Più di un anno di carcere per chi prende il reddito di cittadinanza e lavora in nero

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Viola l’art. 7, comma 2 della legge n. 26/2019 chi percepisce il reddito di cittadinanza, lavora in nero, percepisce anche regalie occasionali e non lo comunica all’Inps.

La Cassazione conferma la decisione del giudice di appello ritenendo corretta l’applicazione della comune regola di esperienza secondo la quale l’attività lavorativa, anche se irregolare, viene retribuita, oltre che di quanto riconosciuto dallo stesso datore di lavoro del ricorrente, che, sia pure qualificandoli come “regalie” corrisposte in “occasioni particolari”, come corresponsione di compensi (…) per l’attività lavorativa svolta nel suo interesse.

Il principio è contenuto nella sentenza della Cassazione penale n. 25306/2022 secondo la quale l’imputato deve andare in carcere se lavora in nero e nel contempo è titolare del reddito di cittadinanza, in quanto reo in base al reato previsto dall’articolo 7, comma 2, della legge 28 marzo 2019 n. 26, in quanto, pur percependo il reddito di cittadinanza, ha omesso di comunicare all’Inps lo svolgimento di un’attività lavorativa retribuita, senza che rilevi il fatto che il compenso fosse costituito da “regalie occasionali”.

Respinte le giustificazioni dell’interessato che aveva sostenuto come, in realtà, non aveva percepito una retribuzione vera e propria e che l’attività lavorativa era svolta gratuitamente e il datore gli riconosceva solo, a titolo di compenso, regalie saltuarie. Il soggetto viene quindi condannato in primo grado alla pena della reclusione di un anno e otto mesi, anche se in sede di appello la riduzione della pena inflitta a un anno un mese e 10 giorni di reclusione.

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