Operatori Frontex Standing Corps – Criticità – Richiesta di urgente incontro

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Riportiamo il testo della lettera inviata lo scorso 19 gennaio all’Ufficio Relazioni Sindacali del Dipartimento della P.S.:

“Le risorse messe a disposizione dalle istituzioni eurocomunitarie dovrebbero essere, soprattutto nell’ambito dei controlli di frontiera, ispirate a criteri tesi al miglioramento delle attività di controllo dei confini dello spazio comune. Succede invece che, per quella che a noi sembra essere una superficiale ed affrettata determinazione, si siano creati i presupposti per accrescere il disagio, e la mortificazione, dei nostri operatori. L’argomento della presente è la rimodulazione della presenza di personale straniero inserito nel progetto denominato Standing Corps dell’Agenzia Frontex, che fino ad oggi era stato gestito ed impiagato secondo protocolli equilibrati e funzionali.

I nostri principali scali aerei ospitano infatti, da anni, esperti in materia di Polizia di Frontiera di altri Stati UE o di Stati Terzi, fornendo la massima collaborazione. Stante l’ambiguo coevo quadro normativo di riferimento, che non attribuiva agli stessi un preciso status giuridico ha fatto sì che costoro, non potendo ricoprire compiti di polizia, fossero stati destinati a svolgere ruoli di mera osservazione, sotto la supervisione dei Poliziotti domestici.

Queste limitazioni avevano indotto la Direzione Centrale per l’Immigrazione e le Frontiere (ex nunc Direzione) a concordare la presenza di non più di un operatore Frontex in alternanza ogni trenta giorni circa. Si osservi che per ciascun ospite era necessario assicurare una non marginale assistenza, dovendosi far carico di curare l’emissione del tesserino aeroportuale, la raccolta di eventuali dati di interesse, la formazione sull’utilizzo del sistema di reporting di Frontex denominato Jora, atteso che molti degli interessati non erano in grado di usarlo.

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Proprio per evitare un sovraccarico ulteriore di attività nei periodi di massimo traffico di passeggeri queste presenze erano sempre, opportunamente, concordate tra la Direzione Centrale ed i singoli uffici. Si era insomma riusciti ad armonizzare il rispetto degli accordi sovranazionali con le esigenze delle realtà territoriali.

Il regolamento UE 1896/2019 ha invero complicato lo scenario, attribuendo agli operatori dell’Agenzia Frontex generici poteri di Polizia la cui definizione, restando immutato il quadro giuridico interno, resta decisamente irrisolta. Non è chiaro, ad esempio, se le potestà riconosciute a questi ufficiali ospiti consentano loro sequestri di documentazione falsificata, denuncia all’A.G., controllo delle banche dati nazionali ecc.

Pur in questa opaca cornice giuridica, che avrebbe dovuto consigliare maggior cautela prima di avviare la fase applicativa, quantomeno per quel che riguarda il nostro sistema di controllo, l’Agenzia Frontex ha creato il corpo di guardie di frontiera europea denominata Standing Corp, proponendo alle autorità italiane di dislocare, a decorrere dal mese di febbraio p.v., numerosi operatori per ogni periodo, secondo numeri e figure che sono state discussi e concordati direttamente con la Direzione. Nessuna interlocuzione è stata quindi avviata, per quanto a noi consta, con gli uffici periferici che dovranno ricevere e gestire gli operatori inviati.

Da cui le numerose prevedibili criticità, prevedibili fonti di disservizi ed attriti, che cercheremo appresso di illustrare. Non sono stati in primo luogo previsti periodi massimi di permanenza degli ufficiali ospiti. E vista la non perspicua suddivisione dei ruoli e delle competenze, con una seria difficoltà a stabilire a chi spetti dare disposizioni, assumere decisioni ed impiegare il personale, il rischio è quello di ingenerare incomprensioni interpersonali che si andrebbero poi inevitabilmente a riverberare sul buon andamento del servizio. Questi specialisti stranieri inseriti negli Standing Corps rivestiranno infatti la qualifica di BGO (ossia Operatore di Frontiera addetto al controllo passaporti o capo turno), e ALDO (Esperto di falso documentale). È di palmare evidenza come questo realizzerà una sovrapposizione di fatto a figure già presenti in ogni ufficio di Polizia di Frontiera e, per quanto concerne gli esperti di Falso Documentale, mortificando figure professionali altamente specializzate, che si sono formate seguendo corsi altamente qualificati anche a livello comunitario.

