Spending review o il gioco delle tre carte del Dipartimento della P.S.

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Ultimo aggiornamento 08/08/2015

Ieri pomeriggio presso il Dipartimento della P.S., in previsione dell’incontro che si sarebbe dovuto tenere in data odierna con il Ministro e che invece è stato rinviato probabilmente a venerdì prossimo, si è tenuta una riunione nel corso della quale l’Amministrazione ha voluto illustrare le linee di intervento con le quali starebbe predisponendo un piano di razionalizzazione della spesa in funzione della famigerata spending review, ossia della “revisione della spesa”.

Nel corso dell’incontro, nonostante a domanda specifica sia stato risposto che non vi fosse alcuna indicazione precisa sulla somma da “risparmiare”, l’Amministrazione ha sciorinato una serie di dati relativi a chiusure e accorpamenti di uffici con cui si è autonomamente prefissata l’obiettivo di risparmiare circa 65 milioni di euro.

Detti risparmi, a suo dire, sarebbero così ripartiti:

– 56 milioni per mancata assunzione di 1.500 unità del ruolo tecnico;

– riduzione del 20% del parco auto da concretizzare nell’arco di dieci anni (2% in meno per ogni anno);

– accorpamento della Direzione Centrale dell’UCIS e della Scuola Superiore di Polizia rispettivamente con la Direzione Centrale della Polizia Criminale (DCPC) e con la Direzione Centrale per gli Istituti d’Istruzione;

– chiusura di tutte le articolazioni periferiche della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni fatta eccezione le 26 sedi in cui insiste la Direzione Distrettuale Antimafia – DDA – (cancellazione di ben 97 uffici periferici);

– chiusure di circa 15 distaccamenti della Polizia Stradale e di altrettante Sezioni Polfer;

– chiusura delle Sezioni sommozzatori, cinofili, tiratori scelti;

– chiusura di 27 Squadre nautiche.

A tutto ciò, ovviamente, si aggiunge la “spada di Damocle” anzi la “ghigliottina di Maria Antonietta” della Ministra Cancellieri relativa alla chiusura di 17 Questure.

La cosa che è apparsa subito strana alle scriventi Organizzazioni è stato il clima di totale incertezza e di assoluta dichiarata ignoranza sull’entità della somma con cui il Dipartimento della P.S. dovrebbe contribuire all’insieme del “pacchetto” da presentare sull’altare della spending review e, ancor più anomala è apparsa la totale mancanza di conoscenza di come starebbero affrontando tali “risparmi” le altre Forze di polizia. Anche per non arrivare, noi, a tagliarci tutto e gli altri a darsi solo una limata alle unghie.

Una cabina di regia unica, almeno sui tagli da dare alla sicurezza, sarebbe stata quanto mai opportuna.

Per le modalità e i contenuti, senza sottacere i tempi con cui tutto è avvenuto, le scriventi O.S. si sono dichiarate contrarie a questo tipo di impostazione, ritenendo assolutamente sbagliato il metodo e il merito della proposta presentata in quel contesto.

E ciò anche in considerazione del fatto che, per quanto risulta alle scriventi OO.SS., al Ministero dell’Interno (quindi a tutti e tre i Comparti: Dipartimento della P.S., Dipartimento dell’Amministrazione Civile e Vigili del Fuoco) sarebbe stato chiesto di contribuire al processo di spending review per una somma pari a circa 23 milioni di euro.

Attesa l’asserita mancanza di qualsivoglia indicazione da parte del Ministro circa l’entità del risparmio al riguardo, delle due l’una: o, il Dipartimento pecca di eccesso di zelo, soffrendo della sindrome del primo della classe (e questo la storia ci ha insegnato che non sempre paga, anzi); ovvero, la stessa Amministrazione, in nome del rigore della spending review, in realtà, vuole cogliere la palla al balzo per portare avanti tutti quei progetti (da noi sempre avversati) di “epurazione” dei presidi di polizia sul territorio e quindi della sicurezza dei cittadini e dei diritti del personale, anziché procedere a tagliare i ridondanti posti di funzione, laddove ce ne sono troppi. E questi, sicuramente, non sono nella periferia e nei presidi, ma al Centro del Dipartimento. Tale progetto, sicuramente alternativo a quello che vorrebbe offrire l’Amministrazione al Ministro, ricondurrebbe il nostro Dipartimento – che oggi si presenta con una testa enorme e sproporzionato rispetto al resto del corpo – ad un organismo più bilanciato e sostenibile.

Il sospetto è legittimo.

Così come è legittimo il suo alimentarsi, atteso che se da un verso ci sono stati forniti dei dati prettamente numerici, dall’altro, ci sono stati nascosti nel merito.

Un esempio per tutti: quali risparmi si otterrebbero dalla chiusura delle articolazioni della Polizia Postale? Zero, esattamente zero euro. Di conseguenza, la chiusura delle sue articolazioni corrisponde unicamente ad una logica organizzativa degli Uffici e non ad economie alcune!

Dietro a quegli sterili numeri, però, ci sono persone, uomini e donne, famiglie, cittadini, realtà territoriali spesso estremamente difficili che non possono essere affrontati solo con una logica ragionieristica, sempreché questa, poi, sia effettivamente chiesta.

Per questi motivi le scriventi Organizzazioni hanno detto no all’Amministrazione e solleciteranno, insieme a tutte le altre rappresentanze che hanno a cuore le sorti della sicurezza di questo Paese e dei diritti dei lavoratori che la garantiscono, il Ministro dell’Interno affinché sul tema ci sia un confronto leale e aperto, anche su quali sono le reali esigenze di razionalizzazione e gli obiettivi da raggiungere. Ma, soprattutto, invocheremo a gran voce la necessità di salvaguardare l’impianto del modello di sicurezza e la sua efficienza così come disegnato dalla legge 121/81.

Ai “brontotecnocrati” del Dipartimento mandiamo a dire: il gioco delle tre carte è troppo vecchio per non essere noto, ma è anche offensivo se si pensa di rifilarlo ai poliziotti.[attachments template=template_1]

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