Ufficio previdenza – Criticità gestione procedimenti utenza interna

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Si riporta il testo della nota inviata dalla Segreteria Nazionale il 21 marzo 2024 al Capo della Polizia:

“Non è passato inosservato il suo impegno, attraverso l’adozione di provvedimenti emanati anche con urgenza o aventi carattere temporaneo, per ridurre le tempistiche relative al rilascio dei passaporti e a favorire, in genere, una più rapida definizione di tutti quei procedimenti di carattere amministrativo e autorizzativo finalizzati a soddisfare le esigenze di imprese, cittadini e di tutti i soggetti che costituiscono la cosiddetta utenza esterna.

Allo stesso modo, sin dal Suo insediamento ci ha favorevolmente colpito al sensibile attenzione dimostrata nei confronti delle problematiche afferenti al personale, con particolare riferimento a quelle che più di altre sono fonte di disagi a livello umano e professionale.

Al riguardo, da anni assistiamo al depauperamento del numero di dipendenti che svolgono servizio presso l’ufficio in oggetto che è deputato alla trattazione di pratiche che riguardano procedimenti al cui definizione coincide con l’emanazione di provvedimenti amministrativi che riguardano importanti diritti del personale.

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Come se non bastasse, li menzionato ufficio risulta, altresì, sottoposto con continuità ad un prelievo indiscriminato di personale che viene “dirottato” a svolgere altre funzioni all’interno della stessa direzione centrale da cui dipende.

Abbiamo appreso informalmente che la ragione per cui la Direzione Centrale di ragioneria attinge al bacino di personale dell’ufficio previdenza risiede nella esigenza di tamponare i ritardi che affliggono la definizione di procedure contabili, ni prevalenza fatturazioni.

Poiché siamo certi che Ella ritenga l’utenza interna alla nostra amministrazione meritevole della stessa cura e attenzione riservata o riservabile a quella esterna, con la presente le chiediamo di adeguare, con un ragionevole apporto di risorse umane, l’organico dell’ufficio in oggetto menzionato, considerato che la definizione dei procedimenti che riguardano i diritti previdenziali dei dipendenti costituiscono uno di quei terreni ove alligna e si diffonde ni modo pernicioso il germe del disagio.

Invero, non appare concepibile che li collega che al momento del pensionamento già vive il dramma del distacco dall’ambiente di lavoro, debba anche sopportare il disagio economico derivante dal ritardo della definizione della propria pratica pensionistica. Al riguardo, è appena il caso di ricordare come un dipendente della Polizia di Stato che si congeda a Roma attenda, a volte, anche sei mesi per ottenere li primo rateo di pensione”.

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