dichiarazione del Segretario generale Felice Romano
Nessuno può definire semplicemente “incidenti” i fatti gravissimi successi oggi a Lampedusa: la rivolta nel centro di accoglienza può essere definita come la logica conseguenza di una serie di concause.
La prima, e sicuramente la più importante, consiste nel fatto che le forze di polizia sono usate da tempo come “pattumiera” di alcune problematiche sociali: quello dell’immigrazione non può continuare ad essere gestito soltanto come problema di ordine pubblico.
La seconda, è che la scelta di Lampedusa, già prima linea per il flusso immigratorio, come sede di centro di accoglienza è stata fin dall’inizio una scelta sbagliata.
Il centro è stato trasformato in un ghetto, e gli immigrati hanno toccato con mano i vertici della propria disperazione.
La terza, consiste nel fatto che i centri di Lampedusa contengono addirittura il doppio di “ospiti” rispetto alla capienza limite.
Questo vuol dire che gli immigrati non vengono accolti, ma vengono stivati come merci in spazi insufficienti e inadatti.
Oggi questa miscela esplosiva è, si perdoni il gioco di parole, esplosa.
Vogliamo che chi ha sbagliato si assuma tutte le responsabilità e si regoli di conseguenza.
Per quanto riguarda la Polizia di Stato (e le altre forze di polizia), anche oggi è stata costretta a pagare un pesante, pesantissimo tributo: decine di colleghi contusi, alcuni feriti gravi, numerosi intossicati.
Si tratta per l’appunto di poliziotti (carabinieri e finanzieri) che da mesi sono costretti a fare due o tre turni di lavoro in un giorno solo, senza il pagamento dello straordinario e con tutto il disagio che consegue.
Non rincuora certamente il fatto che mentre tutto questo accade il Governo, a proposito di sicurezza e di emergenza, punti sul registro dei clochards, sull’obbligo di denuncia dei medici, e sulle ronde.
Sarebbe il caso che cominciasse ad occuparsi anche dei poliziotti e dei problemi veri della sicurezza.