Documento finale Direttivo Nazionale del 27 settembre 2021

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Il Direttivo Nazionale del SIULP, riunito in videoconferenza il 27 settembre 2021,

APPROVA

la relazione introduttiva e le conclusioni del Segretario Generale Nazionale.

ESPRIME

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particolare apprezzamento per gli sforzi profusi nelle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro che, con il reperimento di risorse aggiuntive pari a circa 120 milioni di euro, oltre ad assicurare un aumento medio pro capite di 145 euro lordo dipendente su 12 mensilità (pari a 134 euro su 13 mensilità) hanno riscontrato significative aperture da parte della delegazione pubblica in relazione all’introduzione di istituti normativi da tempo rivendicati dal Siulp come qualificanti momenti di tutela per il personale della Polizia di Stato.

VALUTA

in proposito come le disponibilità registrate in merito alla necessità di proporre agli Organi legislativi, contestualmente ai lavori per la definizione del rinnovo del contratto, il c.d. ”Pacchetto Specificità” con il quale – oltre a migliorare la tutela legale ed eliminare le sperequazioni esistenti in materia previdenziale registrate in sede di applicazione dell’art. 54 del DPR 1092/1973 e del diniego dei sei scatti sulla buonuscita anche per le pensioni di anzianità – prevedere una polizza sanitaria che abbia anche la copertura di esami preventivi oltre a quelli per gli infortuni, si potrà finalmente allineare ai principi di civiltà giuridica che vengono applicati alla generalità degli altri lavoratori, pubblici e privati, il rapporto di lavoro di una categoria soggetta ad una peculiare esposizione a rischi professionali connaturati all’assolvimento della delicata funzione assolta.

RITIENE

Invero che, proprio con riguardo alle tutele applicate ai lavoratori di altri settori, sia necessario affiancare alla copertura delle spese per le cure mediche anche un impianto normativo atto a fornire tabelle di riferimento che definiscano l’ambito delle malattie professionali, quelle cioè che, una volta accertate, non richiedano agli interessati di essere sottoposti ai defatiganti percorsi di verifica oggi richiesti per il riconoscimento dell’ascrivibilità a causa di servizio, di talché, una volta ottenuta la diagnosi corrispondente ad una delle patologie tabellari, debba essere stabilita esclusivamente l’entità del risarcimento del danno biologico, e non già, e non solo, come ora avviene, il mero equo indennizzo, ampiamente inferiore alla consistenza dell’effettiva disutilità patita.
Parimenti considera positiva e necessaria l’azione della Segreteria Nazionale finalizzata ad ottenere un provvedimento normativo per introdurre una “Pensione Dedicata” agli operatori del Comparto sicurezza e Difesa conforme alla specificità legislativamente prevista, in luogo di un impianto basato sui criteri degli attuali sistemi di previdenza complementare. Sistema che comporterebbe per gli interessati una penalizzazione economica che si può quantificare in circa quarantamila euro. In tal senso valuta con positiva attenzione il disegno di legge ad iniziativa parlamentare sottoscritta da quasi tutti i gruppi politici che prevede l’estensione al personale del Comparto del coefficiente di trasformazione previsto per gli altri lavoratori della P.A. in concomitanza del limite di età della loro pensione di vecchiaia (oggi 65 anni per effetto della deroga alla norma Fornero, in seguito 67 anni con adeguamento automatico alla speranza di vita).

CONSIDERA

pertanto irrinunciabile esercitare ogni possibile sollecitazione finalizzata a conseguire il raggiungimento dei più elevati standard di protezione di cui godono altri lavoratori, ed invita la Segreteria Nazionale a farsi promotrice di tutte le iniziative necessarie, anche coinvolgendo esperti nella medicina del lavoro, per poter stimolare l’apertura di un dibattito che possa fornire un supporto scientifico alle nostre rivendicazioni.

