Richiesta adeguamenti per lo specifico impiego del personale delle Forze di Polizia

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Roma, 15 ottobre 2021
Prof. Mario DRAGHI Presidente del Consiglio dei Ministri
Pref. Luciana LAMORGESESignor Ministro dell’Interno

OGGETTO: Applicazione D.L. 127 del 2021 – obbligo green pass.
Richiesta adeguamenti per lo specifico impiego del personale delle Forze di Polizia.

Illustrissimi Signor Presidente del Consiglio e Signora Ministra dell’Interno,

al termine della prima giornata in cui è stato introdotto l’obbligo di esibire la certificazione covid per l’accesso ai luoghi di lavoro e lo svolgimento della correlata prestazione, a parte alcuni casi isolati e percentualmente irrilevanti, la generalità dei Poliziotti si è presentata in servizio regolarmente munita del prescritto Green Pass.

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Questo a significare come, pur avvalendosi della libertà di scelta in ordine alla vaccinazione, gli operatori della Polizia di Stato, anche onerandosi della spesa per sottoporsi al test con tamponi, hanno comunque dato dimostrazione della loro volontà di rispettare il dettato normativo.
Temiamo però che, secondo le notizie restituite da plurime accreditate fonti informative, sia altamente probabile, se non addirittura scontato, che la catena di gestione chiamata a fornire ed a processare i tamponi non sia in grado di reggere, da qui a breve, l’onda d’urto di milioni di esami necessari a soddisfare tutte le richieste degli interessati.

Ed allora, fermo restando il nostro naturale ruolo di rappresentanza che ci vede interessati alle sorti di quanti, pur disponibili ad affrontare l’oneroso controllo a stretta cadenza per poter lavorare, rischieranno di vedersi decurtare la retribuzione, siamo anche in pari tempo allarmati per il pericolo di compromissione dell’organizzazione dei servizi che da ciò inevitabilmente discenderebbe.

Perché infatti, non occorrendo insistere per ricordare l’entità dei deficit che registrano i nostri organici, il non poter fare affidamento sulla presenza della forza in astratto disponibile potrebbe provocare irreparabili ricadute sul controllo del territorio – che, è appena il caso di ricordarlo, si sviluppa sulle 24 ore – e, soprattutto, per la gestione dell’ordine pubblico che in questi giorni sarà ancora più pressante.

Discutiamo insomma di un settore che, mai come in questo momento, è da considerare un asset strategico e fondamentale che non può essere in alcun modo gravato da incertezze di natura organizzativa, pena la compromissione del sistema di prevenzione e repressione che, anche durante l’inedito stress test a cui è stato sottoposto nella fase più dura dell’emergenza sanitaria legata alla congiuntura pandemica, ha saputo assicurare il pieno rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Ed allora siamo obbligati, oltre che profondamente convinti, a dover chiedere di valutare, in una prospettiva di eventuale revisione delle stringenti regole portate dall’attuale testo normativo, la possibilità di prevedere, stante la delicatissima funzione svolta dall’intero Comparto Sicurezza e Difesa, di immaginare non già un impianto derogatorio di favore al relativo personale, ma un adattamento del decreto in corso di conversione finalizzato a garantire la piena efficienza delle Forze di Polizia proprio nel superiore interesse dei cittadini, delle Istituzioni e del quieto vivere dell’Aquila nostra società.

Il che potrebbe essere realizzato, tra l’altro, approntando una filiera di lavorazione dei tamponi presso gli Uffici Sanitari Provinciali delle rispettive amministrazioni del Comparto presenti in tutte le province, preferenzialmente a titolo gratuito, ovvero, se non è possibile prevedere diversamente per rimanere in linea con tutti gli altri lavoratori di comparti essenziali alla vita e al funzionamento del Paese, con la previsione del corrispettivo impegno di spesa. Ed in ogni caso, laddove il dipendente segnali e comprovi l’impossibilità di reperire prenotazioni utili presso altre strutture autorizzate al prelievo, non applicare la rigorosa e penalizzante misura della decurtazione della retribuzione, atteso che nel caso di specie si avrebbe a che fare non già con una opzione scientemente percorsa, ma di un oggettivo impedimento.

Sia consentito osservare come, in assenza di correttivi mirati a sanare le indicate criticità, ci troveremmo di fronte ad una forma di penalizzazione che, oltre ad essere vissuta come discriminante da parte degli interessati e anche di coloro che si sono vaccinati in quanto dovrebbero sobbarcarsi il peso di sostituire chi non potrà essere presente al lavoro, non solo non soddisferebbe la ratio ispiratrice della norma di legge, ma pure produrrebbe il perverso effetto di minare la funzionalità dei nostri uffici e dei dispositivi irrinunciabili per garantire il controllo del territorio e l’ordine e la sicurezza pubblica.

Confidando nella nota sensibilità delle SS.LL. cui la presente è rivolta per le tematiche che riguardano le difficili condizioni lavorative nelle quali sono chiamati ad operare Donne e Uomini delle forze dell’ordine, auspichiamo che queste nostre suggestioni possano essere tradotte in un provvedimento che ne recepisca lo spirito e la finalità in nome della garanzia a salvaguardia della sicurezza pubblica.
Restando fiduciosi in attesa di un cortese riscontro circa la favorevole valutazione di quanto rappresentato, l’occasione è gradita per inviare cordiali saluti e sensi di rinnovata stima.

Il Segretario Generale
Felice Romano

 

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