CPR Macomer – utilizzo dispositivi di contenimento durante gli accompagnamenti degli stranieri. Richiesta di intervento urgente
Riportiamo il testo della lettera inviata all’Ufficio Relazioni Sindacali il 10 ottobre dalla Segreteria Nazionale:
“La Segreteria Provinciale del SIULP di Nuoro ha segnalato una situazione che riguarda la sicurezza degli operatori di Polizia impiegati negli accompagnamenti degli stranieri ospiti dei Centri di Permanenza e Rimpatrio, comune anche al resto del territorio.
L’innalzamento dei flussi migratori e l’accelerazione delle procedure per i rimpatri, hanno generato l’incremento dei servizi di accompagnamento e spostamento di persone nell’ambito dei CPR, durante le quali gli stranieri tentano rocambolesche azioni di ogni genere, pur di eludere il controllo dei poliziotti e fuggire.
Si assiste, ordinariamente, a scenari di inseguimenti con i mezzi di servizio e a piedi, a veri e propri “placcaggi”. Sequenze che, oltretutto, non di rado vengono postate sui social media da chi si trova ad assistere alle suddette operazioni e che molto spesso si prestano a strumentali e polemiche dei tanti che hanno maturato esperienza in materia di sicurezza dalle poltrone dei talk-show televisivi.
Il recente innalzamento della durata del “trattenimento” nei CPR sino a 18 mesi, non contribuirà ad allentare le tensioni. Al contrario, lo sconforto delle persone, che pur non essendo formalmente in stato di detenzione sono comunque ristretti con privazioni analoghe, si manifesterà in maniera sempre più energica ed evidente.
La nostra attenzione, tuttavia, vuol concentrarsi sulla sicurezza degli operatori chiamati a svolgere tali servizi di accompagnamento ed evitare che si giunga a conseguenze gravi.
Attualmente, lo stato di trattenimento sembrerebbe non consentire agli operatori di Polizia di adottare strumenti di contenimento in maniera preventiva, né per la tutela della incolumità dei poliziotti, né per la tutela dei trattenuti, né per la salvaguardia di civili che potrebbero trovarsi coinvolti.
Gli stranieri ospitati nei Centri di permanenza non sono in stato di arresto o di fermo, ma sono comunque “trattenuti” con provvedimento del Questore. Uno status di “detenzione amministrativa” che permane per tutto il tempo necessario all’identificazione ed all’organizzazione della successiva espulsione.
La maggior parte delle volte i “trattenuti” che si rendono protagonisti delle predette azioni, sono uomini che hanno poco da perdere e che in un recente passato, per disperazione o perché vittime di altre situazioni, non hanno esitato a rischiare la loro vita nel tentativo di giungere in Europa. Tra questi, ovviamente, ci sono anche soggetti in attesa di espulsione, poiché responsabili di diversi reati, e quindi, non avendo nulla da perdere rischiano il tutto per tutto nel tentativo di fuga.
Ecco perché per molti ospiti dei CPR l’unico modo per evitare l’espulsione è l’evasione prima di essere reimbarcati per il paese di provenienza. La probabilità che queste persone tentino di far perdere le loro tracce ogni qualvolta queste persone si trovano fuori dalle mura dei Centri per essere sottoposti a visite o udienze, è elevatissima.
Proporzionalmente ai tentativi di allontanamento, si innalzano anche i rischi sotto l’aspetto dell’incolumità fisica che corrono gli operatori di polizia addetti agli accompagnamenti e alla vigilanza. Rischio che in troppe circostanze viene fatto seguire dalle contestazioni disciplinari che alcuni dirigenti ritengono di dover azionare e che, nella maggior parte dei casi, non tengono conto del fatto che i colleghi non dispongono dei mezzi di contenimento necessari a prevenire tale fenomeno.
Siccome, gli stranieri “trattenuti”, anche se non detenuti – come detto anche in premessa – sono assoggettati a limitazioni della libertà personale sotto forma di “detenzione amministrativa”, e gli episodi in cui si registrano delle fughe di stranieri sono oramai numerosi e forieri di risvolti disciplinari per i colleghi, si ravvisa la necessità di ricevere specifiche istruzioni da adottare in occasione dei suddetti spostamenti.
In particolare, per continuare ad operare nei suddetti contesti, è necessario chiarire se, quando, e come eventualmente possono essere utilizzati gli strumenti di contenimento, quali le fascette di sicurezza, e in quali casi, inoltre, possono essere utilizzate le manette di sicurezza.
In attesa di un cortese cenno di riscontro, l’occasione è gradita per inviare distinti saluti”.