Migranti: SIULP, NO a uso della forza per prelievo impronte. Appello al governo

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    Anche i circa 2000 immigrati che in queste ore giungeranno a Messina, ancora una volta con un carico di dolore e di morte, e i 640 che ieri sono sbarcati a Pozzallo e che si aggiungono a quelli arrivati nel Porto di Reggio Calabria, sono l’ennesima prova del gravoso impegno che ogni giorno, le donne e gli uomini della Polizia di Stato in primis e poi di tutte le Forze di Polizia, affrontano per cercare di gestire, in maniera umana e dignitosa, l’epocale portata del fenomeno migratorio che si è sviluppato per effetto della guerra in Siria e nelle aree circostanti.

    Un problema umano, sociale e soprattutto politico ancora una volta viene scaricato sulle sole spalle delle Forze di Polizia e delle Associazioni di Volontariato che, in questi mesi, insieme a noi hanno cercato di accogliere e gestire le migliaia e migliaia di profughi che, scappando dalla loro terra perché non ci sono più le condizioni per poter vivere senza essere travolti dalla guerra e dalla miseria, migrano alla ricerca di un posto dove poter vivere in pace per il futuro dei loro figli.

    La stima di almeno 4000 morti in mare, dall’inizio della crisi, rendono ancora più pesante questo fardello che le donne e gli uomini in uniforme stanno affrontando con grande professionalità e con grande umanità mentre la politica europea, come giustamente ha richiamato il nostro Premier, continua a fare solo riunioni su riunioni senza dare nessun contributo concreto.

    A questo si deve aggiungere che quando questa politica preannuncia un’iniziativa, la stessa è quasi sempre peggiore del male che deve affrontare come, ad esempio l’idea di dover utilizzare la forza per prelevare le impronte digitali.

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    Una boutade che oltre a non aiutare le Forze di Polizia espone i suoi appartenenti oltre al carico di lavoro anche a responsabilità penali ed esistenziali.

    Lo afferma in una nota il Segretario Generale del SIULP Felice Romano nella quale, oltre a rappresentare la netta contrarietà ad una soluzione normativa di siffatta portata, anche per le implicazioni di carattere costituzionale che la stessa avrebbe, fa appello al governo affinché rifletta bene sul tipo di norma che vuole fare per rispondere alle assurde pressioni fatte dalla Commissione Europea.

    È facile, continua il leader del SIULP, stando seduti sulle comode poltrone dei palazzi d’avorio della politica europea, immaginare che un operatore di polizia possa costringere con la forza un profugo che scappa dalla guerra e dalla miseria ad aprire le mani per prelevargli le impronte.

    Abbiamo già dimostrato tecnicamente che il prelievo “forzoso” delle impronte è inutile, poiché non possono essere rilevati tutti gli elementi che servono per una identificazione certa, ma soprattutto dannoso. Giacché l’utilizzo delle forza, su chi scappa dalla violenza della guerra, è la peggiore risposta che si può dare ad un profugo, ma è anche la “trappola” più diabolica alla quale si vuole esporre il personale delle Forze di Polizia in quanto la responsabilità penale, nel nostro Paese, è e resta ancora personale e non di chi fa le leggi che poi non possono essere attuate.

    Per questo, conclude Romano, faccio appello al Governo affinché al posto della forza ci siano dati gli strumenti e le risorse umane, non solo di polizia ma anche di mediatori culturali, affinché si possa raggiungere lo stesso risultato, ma nel rispetto dei valori di civiltà, di accoglienza e di rispetto delle leggi che sono proprie di ogni cultura avanzata e mi auguro restino anche della comunità Europea.

    Lanci di agenzia

    Migranti: Siulp; no uso forza per impronte, polizia rischia
    ‘Ci sono responsabilità penali ed esistenziali,Governo rifletta’

    (ANSA) – ROMA, 17 MAR – “L’idea di dover utilizzare la forza per prelevare le impronte digitali è una boutade che, oltre a non aiutare le forze di polizia, espone i suoi appartenenti oltre al carico di lavoro anche a responsabilità penali ed esistenziali”. Lo afferma Felice Romano, segretario generale del sindacato di polizia Siulp. Oltre a “rappresentare la netta contrarietà ad una soluzione normativa di siffatta portata, anche per le implicazioni di carattere costituzionale che la stessa avrebbe”, Romano fa appello al Governo “affinché rifletta bene sul tipo di norma che vuole fare per rispondere alle assurde pressioni fatte dalla Commissione Europea. È facile – aggiunge – stando seduti sulle comode poltrone dei palazzi d’avorio della politica europea, immaginare che un operatore di polizia possa costringere con la forza un profugo che scappa dalla guerra e dalla miseria ad aprire le mani per prelevargli le impronte. Abbiamo già dimostrato tecnicamente che il prelievo ‘forzoso’ delle impronte è inutile, poiché non possono essere rilevati tutti gli elementi che servono per una identificazione certa, ma soprattutto dannoso”. “L’utilizzo delle forza su chi scappa dalla violenza della guerra – rileva il leader del Siulp- è la peggiore risposta che si può dare ad un profugo, ma è anche la ‘trappola’ più diabolica alla quale si vuole esporre il personale delle forze di polizia in quanto la responsabilità penale, nel nostro Paese, è e resta ancora personale e non di chi fa le leggi che poi non possono essere attuate”.

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