Si soggiunga che non sembra essere stata adeguatamente ponderata l’impossibilità degli stessi di accedere autonomamente alle banche dati nazionali o europee, attesi i limiti che, de iure condito, si registrano in materia di trattamento dei dati. Ma non di meno esistono evidenti barriere linguistiche che impediranno una autonoma ricerca nel sistema. Va poi considerato che gli stessi, almeno da quanto emergerebbe, non potranno essere assegnatari di timbro di frontiera, né – come già si è accennato – operare con poteri di Polizia in occasione di sequestri, perquisizioni, arresti o altro. Circa l’operatività relativa alla rilevazione del Falso Documentale non potranno redigere alcuna notizia di reato, né i relativi verbali o le correlate perizie documentali. Attività che continuerà pertanto ad essere svolta dagli operatori domestici.

Ma tutto questo sarebbe di fatto ancora sopportabile se non fosse prossimo il massiccio aumento delle presenze degli ufficiali ospiti. Secondo il programma oggetto di intesa tra l’Agenzia Frontex e la Direzione i due maggiori scali aerei nazionali, Malpensa e Fiumicino, ospiteranno, sempre a decorrere dal mese di febbraio 2021, rispettivamente nr. 04 e nr. 07 operatori appartenenti a questo neo istituito Standing Corps. Una sproporzione che si coglie non solo in ragione delle implicazioni dianzi segnalate, ma anche in chiave comparatistica.

Gli scali tedeschi di Francoforte, Monaco e Dortmund, lo scalo francese di Parigi Charles de Gaulle o quello olandese di Amsterdam (paragonabili per numero di passeggeri e tipologia di traffico) hanno accettato un numero di ufficiali stranieri assai più contenuti, avendo evidentemente studiato con apprezzabile premura il tipo di ricadute provocato da questa compresenza. Secondo il quadro sinottico che abbiamo avuto modo di ricostruire, risulta che:

  • Lo scalo di Amsterdam accetta un operatore di Frontiera per ogni periodo e tre (operatore di frontiera + due debriefer per le interviste di Polizia Giudiziaria) per soli due periodi nel 2021;
  • Lo scalo di Parigi accetta solamente due operatori (un esperto di Falso documentale ed un operatore di frontiera) e massimo 3 (estero di falso, operatore di frontiera e un debriefer) per due periodi del 2021;
  • Lo scalo di Francoforte accetta solamente due operatori (un operatore di Frontiera ed un esperto di falso).
  • Anche gli scali di Dortmund e Monaco seguono la medesima linea di Francoforte.

Siamo quindi indotti a ritenere che lo studio sull’impatto del progetto qui avversato sia decisamente perfettibile, e che non tarderanno ad essere avvertiti i contraccolpi di questa più che discutibile posizione nazionale. La cui esorbitante irragionevolezza si coglie solo che si consideri come a Malpensa e Fiumicino si insedieranno un numero di membri degli Standing Corps rispettivamente doppio e triplo di quello previsto a Francoforte o Parigi.

Crediamo di dover poi dedicare alcune ulteriori riflessioni in ordine al piano delle responsabilità per le ipotetiche, e non certo improbabili, violazioni delle procedure che dovessero essere commesse da questi operatori. Chi sarà il soggetto chiamato in causa per profili che possono essere ricondotti alla categoria della culpa in vigilando, nel momento in cui non è chiaro nemmeno se gli Standing Corps siano da qualificare come sottoposti alla disciplina gerarchica del nostro ordinamento? Una questione di diritto alla quale vorremmo, e con noi i colleghi che rappresentiamo, essere costretti a dover affrontare quando ci saranno i primi cocci da raccogliere.

Sia, infine, consentito osservare che, in un periodo storico caratterizzato da draconiane profilassi per il contenimento del contagio, in cui vengono attuate misure straordinarie per evitare la concentrazione di personale, anche con il ricorso al lavoro agile, si vada ad appesantire il dispositivo dispiegato e per di più con operatori provenienti dall’estero per i quali sarà sufficiente essere muniti di un certificato attestante la negatività effettuata con tampone almeno 72 ore prima della loro presa in forza, senza quindi alcuna quarantena, a prescindere dalla provenienza. Il dubbio che questo tipo di accertamento possa soddisfare le esigenze di cautela imposte dalla contingenza non può essere sbrigativamente liquidato come inconferente.

Riteniamo ci siano sufficienti motivi per chiedere la convocazione in un incontro dedicato per avere dettagliati chiarimenti in merito alle scelte effettuate, che non sembrano essere esenti da gravi difetti di valutazione. Oltre a non essere state, per quanto si è spiegato, in alcun modo compartecipate ai responsabili degli uffici territoriali su cui ricadranno gli oneri derivanti dall’attuazione di questa intesa con le autorità sovranazionali.

Con l’auspicio di una solerte rimeditazione dei tanti, troppi punti oscuri che hanno accompagnato quello che, allo stato delle cose, a noi appare come un inappropriato percorso decisionale, restiamo in attesa di conoscere la data dell’incontro.“

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