polizia di Stato risulta essere significativamente inferiore a quello delle altre forze di polizia, le quali non scontano i denunciati ritardi nell’allineamento degli organici effettivi a quelli previsti.
Ed allora, atteso che il generale differimento delle procedure concorsuali non vedrà probabilmente tra le priorità l’indizione di concorsi per l’assunzione per Vice Ispettori (esterni), e che seppure questo dovesse avvenire, i tempi necessari allo svolgimento delle procedure concorsuali da un lato, la ridotta disponibilità di posti negli istituti di formazione dall’altra, anche a voler essere ottimisti, non potrebbe che innestare in questo maltrattato ruolo se non poche centinaia di nuovi operatori, non pare che esistano altre soluzioni all’orizzonte che quella di semplificare – ed avviare quanto prima – le procedure concorsuali interne, ampliando al contempo il numero dei relativi posti disponibili.
In quest’ottica non pare irragionevole immaginare di dichiarare vincitori ed avviare al corso non solo tutti gli idonei delle procedure del concorso per 501 Vice Ispettori, ma pure di ampliare i posti messi a disposizione per i concorsi interni banditi e da bandire.
A partire da quello il cui iter è già avviato e che, per l’aliquota non riservata ai Sovrintendenti, prevista in 263 posti utili, dovrebbe a questo punto includere nella graduatoria dei vincitori tutti i candidati che riporteranno un giudizio di idoneità nelle prove concorsuali. Valutando anche l’opportunità, nell’ottica dell’emergenza e della reclamata semplificazione, di alleggerire le prove residue nei limiti della compatibilità con le norme di legge.
Confidiamo quindi nella consueta sensibilità delle SS. LL. che, ne siamo certi, sapranno valutare con la massima attenzione le riflessioni sin qui esposte per trovare, nei tempi e nei modi più consoni all’emergenza in atto ma anche alle criticità evidenziate, la migliore soluzione praticabile per poi sottoporre al vaglio del legislatore. Giacché l’obiettivo prioritario da perseguire è quello della necessità di adeguare, ma soprattutto preservare le capacità operative della Polizia di Stato alla straordinaria emergenza in atto.
Nell’attesa di un cortese riscontro, l’occasione è gradita per inviare cordiali saluti e sensi di elevata e rinnovata stima.”