Dopo l’ennesimo attacco terroristico avvenuto in Francia, dove con un atto vile e barbarico sono state spezzate decine e decine di vite umane proprio mentre festeggiavano la ricorrenza della liberazione del proprio Paese, che ci dimostra quanto sia necessario che l’Europa ponga immediatamente rimedio al deficit di cooperazione tra le Forze di polizia e quelle di intelligence per dispiegare un’azione unitaria, forte e immediata per contrastare la violenza dell’azione terroristica che oggi pervade le nostre società, in Italia si discute di una legge sulla tortura che, anziché essere un’evoluzione giuridica del nostro ordinamento, di fatto per volontà di pochi si sta trasformando in una norma che impedirà a tutti gli operatori delle Forze di polizia di intervenire a difesa della sicurezza dei cittadini e delle stesse Istituzioni democratiche.
Alla Francia e a tutti i familiari delle vittime dell’ennesimo atto di barbarie, perpetrato dalla follia terrorista, va la nostra sentita e convinta vicinanza e solidarietà. Al Governo italiano e al Ministro dell’Interno Alfano, invece, va il nostro appello affinché gli operatori delle Forze di polizia italiane non si sentano con le mani legate dalla norma sul reato di tortura che, dopo le modifiche apportate in Senato con la cancellazione del dolo specifico da accertare attraverso le reiterate azioni di violenza perpetrate, se approvato definitivamente così come modificato, metterà tutti gli operatori di polizia in stato di soggezione sino al punto di costringerli a scegliere tra il male minore che sarà quello di non intervenire.
Lo afferma in nota Felice ROMANO Segretario Generale Nazionale del SIULP.
La necessità di prevedere con una norma pene severe nei confronti di chi, con reiterate violenze fatte in danno di persone potessero rispondere del reato di tortura, sottolinea Romano, era stata contemperata nel testo concordato alla Camera e sul quale il Ministro Alfano aveva dato la sua personale assicurazione che quel testo fosse un principio di avanzamento giuridico del nostro ordinamento e non una volontà di mettere i poliziotti in soggezione esponendoli, peraltro, a rischi elevatissimi di gravissime pene per aver adempiuto ad un loro dovere.
Del resto, rimarca il leader del SIULP, il nostro ordinamento prevede già fattispecie di reato che hanno consentito, di fronte a noti casi assurti alla cronaca, di effettuare le indagini che hanno identificato gli autori che, oltre alla condanna penale sono stati anche allontanati dai corpi ai quali appartenevano.
Per questo, conclude ROMANO, dopo che la maggioranza ha consentito la modifica del disegno di legge al Senato nel senso peggiorativo e aggressivo nei confronti degli operatori di polizia, faccio appello al Governo e al Ministro Alfano affinché intervengano e ripristinino la previsione di “reiterate condotte” prima che non si verifichi che chi deve applicare la legge preferisca, suo malgrado e a scapito della sicurezza dei cittadini, rispondere di omissione di atti di ufficio piuttosto che dell’onta del reato di tortura.