AUSPICA

che la straordinaria opportunità offerta dall’irripetibile iniezione di fondi comunitari per finanziare il PNRR e superare la drammatica crisi provocata dalla congiuntura pandemica, nonché i rassicuranti indicatori macro economici che portano la proiezione sulla stima di crescita del PIL al 6%, ben superiore al 4,5% precedentemente ipotizzato, possa essere utilizzata anche per colmare altri, e non certo meno trascurabili, ritardi. Quali quelli nell’adeguamento degli organici della Polizia di Stato, già oggi fortemente sofferenti, e condizionati da un massiccio esodo per i prossimi anni che farà registrare perdite sino a 40 mila unità da qui al 2030, con un picco che entro il 2023 è prossimo ai 22 mila pensionamenti. Una voragine devastante per arginare la quale si pone come irrinunciabile considerare anche il ricorso a provvedimenti temporanei che consentono di mantenere in servizio, su base volontaria, oltre il limite dell’età ordinamentale prevista, le figure professionali depositarie di un know how che non ci possiamo permettere di disperdere. Perché infatti, anche immaginando un massivo ricorso alle nuove assunzioni, che stanti i limiti della capacità formativa degli istituti di istruzione non riuscirebbe comunque a compensare il turn over, ad uscire per raggiunti limiti di età sarebbero proprio i dipendenti che rivestono le qualifiche apicali, quelli cioè grazie alla cui esperienza è stato possibile sopperire alle carenze organiche. Una soluzione imposta anche dalla constatazione che, stante lo sfasamento tra le assunzioni, che devono passare attraverso i percorsi concorsuali e la successiva fase formativa, e le cessazioni, che avvengono senza alcun periodo di ammortizzazione, il turn over è solo di facciata, ed in ogni caso, nella più ottimistica delle previsioni, che per quanto precede è all’atto pratico irrealizzabile, si potrebbero al massimo di mantenere gli attuali 95.000 operatori in servizio effettivo a fronte dei 111.000 previsti.

RITIENE

in tale ambito, comunque imprescindibile che, all’interno della complessiva serie di iniziative tese a riconoscere la specificità degli operatori della Polizia di Stato, sia prevista anche la definitiva soluzione all’annosa questione del riconoscimento dei 6 scatti aggiuntivi sul TFS per quanti hanno cessato il servizio a domanda prima del limite ordinamentale, sul diritto ai quali si è oramai andato consolidando uno stabile orientamento giurisprudenziale favorevole ai ricorrenti, e che venga sanata l’altrettanto incomprensibile, e comunque inaccettabile, sperequazione che vede oggi i poliziotti esclusi dal ricalcolo della pensione applicato – ex art. 54 del DPRE 1092/1973 – invece a tutto il restante personale del comparto sicurezza e difesa.

CONFERISCE

altresì ampio mandato alla Segreteria Nazionale per la revisione delle norme che presidiano le relazioni sindacali, risalenti all’ormai desueto DPR 164/2002 e, con particolare riguardo alla disciplina di cui al famigerato art. 35, dà ampio e pieno mandato anche in relazione alla certificazione della rappresentatività per l’anno 2020, a condizione che sia offerta precisa garanzia sul definitivo superamento della eterodossa interpretazione che dovrà, a partire dal calcolo relativo all’anno 2021, osservare criteri che pongano fine alle indegne pratiche che arrecano una irreparabile perdita di credibilità al sistema delle relazioni sindacali medesime e alla rappresentanza sindacale.

PLAUDE

infine, all’equilibrata presa di posizione con la quale, denunciando il pericolo di strumentalizzazione di contrapposizioni ideologiche alimentate da pericolose invocazioni alla disobbedienza alle leggi dello Stato, è stato riaffermato il massimo impegno per assicurare a tutti, ivi compresi quanti hanno liberamente scelto di non aderire alla campagna vaccinale, il rispetto della propria dignità di lavoratori senza però sottrarsi al rispetto delle leggi che sono state, o verranno, varate in merito.

CRITICA

da questo punto di vista, l’ipocrita scelta di non rendere obbligatoria la vaccinazione, essendosi scelto di realizzare una assai discutibile forma di pressione che, nell’introdurre come surrogato l’obbligo della certificazione verde Covid 19 – c.d. green pass – senza garantire la gratuità dei tamponi per accedere ai luoghi di lavoro, si è rivelata estremamente divisiva e fonte di perniciose occasioni di laceranti contrapposizioni tra i lavoratori e la stessa società civile.

INVITA

pertanto la Segreteria Nazionale a vigilare affinché, nel dare concreta attuazione alle misure contenute nel decreto legge 127 del 21 settembre 2021, l’Amministrazione, pur nella doverosa osservanza delle volontà del legislatore, ponga in essere ogni premura per evitare l’insorgenza di ulteriori momenti di frizione nell’organizzazione del lavoro ed inaccettabili forme di discriminazione.

APPROVATO ALL’UNANIMITA’

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