Stato dei lavori per l’elaborazione di un modello di documento di riconoscimento per il personale in quiescenza
Riportiamo la nota del 21 settembre u.s. inviata al Capo della Polizia dal Segretario Generale:
“… ricorderà come, tra i temi oggetto della discussione dei lavori congressuali dello scorso mese di luglio, approfittando della Sua graditissima presenza avevamo avuto modo di rappresentarLe come il personale in quiescenza dovesse incontrare mortificanti difficoltà per accedere agli Uffici dell’Amministrazione, venendo omologato alle medesime procedure di identificazione a cui viene sottoposta la generalità dell’utenza. Anche quando l’esigenza è dovuta al disbrigo di pratiche diretta conseguenza dell’attività di servizio o per la definizione di incombenti di natura previdenziale.
Da cui l’opportunità, da noi declinata in quella circostanza, di disporre di un documento attestante il pregresso stato di servizio, funzionale anche ad un eventuale immediato riconoscimento dell’interessato che dovesse, in ipotesi, intervenire per reprimere attività delittuosa o, sussistendone la necessità, per prestare ausilio al personale operante.
In quell’occasione ebbe ad anticipare come una tale eventualità, di cui Lei condivideva i presupposti, fosse effettivamente allo studio dei competenti uffici dipartimentali.
Apprendiamo oggi che, a distanza di poche settimane, con circolare dell’8 agosto scorso, la Direzione Centrale dei Servizi Tecnico Logistici e della Gestione Patrimoniale divulgava una nota avente ad oggetto “l’Accordo di collaborazione tra lo S.M. della Difesa e il Ministero dell’Interno per l’emissione della Tessera di riconoscimento di cui al D.P.R. n. 851/1967 rilasciata con modello elettronico (mod. ATe). Istruzioni.”
La nota – su cui appresso torneremo – sembra apparentemente dare indicazioni circa il rilascio del documento da noi sollecitato. Anzi, a ben vedere, avendo – da quanto ci è dato leggere – tale nuova tessera, che andrà a sostituire il modello cartaceo rilasciato sino ad oggi, le medesime potenzialità della Carta di identità elettronica, ed essendo espressamente previsto che possa essere richiesta anche al personale in quiescenza, si tratterebbe di un risultato che va perfettamente incontro alle aspettative del personale in quiescenza da noi rappresentate.
Prima di approfondire alcune perplessità emergenti dalla disamina della circolare in narrativa non possiamo esimerci dall’evidenziare come, e non è la prima volta, l’introduzione di una simile straordinaria innovazione sia avvenuta, però, senza il coinvolgimento, nemmeno a livello di informazione, delle Organizzazioni sindacali. Il Siulp è infatti venuto a conoscenza di questa transizione digitale solo perché alcuni suoi quadri territoriali hanno incidentalmente intercettato il documento durante la procedura di archiviazione presso i propri uffici.
Tralasciando la mancata informazione al SIULP per la specifica richiesta inoltrata alla S.V. e l’impegno pubblico che Ella ha assunto in merito nei confronti del nostro massimo organismo, il Congresso, credo converrà che non stiamo parlando di una banale violazione nel cerimoniale delle relazioni sindacali, quanto di una grave omissione nelle doverose procedure di informazione. In effetti nell’elenco degli indirizzi non compare alcuna organizzazione sindacale. Dunque, ancora una volta, siamo alle prese con una parte dell’Amministrazione che, contrariamente alla trasparenza professata e praticata dal suo massimo vertice, persegue un’autoreferenzialità sintomo di un diffuso disinteresse per il ruolo e la funzione delle rappresentanze dei lavoratori.
Nel merito, invero, corre l’obbligo rappresentare alcuni impedimenti che vanificano lo spirito e la riuscita di una siffatta straordinaria scelta. La circolare, infatti, dopo aver disposto che “La predetta card sarà rilasciata dal proprio Ufficio Personale a tutti i dipendenti in servizio e in quiescenza che ne faranno richiesta”, prevede che nell’istanza da presentare in forma cartacea sia posto “l’obbligo di indicare l’indirizzo di posta elettronica corporate della Polizia di Stato e, eventualmente una seconda casella e-mail personale”.
Il convincimento che la disponibilità di una mail corporate attiva non sia alternativa alla mail personale, si consolida poi nel seguito della circolare.
Detto che il mantenimento dell’account di posta personale istituzionale anche dopo la cessazione del servizio non pare essere un risultato acquisito, atteso che per quanto a noi consta non è contemplato che i pensionati possano continuare ad usufruirne, è lecito chiedersi per quale ragione non si sia, ad esempio, immaginato che il richiedente in quiescenza in luogo della mail corporate potesse indicare la propria posta elettronica certificata, ovvero una procedura di autenticazione tramite Spid, sistema attraverso cui i cittadini dialogano regolarmente con la pubblica amministrazione.
Nel ringraziarLa ancora per la celerità con cui ha accolto l’istanza del SIULP inerente le aspettative dei nostri pensionati, confidando sulla Sua consueta disponibilità all’interlocuzione su temi che interessano ogni profilo della vita lavorativa, anche, come nella fattispecie, extra professionale, del personale, la preghiamo di voler fornire un chiarimento alle proposte istanze ed una risposta alle eccepite perplessità che, data la delicatezza dei presupposti, auspichiamo Lei possa, superando gli assorbenti impegni del periodo, dipanarle con ogni consentita urgenza”.