La Legge 197/2022 (Manovra 2023) ha stabilito per il biennio 2023-2024 che le aliquote di perequazione automatica non si applichino progressivamente per fasce ma in base a scaglioni di reddito pensionistico, ossia sull’intero importo della pensione.
Quindi, per fare un esempio, un trattamento previdenziale fra quattro e cinque volte il minimo (fra 2mila 102 e 2mila 627), per il quale si applica la perequazione all’85%, si rivaluta di questa percentuale sull’intero importo.
Il precedente meccanismo l’applicazione delle aliquote per fasce e tre diversi scaglioni: rivalutazione al 100% fino a quattro volte il minimo, al 90% fra quattro e cinque volte il minimo, al 75% sopra le cinque volte il minimo. In questo modo si sarebbe ottenuta una rivalutazione al 100% per la parte fino a quattro volte il minimo (2.102 euro) e all’85% sull’eccedenza. In pratica, un’indicizzazione progressiva. Che invece è andata persa sia nel 2023 sia per il 2024.
Nella tabella che segue si può verificare la differenza fra i due sistemi considerando sia le percentuali di perequazione sia l’indicizzazione all’inflazione prevista nel 2023 (all’8,1%) e nel 2024 (al 5,4%).
Per comprendere gli effetti del taglio perequativo è esemplificativa la successiva tabella
La quantificazione del taglio viene applicata a quattro diversi importi di pensione a fine 2022: 2mila 300 euro lorde, 2mila 800, 3mila 320, 3mila 840. Sulla pensione di 2mila 300 euro, che equivalgono a 1786 euro netti, si perdono 208 euro netti nel 2023 e 377 euro nel 2024, per una perdita netta totale nel biennio pari a 585 euro.
Per la pensione più alta fra quelle considerate, pari a 3mila 840 euro lordi, che sono 2mila 735 euro netti, si perdono 1008 euro netti nel 2023 e altri 1750 nel 2024, quindi in questo caso il taglio nel biennio è di 2mila 769 euro. In media, si perdono 2mila euro a pensione.
Secondo i calcoli elaborati da alcune confederazioni sindacali la proiezione della perdita determinata dal taglio dell’indicizzazione 2023-2024 sulla vita media va da 6mila673 euro per gli uomini a 7mila 804 euro per le donne (che hanno un’attesa di vita più alta), mentre sulle pensioni più alte supera i 30mila euro.