Diritti e garanzie ovvero democrazia e benessere del personale
Cari Colleghi
La tutela dei diritti dei cittadini passa attraverso le garanzie per il personale.
La salvaguardia della convivenza civile e dell’ordine costituzionale sono i cardini della funzione deputata a garantire la sicurezza ai cittadini, a tutela delle libertà individuali e dei diritti di partecipazione alla vita sociale.
Si tratta di principi irrinunciabili per una democrazia avanzata alle cui garanzie costituzionali hanno diritto anche gli appartenenti alle forze dell’ordine.
È un’affermazione affatto peregrina se si pensa che, soprattutto nei periodi di crisi economica e congiunture internazionali come quella attuale, caratterizzata da conflitti armati in aree geopoliticamente sensibili, le forze dell’ordine rischiano di assurgere a controparte di qualsiasi antagonismo sociale.
È facile constatare come le difficoltà, l’impotenza e l’incapacità di risolvere i vari problemi economici e sociali possano giustificare architetture normative che tendono a trasformare ogni criticità in un problema di polizia scaricando sulle forze dell’ordine la gestione delle tensioni e delle ostilità della piazza.
Nell’aria si respira un disagio economico e sociale che avanza e si fa strada in larghi strati di popolazione, aggravato dai problemi occupazionali legati alla chiusura e alla delocalizzazione di fabbriche, dal malessere di lavoratori precari, di disoccupati e giovani e dalla pressione dell’immigrazione. In un simile contesto non v’è chi non veda come basti poco per innescare un processo di conversione del malessere in violenza anche a causa della mancanza di quella funzione moderatrice un tempo esercitata dai corpi intermedi di rappresentanza politica e sociale.
Purtroppo, anche nelle manifestazioni connotate da legittimi e nobilissimi scopi possono annidarsi soggetti che hanno l’obiettivo di far degenerare il confronto in una occasione di saccheggio e devastazione si che diventa spesso difficile distinguere i manifestanti pacifici da quelli violenti.
Uno stato serio e autorevole oltre che la tutela dei cittadini, le garanzie e i diritti democratici, ha il dovere di salvaguardare coloro che quotidianamente assumono su di loro il delicato compito di difendere l’ordine democratico e le istituzioni.
Il progressivo incremento del numero di operatori feriti in servizio, il danneggiamento degli automezzi in dotazione a causa delle aggressioni organizzate da frange estremiste e violente con vere e proprie imboscate contro le forze dell’ordine impegnate a garantire il diritto alla protesta, sono manifestazioni degenerative rispetto alle quali occorrono misure adeguate anche in termini di stanziamenti di risorse per superare la costante diminuzione degli organici e le criticità indotte da anni di tagli alla sicurezza.
Il potenziamento degli organici falcidiati dai pensionamenti e maggiori dotazioni, attrezzature, strumenti, preparazione specialistica, sono indispensabili elementi di ogni concreta e credibile politica di sostegno e di investimenti in materia di sicurezza.
L’approvazione del DL Sicurezza ha rappresentato solo una tappa di un percorso finalizzato ad aumentare la sicurezza dei cittadini, il controllo del territorio, la certezza del diritto, la garanzia dell’operato delle forze di polizia e le necessarie tutele per tutti gli operatori che la sicurezza la devono garantire quotidianamente in tutto il nostro Paese.
Non chiediamo uno scudo penale, ma che vengano garantite le spese legali e la privacy degli operatori eliminando penalizzazioni di carriera anche quando vi sono fatti sui quali l’autorità giudiziaria è chiamata ad accertarne la legittimità, e senza che ciò diventi un mero automatismo attraverso la locuzione di atto dovuto Invero, il citato automatismo, oltre a generare un vero e proprio calvario giudiziario e mediatico, insinua un senso di tradimento da parte dello Stato nei confronti di chi ha fatto solo il proprio dovere, provocando disaffezione, isolamento e senso di abbandono.
Nel nostro Paese basta un avviso di garanzia per segnare una persona molto prima che la giustizia arrivi a una conclusione. La nostra cultura giuridica ci ricorda che un processo non è una colpa. Senza una condanna definitiva, una persona è innocente. Questo principio è alla base dello stato di diritto ma, se per arrivare alla verità occorre un lungo calvario in termini di anni, ogni giusto principio si svuota, perché nell’attesa l’accusa diventa già un marchio sociale.Un sistema che arriva così tardi non offre garanzie a nessuno: né a chi è innocente, né a chi deve rispondere delle proprie responsabilità, né ai cittadini che meritano decisioni rapide e affidabili.
Abbiamo estrema necessità di tutele per continuare a svolgere la nostra mission istituzionale in serenità, in trasparenza e nell’interesse primario dei cittadini e delle istituzioni democratiche, a garanzia di Sicurezza e Libertà, binomio inscindibile per tutti i poliziotti del SIULP.
Questi saranno gli obiettivi dell’azione del SIULP nel 2026. Aumentare le tutele a garanzia di chi rischia la propria incolumità per la sicurezza e la tutela dei diritti costituzionali ma anche favorire il miglioramento delle condizioni di lavoro assicurando quel benessere organizzativo che renda la professione del poliziotto una prospettiva capace di attrarre sempre più giovani interessati a coniugare l’opportunità lavorativa con la realizzazione del proprio futuro.
In tal senso, questa operazione editoriale serve a non dimenticare che il SIULP si candida anche per il 2026 a dar voce alle istanze di partecipazione e di libertà della nostra categoria per farla avanzare sotto il profilo economico, politico e sociale, seguendo i precetti costituzionali e i valori di quella solidarietà confederale che, grazie alla CISL, è da sempre costante riferimento di ogni nostra politica rivendicativa.
Con questi auspici formulo a voi e ai vostri cari gli auguri per un felice e prospero 2026.







