Rivalutazione Pensioni 2023-2024

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Ultimo aggiornamento 30/12/2022

La Legge di Bilancio ha modificato con effetto dal 1° gennaio 2023 le fasce di importo e le aliquote di indicizzazione per la rivalutazione pensioni 2023 e 2024.

Per il calcolo della rivalutazione si applica l’indice stabilito con decreto MEF, fissato nella misura del 7,3% sui trattamenti decorrenti dal prossimo gennaio 2023.

La rivalutazione viene attribuita sulla base del cosiddetto cumulo perequativo, considerando come un unico trattamento tutte le pensioni di cui il soggetto è titolare, erogate dall’INPS e dagli altri Enti, presenti nel Casellario Centrale (art. 34 della legge 23 dicembre 1998, n. 448 e circolare INPS n. 148 del 18 dicembre 2020).

In base a quanto previsto dalla Legge di Bilancio, le nuove fasce e aliquote di rivalutazione pensioni si applicheranno per un biennio, ossia per le pensioni 2023 e 2024, con decorrenza primo gennaio 2023.
Le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo INPS, con riferimento al trattamento lordo in pagamento da gennaio 2023 a dicembre 2024 (compresa tredicesima) in via eccezionale sono rivalutate di 1,5 punti percentuali (+1,5%) per l’anno 2023 e di ulteriori 2,7 punti percentuali (+2,7%) per l’anno 2024. Questi aumenti si applicano rispetto alla pensione mensile spettante al 31 dicembre 2022.
Significa che, sommando la perequazione piena al 7,3% a quella transitoria per il 2023 (1,5%), la pensione minima il prossimo anno sale a 570 euro nel 2023 arrivando a 585 euro nel 2024, ma sempre in via transitoria. Per gli over 75, inoltre, la minima sale a 600 euro.

Ma questi incrementi sono temporanei e non rilevano ai fini del superamento dei limiti reddituali per il riconoscimento di prestazioni legate al reddito.

Per le pensioni superiori al minimo INPS, la perequazione automatica per adeguamento all’inflazione nel 2023 e 2024 segue il seguente schema a fasce di rivalutazione, prendendo a riferimento l’importo della pensione rispetto al trattamento minimo (TM) attuale (525 euro al mese):

  • fino a 4 volte il TM (circa 2.100 euro lordi): 100% (aumento 7,3%);
  • fino a 5 volte il TM (circa 2.625 euro lordi): 85% (aumento 6,2%);
  • tra 5 e 6 volte il TM (tra 2.625 e 3.150 euro lordi): 53% (aumento 3,8%);
  • tra 6 e 8 volte il TM (tra 3.150 e 4.200 euro lordi): 47% (aumento 3,4%);
  • tra 8 e 10 volte il TM (tra 4.200 e 5.250 lordi): 37% (aumento 2,7%);
  • oltre 10 volte il TM (oltre 5.250 euro lordi): 32% (aumento 2,3%).

Rispetto alle regole 2022, c’è un vantaggio per le pensioni minime e non ci sono variazioni fino a quattro volte il minimo (aumentano applicando il 100% dell’indice 7,3%), mentre si va a perdere (rispetto alle vecchie regole) per le pensioni più ricche di tale soglia. Ad ogni modo, tutte le pensioni comunque si rivalutano.

Per fare alcuni esempi, una pensione di mille euro con la rivalutazione 2023 arriva a 1.073 euro, una pensione di 1.500 euro si rivaluta fino a 1605 euro al mese, una pensione di 2mila euro si rivaluta fino a 2.140 euro, una pensione di 2.500 euro si rivaluta fino a 2.595 euro; una pensione di 3mila euro si rivaluta fino a 3.114 euro; una pensione di 3.500 euro si rivaluta fino a 3.619 euro; una pensione di 4mila euro si rivaluta fino a 4.108 euro; una pensione di 5mila euro si rivaluta fino a 5.115 euro.

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