Illustrissimo Signor Capo della Polizia,
se siamo a scriverLe congiuntamente, superando le diverse prospettive che ordinariamente ispirano la nostra azione sindacale, è perché riteniamo che la gravità di quanto andiamo ad esporre ci imponga di far prevalere il senso di responsabilità sulle rispettive sensibilità. Sia nei confronti dell’Istituzione al cui vertice Lei siede, sia nei confronti delle migliaia di colleghi, l’ampia maggioranza degli amministrati, che rappresentiamo.
Crediamo di non esagerare nell’affermare che la garanzia della funzionalità dell’apparato preposto ad assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica sia messa a repentaglio da una serie di concause che hanno come fattore comune i vuoti degli organici dei vari ruoli della Polizia di Stato.
A destare in noi maggiore preoccupazione è la drammatica rincorsa in atto con cui si sta cercando di recuperare anni di blocco del turn over, cercando di sostituire i circa 40 mila operatori che si approssimano alla meritata quiescenza.
Fermo restando che, comunque, anche a voler ignorare il non banale argine del contenimento della spesa pubblica, raggiungere l’equilibrio tra entrate ed uscite di personale non sembra essere un risultato così scontato, non fosse altro che per i limiti della ricettività degli istituti di formazione e, prima ancora, per i farraginosi meccanismi delle presupposte procedure concorsuali.
Ed è proprio sulle procedure concorsuali, in particolare quelle che interessano le progressioni di carriera del personale interno, che intendiamo porre alla Sua attenzione una serie di riflessioni. Con una opportuna premessa. Il ruolo degli Ispettori è quello tra i ruoli intermedi che non solo accuserà la maggiore perdita di consistenza, ma anche quello che, a causa dell’astruso impianto ordinamentale oggi in vigore, sarà oggettivamente impossibile ripianare. Non tanto, e non solo, perché oggi, nonostante le corpose immissioni di neo ispettori provenienti dai concorsi interni della fase transitoria, l’organico stenta ad assestarsi al di sopra della metà dei 24 mila operatori previsti. Quanto perché i concorsi pubblici, che per legge assorbono il 50% dei posti lasciati vacanti, si stanno rivelando una perversa palude nella quale annaspa ogni buona intenzione di chi, ingenuamente, immagina di poter sanare un deficit devastante.
Avevamo capito sin da subito, e lo abbiamo ripetutamente (ahinoi, invano) segnalato, che per fare di un candidato ad un concorso pubblico un Ispettore operativo sarebbero serviti non meno di quattro anni. Oggi abbiamo non solo la conferma che eravamo stati persino ottimisti, ma pure che già dopo le prove scritte i candidati rimasti in gara sono meno dei posti messi a concorso.
Avanti di questo passo, quando le riserve per gli esterni già superano le 10 mila unità, l’orlo del precipizio non tarderà a presentarsi davanti a noi. E a quel punto nemmeno la più audace delle volontà potrà impedire l’irreversibile deriva della funzionalità di un sistema che vede il ruolo degli ispettori come insostituibile cerniera tra chi emana le direttive operative e chi è chiamato ad eseguirle ed a farle eseguire.
Più in generale è l’intero assetto delle procedure concorsuali, anche quelle per l’accesso dall’interno ad altri ruoli, a risultare inadeguato alle esigenze dell’apparato, e frustrante per le aspettative dei colleghi.
Tanto che, da un lato l’Amministrazione non riesce ad avere a disposizione in tempi congrui le figure professionali che le servono per riuscire ad assicurare il regolare svolgimento delle attività ad essa demandate, specialmente quelle afferenti la polizia giudiziaria. E dall’altro i poliziotti risultano irreparabilmente danneggiati per aver conseguito con rilevante ritardo un approdo professionale a lungo inseguito.
Sarebbe puerile negare che l’emergenza sanitaria che – lo speriamo – ci siamo lasciati alle spalle ha svolto un pesantissimo condizionamento, provocando la dilatazione dei lavori delle commissioni concorsuali. Ma è parimenti vero che le criticità continuano a manifestarsi anche in assenza di turbative esterne. Non è insomma revocabile in dubbio che occorre urgentemente mettere mano alla disciplina concorsuale. Ed è esattamente in questi termini che, di recente, abbiamo sollecitato il Ministro dell’Interno, e per suo tramite il decisore politico, a riconoscere una maggiore sfera di autonomia al Dipartimento della P.S. in materia concorsuale.
Noi riteniamo che, a meno di non volersi rassegnare ad una quanto più prossima paralisi del sistema, non vi sia alternativa al conferire, tramite una delega legislativa, al Capo della Polizia la potestà di intervenire sulle procedure concorsuali con provvedimenti mirati a semplificare i relativi iter procedurali. E siamo pronti a mettere a disposizione le nostre energie per sostenere un progetto che vada nel senso da noi auspicato.
Il primo banco di prova su cui sperimentare questa nostra ipotesi – che ci auguriamo possa essere condivisa e quanto prima possa trovare concreta collocazione in uno dei veicoli normativi emergenziali, la cui adozione è giustificata dall’attuale congiuntura – potrebbe essere quello del concorso interno a 1141 posti da Vice Ispettore. Un concorso, giunto oggi alla vigilia dell’avvio degli esami orali, la cui fase scritta si è rivelata estremamente selettiva, a dimostrazione del fatto che quanti sono risultati idonei a questo primo momento di valutazione dispongono di un comprovato livello di preparazione.
Sarebbe quindi coerente con le premesse sin qui esposte immaginare di applicare criteri di semplificazione che perseguono l’interesse dell’Amministrazione a poter recuperare nell’immediatezza parte del vuoto organico del ruolo degli Ispettori, modulando la valvola dell’alleggerimento anche arrivando al punto di eliminare la prova orale che, ove pure venisse avviata subito, si concluderebbe non prima di 6 – 8 mesi. A quel punto, anche per evitare l’insorgenza di potenziali, se non addirittura probabili, contenziosi giurisdizionali, si dovrebbero dichiarare vincitori tutti quelli che sono risultati idonei alla prova scritta.
La esortiamo, pertanto, a farsi interprete delle nostre proposte, sollecitando a Sua volta gli interlocutori istituzionali che vanno necessariamente coinvolti nella realizzazione di quello che sarebbe un progetto estremamente ambizioso e proiettato alla soddisfazione dei superiori interessi dell’Amministrazione.
Certi che valuterà con attenzione quanto rappresentato, l’occasione è gradita per inviare i più cordiali saluti.
Roma, 7 novembre 2022
SEGRETARI GENERALE SIULP SAP SIAP
Felice Romano
Stefano Paoloni
Giuseppe Tiani