Sicurezza: Siulp, inaccettabili offese gratuite su tv dello stato

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Dichiarazioni del Segretario Generale Felice Romano

Nel corso della trasmissione di ORE 14 di Rai 2 andata in onda nel pomeriggio di ieri, nella quale si discuteva dell’ennesimo efferato omicidio, peraltro caratterizzato da presupposti atipici rispetto alla categoria della violenza di genere, abbiamo assistito all’ennesima proposizione di stereotipate ingenerosità da parte di un ospite che, sulla scorta di non è ben chiaro quali esperienze e competenze ha, con ingiustificabile leggerezza, espresso giudizi sprezzanti ed offensivi nei confronti della generalità degli operatori delle Forze di Polizia.

Il sedicente esperto ha infatti formulato l’incresciosa teoria secondo cui all’origine delle incontrollate forme di violenza che provocano eventi drammatici ci sarebbero i limiti culturali e di (in)competenza di poliziotti e carabinieri, i quali, oltre a non disporre della sufficiente manualità per dattiloscrivere i rapporti, sarebbero incapaci di rappresentare adeguatamente all’autorità giudiziaria i fattori di rischio che dovrebbero indurre la magistratura ad azionare i dispositivi di inibizione dei potenziali aggressori.

Una cultura incistata da inquietanti pregiudizi, che si permette vengano propalati sulle reti televisive pubbliche, quindi quelle che beneficiano del sostegno della fiscalità collettiva, con una sconcertante assenza di contraddittorio. Il timido tentativo del conduttore di replicare al gratuito vergognoso dileggio con una sterile difesa d’ufficio, coperta dalle altre voci del dibattito, non può in alcun modo compensare le ferite alla dignità professionale delle donne e degli uomini delle forze di polizia arrecate dalla inqualificabile serie di luoghi comuni risalenti alle sceneggiature dei poliziotteschi degli anni ‘70.

Auspichiamo pertanto che in futuro la selezione degli ospiti chiamati a commentare fatti di cronaca sia meno approssimativa e che la platea degli stessi assicuri l’imprescindibile bilanciamento delle diverse opinioni.

Riteniamo in ogni caso che la direzione editoriale della rete pubblica coinvolta in questa sgradevolissima caduta di stile dovrebbe sentirsi quantomeno in dovere di offrire le proprie scuse, anche perché abbiamo ragione di dubitare che chi si è reso autore delle stigmatizzate affermazioni non disponga della necessaria sensibilità per comprendere la gravità delle offese arrecate alla dignità, umana e professionale, di decine di migliaia di servitori dello Stato.

Roma, 3 maggio 2022

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