Esito riunione intesa fra Italia e Albania sui Rimpatri

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Esito della riunione sull’attuazione dell’intesa fra Italia e Albania per la realizzazione di centri di permanenza per i rimpatri

Nel pomeriggio odierno si è tenuto un incontro, presieduto dal Capo della Segreteria del Dipartimento della P.S., Prefetto Sergio Bracco, nel corso del quale le organizzazioni sindacali sono state informate dello stato dei lavori di costruzione delle due strutture di Shengjin e Gjader, ubicate a nord della capitale Tirana, e dell’impegno previsto nell’immediatezza per gli operatori della Polizia di Stato.

Si è così appreso che è prevista a breve la consegna dei lavori – in fase di ultimazione da parte del Genio dell’Esercito – di quello che diventerà l’hotspot di riferimento in territorio albanese, situato all’interno del porto di Schengjin.

Si tratta di una struttura munita di difese passive sull’intero perimetro, con una superficie di circa 4000 mq alla quale si accede dopo essere transitati da una dogana commerciale vigilata dalle autorità domestiche.

Il centro in questione, e parimenti quello di Gjader il cui stato di avanzamento dei lavori è ancora ad uno stadio arretrato, in virtù delle intese stipulate tra i due Paesi sarà considerato come territorio italiano ad ogni effetto. Sarà quindi vigente la legge italiana, e la gestione dal punto di vista organizzativo sarà posta in carico alla Questura di Roma, mentre la competenza giurisdizionale è stata individuata in capo al Tribunale capitolino.

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La presa in consegna da parte del Dipartimento della P.S. del centro di Schengjin è prevista per il prossimo 3 giugno. Motivo per il quale il 2 giugno partirà alla volta dell’Albania un primo contingente di 20 operatori, diretti da due Primi Dirigenti, che sarà chiamato ad assicurare la vigilanza della struttura nelle more dell’inizio delle attività. Il dispositivo di servizio contempla turni di vigilanza di gruppi di 5 operatori che presidieranno il centro con turnazione in quarta e cambio sul posto. Il cambio del contingente avverrà con cadenza mensile.

L’alloggio ed il vitto saranno assicurati presso una struttura alberghiera di nuova realizzazione – distante una mezz’ora circa dai centri – ed il trattamento economico sarà quello previsto per le peace keeping operations, quindi una diaria pari ad euro 100 giornalieri che, come per tutte le missioni all’estero, è omnicomprensiva. Ciò significando che la diaria assorbe le ore di straordinario e le altre indennità ordinariamente corrisposte per i servizi svolti sul territorio nazionale.

Va evidenziato che tale trattamento è più favorevole di quello delle ordinarie missioni all’estero, nelle quali la diaria viene significativamente ridimensionata nel momento in cui vitto e alloggio sono a carico dell’Amministrazione. Poiché l’extraterritorialità è limitata al sedime dei centri, gli operatori dovranno coprire il tragitto dall’albergo alla struttura in abiti civili e senza armamento. Una volta entrati nei centri indosseranno l’uniforme e porteranno l’arma in dotazione personale dando il cambio agli smontanti e, a loro volta, al termine del turno, si cambieranno nuovamente per fare rientro all’alloggio. Ci è stato assicurato che la struttura di Schengjin è già munita di spogliatoi e armadietti blindati per la custodia di vestiario e armi.

A regime, quando cioè i centri saranno in piena attività, il contingente della Polizia di Stato sarà di 176 operatori di vari ruoli, compresi quelli della Polizia Scientifica, dell’Immigrazione e della Polizia Giudiziaria, e per ogni turno di servizio è prevista la presenza di un funzionario dei ruoli dirigenziali.

È stato chiarito che le risorse economiche non incideranno sul bilancio del Ministero dell’interno, essendo state stanziate – dalla legge 14 del 2024 di ratifica del protocollo bilaterale – nella misura di circa 90 milioni di euro per il 2024, e di 118 milioni per i quattro anni (la durata dell’accordo è di 5 anni) a seguire.

Il Siulp, dopo l’esposizione fornita dai rappresentanti dell’Amministrazione, ha innanzitutto manifestato la sua preoccupazione per i rischi giuridici che dovranno affrontare i poliziotti impiegati nel contesto in discussione, rievocando le tristi vicende che hanno visto coinvolti in ambiti analoghi militari italiani che scortavano natanti in acque internazionali. Ha quindi sollecitato una puntuale esposizione delle regole di ingaggio e delle consegne che dovranno essere rispettate all’interno dei centri e, soprattutto, al di fuori di essi. Nello specifico ha insistito sulla necessità di istruire il personale sulle misure da adottare nel caso in cui uno o più dei soggetti trattenuti riesca ad eludere il contenimento nelle strutture, guadagnando la fuga.

I rappresentanti dell’Amministrazione, nel premettere come tale premura fosse stata da loro stessi considerata come una priorità, hanno chiarito che ogni eventuale intervento e/o ricerca fuori dal perimetro dei centri è di esclusiva competenza delle forze di polizia albanesi, e che i Funzionari presenti sul posto si premureranno di monitorare costantemente le criticità emergenti, impartendo le disposizioni del caso.

Da diversa prospettiva, si è manifestata preoccupazione anche per la sicurezza del personale al di fuori del servizio, non potendosi escludere che l’albergo dove alloggeranno, o i luoghi che abitualmente frequenteranno i nostri colleghi nel tempo libero, possano rappresentare un obiettivo per forme di contestazione o di ritorsione di antagonisti o di malavitosi locali, e si è chiesto che questo potenziale rischio venga fatto oggetto di attenta valutazione di concerto con le autorità albanesi.

A margine del confronto si è, infine, espressa perplessità per l’oneroso impegno di spesa richiesto da questa inedita forma di collaborazione internazionale. Lo scopo in sé, si è detto, può anche essere, pur con tutte le riserva del caso, condivisibile in linea di principio. Ciò che disturba non poco è il dover prendere atto che mentre da un lato l’Esecutivo lamenta il dissesto dei conti pubblici quando il Siulp al tavolo dei lavori contrattuali chiede sforzi aggiuntivi per riconoscere agli operatori della Polizia di Stato la specificità statuita da una legge dello Stato, o denuncia l’indegno trattamento riservato al personale Dirigente, che dal 2017 attende di poter aprire il negoziato per totale mancanza di appostamenti, dall’altro non sembra si siano registrate particolari cautele nel momento in cui si è deciso di destinare a questa nuova avventura multipli delle somme che sarebbero bastate a soddisfare le legittime richieste dei nostri colleghi.

È allora evidente che, ha concluso la delegazione del Siulp, al netto degli allarmi sulla tenuta dei conti pubblici, ancora una volta si è ritenuto di sacrificare gli interessi del personale delle forze dell’ordine sull’altare della strategia comunicativa che in chiave elettorale si immagina probabilmente possa fare presa sull’opinione pubblica.

Avremo sicuramente occasione di esporre le medesime rimostranze nel prosieguo dei lavori per il rinnovo del contratto di lavoro, dove, sia detto per debito di chiarezza, anche alla luce delle constatazioni testè ricordate, non ci accontenteremo di effimere promesse.

 

Roma, 27 maggio 2024

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